Caro Pigliaru, può rimanere con noi chi pesta i sardi?

6 Novembre 2015
2 Commenti


Andrea Pubusa 

Caro Francesco,

ti scrivo non per parlarti della politica regionale. Sai bene che la mia critica verso la tua giunta è radicale e il mio dissenso è inconciliabile. Mi rivolgo al Presidente della Regione Sarda e allo stimato Collega dell’Università per sottoporti un caso, che credo turbi anche la tua sensibilità democratica. Mi riferisco alla condotta del Questore di Cagliari nella vicenda relativa alla manifestazione anti-Trident del 3 novembre a Porto Pino (S. Anna Arresi). Il questore, dopo i cortei dei giorni precedenti, da lui stesso definiti “tranquilli”, non aveva alcun motivo di allarme. Nello spirito della Carta, di fronte al preavviso di manifestazione contro Trident a Porto Pino, avrebbe dovuto dialogare con gli organizzatori della manifestazione, al fine di favorirne lo svolgimento più sereno e sicuro. Un atteggiamento accogliente e dialogante avrebbe consentito di concordare il percorso, ferma restando - ovviamente - l’inaccessibilità del poligono. Invece - come avrai letto anche tu sui giornali - il Questore, in luogo di questo silenzioso lavorio di cucitura, ha lanciato un rumoroso e scomposto comunicato stampa, manifestando l’intendimento di dare un “segnale”, ossia assumendo anticipatamente un atteggiamento ostile e minaccioso. In questo modo, la tensione veniva creata da chi doveva stemperarla. E con queste premesse, al momento della manifestazione, si sono verificati dei fatti incompatibili con la Costituzione e con un Paese civile. C’è stato un controllo minuzioso e ingiustificato di documenti dei cittadini pacificamente diretti a P. Pino, e, quando un gruppo di una quarantina di giovani ha preso uno stradello sterrato che porta alla vasta area del poligono, pur potendoli contenere, le milizie li hanno pestati a sangue anche mentre si allontanavano. Ma anche un’azione dimostrativa non violenta di pochi all’interno della base in cui era presente il più numeroso esercito d’Europa (36mila soldati, armati di tutto punto) poteva e doveva concludersi col classico prenderli alle mani e ai piedi e depositarli fuori. Invece no, c’è stata voglia di avvertimento e c’è stato il pestaggio   Ecco, dunque, il “segnale”, che si voleva dare, e cioé che in Sardegna chi si batte in modo non violento per la pace nella prospettiva dell’art. 11 della Carta viene pestato, chi fa giochi di guerra contro quello spirito viene protetto.
Ora, questo è di per sé inaccettabile, ma vorrei ricordarti che una bastonatura premeditata, preventiva e ingiustificata avvenne anche a Civitavecchia alcuni anni fa ai danni dei pastori sardi, che intendevano manifestare al governo nelle strade di Roma il proprio malessere e poi ancora botte e caccia all’uomo nei confronti dei pastori a Cagliari, proprio intorno alla sede dell’Assemblea dei sardi, il Consiglio regionale. Insomma, un trattamento per chi solleva i problemi della Sardegna ostile e violento.
Possiamo accettare tutto questo? Possono le istituzioni regionali assistere a queste ripetute compressioni di libertà fondamentali senza reagire? E so che tu sei così colto e di squisita sensibilità democratica, da comprendere che qui, non stiamo discutendo del merito delle iniziative. Secondo me sono giuste, ma non è questo il punto. Il punto è se in Sardegna le libertà democratiche possono essere pienamente esercitate o se esiste una sorta di “sospensione territoriale” della Costituzione. Ora credo che tu sia pienamente d’accordo con me nel negare in radice la possibilità di uno “stato di eccezione” nella nostra Isola. E credo ancora che tu concordi con me nel pensare che chi invece, occupando cariche pubbliche delicate, fa il contrario debba avere una risposta adeguata alla gravità del vulnus.
Orbene, il Questore di Cagliari ha mostrato sul campo di non essere adeguato a gestire situazioni delicate, ma tutto sommato riconducibili alla normale dialettica democratica. Pertanto, ti chiedo di assumere le iniziative più appropriate e ferme per far sì che chi non ha rispetto delle libertà dei sardi vada ad esercitare altrove la sua funzione o meglio venga assegnato  - come suol dirsi - ad altre funzioni.
Caro Francesco, mi aspetto da te un fermo segnale che suoni pretesa della Regione sarda nei confronti degli organi statali decentrati di rispetto dei sardi.
Cordialmente Andrea

2 commenti

  • 1 marco
    6 Novembre 2015 - 10:00

    Concordo pienamente, grazie per gli interventi pubblicati in questi giorni come sempre ben argomentati, Marco

  • 2 Lucia Pagella
    6 Novembre 2015 - 19:52

    Concordo, ma questa ormai é divenuta la “democrazia” dei podestà e chi potrebbe e dovrebbe esercitare la funzione di difendere i diritti costituzionalei dei cittadini preferisce voltarsi dall’altra parte. Non si sa mai!

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