Maria E. Boschi e la sua confusa propaganda

12 Maggio 2016
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 Gonario Francesco Sedda

Maria Elena Boschi a Perugia, venerdì 6 maggio: «Fa un po’ strano che nel fronte contrario alle riforme costituzionali ci siano anche pezzi della sinistra che incarnano certi valori a difesa della Carta e votano insieme a Casa Pound al referendum» [Il manifesto, 8 maggio 2016].
Maria Elena Boschi a Desenzano del Garda (Brescia), sabato 7 maggio: «Sappiamo che parte della sinistra non voterà le riforme costituzionali e si porranno sullo stesso piano di Casa Pound e noi con Casa Pound non votiamo» [ANSA, 7 maggio 2016].
Maria Elena Boschi a Roma, Direzione nazionale del PD, 9 maggio: «Più volte ho sentito equiparare chi vota Sì alle riforme a Verdini e in un incontro pubblico ho detto che chi vota No lo fa proprio come casa Pound. È un dato oggettivo. Non ho fatto valutazione di merito, una equiparazione ma ho semplicemente fatto una constatazione» [La Stampa, 9 maggio 2016].
Non sembra che la ministra abbia fatto semplicemente una constatazione, senza valutazione di merito. Diversamente non si capirebbe perché «fa un po’ strano» una convergenza nel voto di forze che possono essere all’opposizione non solo quando si assomigliano, ma anche quando sono assolutamente diverse. Né la ministra si è limitata a dire che i democratici conseguenti votando NO votano «come Casa Pound». Per questa banalità il suo discorso propagandistico non acquisterebbe nessuna maggiore efficacia.
Dunque M. E. Boschi ha voluto equiparare i democratici di “sinistra” – che rifiutano la riforma retrograda (restauratrice in chiave oligarchica) dell’attuale Costituzione italiana – ai fascisti di Casa Pound. Infatti a Desenzano del Garda ha affermato che «si porranno sullo stesso piano di Casa Pound». Sullo stesso piano!
Ma oltretutto la debolezza del discorso della ministra sta nel confronto improprio tra dissenso e consenso. Non si possono confrontare le mele con le pere se non per concludere che sono due frutti diversi, nonostante provengano entrambi da alberi e siano entrambi vegetali. Il discorso sulle mele riguarderà le mele e non può essere travasato e confuso col discorso sulle pere. I due discorsi sono asimmetrici, non speculari né sovrapponibili.
Così il consenso di D. Verdini non è speculare né sovrapponibile al “dissenso composito” del fronte del NO. Per gli oppositori non è necessario nessun accordo né riguardo alle ragioni del NO né riguardo a eventuali proposte alternative e neppure è necessario che lavorino assieme le varie componenti, vicine o lontanissime che siano.
Il consenso di Denis Verdini (e dei “coservuzionari” come lui) è il risultato di un “lavoro comune” (che ha preso le mosse dal Patto del Nazareno), riconosciuto addirittura da un’intesa di coordinamento dell’azione parlamentare. E quel lavoro comune è stato possibile per la vicinanza delle reciproche culture politiche, per la sostanziale o comunque almeno sufficiente condivisione della riforma costituzionale in chiave di restaurazione oligarchica e, prima ancora, delle motivazioni che la supportano.
In più, D. Verdini è un faccendiere toscano coinvolto in sei processi e con qualche condanna già sulle spalle.

1 commento

  • 1 Precipitando… | Aladin Pensiero
    12 Maggio 2016 - 09:24

    […] * By sardegnasoprattutto/ 12 maggio 2016/ Economia & Lavoro/ ** Su Democraziaoggi L’uscita potrebbe essere a destra di Nicolò Migheli ALADIN ALADINEWS […]

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