Obama chiude Guantanamo. La lotta dei pacifisti paga.

23 Gennaio 2009
Nessun commento


Gianna Lai

Dopo Guantanamo il profilo del mondo cambia completamente. Si può ancora credere che il diritto prevalga sulla sopraffazione, che i Tribunali speciali restino nella memoria degli uomini come atti di grave inciviltà e di ideologie volte a impedire il progresso dei popoli. C’è alla base della nostra cultura, di tutta la cultura occidentale, la garanzia che “nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge”, e quando i governi vengono meno a questo elementare principio, istituendo Tribunali speciali in nome della sicurezza dello Stato, stanno in realtà preparando la guerra. Come già il fascismo in Italia a partire dal 1926, che li usò per punire, sotto il controllo diretto del governo, oppositori e democratici accusati di reati contro il regime.

Tutto il mondo ha assistito a questa grave violazione dei diritti attraverso le immagini della tortura, lì a Guantanamo, che ha persino prodotto una certa qual tolleranza al metodo anche in Italia, esplicitamente sostenuta dalle forze di destra sui giornali e nei dibattiti. Così, se mentre i nazisti venivano processatii per crimini contro l’umanità, le popolazioni civili potevano dire “io non sapevo”, la stessa cosa non vale oggi di fronte a quelle immagini, al terrificante spettacolo di donne e bambini uccisi nelle guerre in atto, la Palestina in questi giorni, che ci inchiodano alle nostre responsabilità. Forse potremmo lasciare ai nostri figli almeno l’impegno politico dei movimenti pacifisti, che contro le guerre e la cancellazione dei diritti si sono mossi in questi anni, anche quando i governi della destra mettevano in atto gravissime politiche repressive per soffocare la protesta; forse è stata proprio questa consapevolezza di massa a determinare nel corso del tempo nuovi scenari, che aprono oggi a nuove speranze.

E’ quel clima che in Italia ha caratterizzato il G8 di Genova, segnato dalla morte di Carlo Giuliani, e dai tanti ragazzi insanguinati e pestati nelle strade e torturati dentro la caserma Diaz. Perchè non era tollerato il dissenso, perchè i grandi della terra chiedono di essere difesi dalla protesta popolare, e bisognava fare, a tutti i costi, bella figura davanti al mondo. Bella figura! Non ce ne siamo affatto dimenticati, di fronte ai preparativi del nuovo G8 in Sardegna, perchè dopo è stato sempre più difficile ricomporre il movimento e avere voce in capitolo sulle scelte politiche del nostro paese.

Se oggi si pone in maniera pressante la decisione di mettere fine a tutti i conflitti, e a una politca estera americana che con Bush sembrava identificarsi esclusivamente con scenari di guerra (quel paese si deve o no bombardare, quale colpire subito, quale più tardi), gli ultimi della terra stanno da tempo chiedendo con forza la restituzione delle loro risorse, e una più equa distribuzione delle ricchezze che li salvi dalla fame e, ancora, dalle guerre. La parola risolutiva spetta ancora ai grandi della terra, che di quelle risorse han fatto scempio in questi anni? Spetta a chi si è inventato una specie di nuovo diritto, il diritto del mercato libero, da porre a fondamento, a regola della vita degli uomini, in spregio delle Carte e dei Principi in esse contenuti? Insieme al crack delle banche si è prodotta solo povertà, nei paesi più emarginati, e migrazioni di massa, schiavismo e disoccupazione nell’occidente opulento. Ed allora questo prossimo futuro G8 in Sardegna, potrà ancora essere ostentazione di forza dei governi, decisa emarginazione di ogni altra forma di partecipazione, anzi violenta repressione di ogni forma di dissenso? Perchè non ridimensionare l’evento, che segna sempre una profonda divisione fra governanti e governati? La famosa linea rossa è l’emblema della rottura: qui decidiamo noi l’andamento del mercato, dei prezzi, la concentrazione delle risorse, l’andamento dell’istruzione e del lavoro, gli scudi stellari, la lotta al terrorismo, come trattare i popoli ricchi di materie prime se non si adattano alle nostre rapine. Perchè non allargare la partecipazione, restringendo i poteri dei governi e costringendoli ad ascoltare le persone? E’ un grande business anche qui, in Sardegna, per gruppi finanziari e padronali che costruiscono a man bassa, senza che ai sardi restino neppure le briciole. Anzi, è tanto forte la rottura tra governo e cittadini che, sempre in nome della sicurezza e del segreto di Stato, non è neppure consentito alla rappresentanza sindacale di controllare i cantieri di La Maddalena. Perchè non tornare all’ONU, nelle sedi istituzionali internazionali? In questi anni di arbitri assoluti contro i diritti umani e la pace, risulterebbero del tutto inutili l’impiego dei corpi speciali di polizia, che attualmente si stanno preparando per tenere a bada la protesta, e risuonerebbe più alto il “mai più” di 60 anni fa: “noi popoli delle Nazioni Unite decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra…”. Forse l’appello all’unità dei popoli per un mondo migliore del discorso d’insediamento di Obama vuole alludere anche a questo. E’ una bella speranza.

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento