Legge elettorale: un punto di partenza per la sinistra

3 Settembre 2017
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Alfiero Grandi, vice presidente Coordinamento democrazia costituzionale

Riprendiamo la riflessione sulla legge elettorale con due interventi di Alfiero Grandi, il secondo già apparso  su “Il Fatto Quotidiano” del 18 agosto.


La sinistra sta cercando una prospettiva unitaria, dovrebbe partire dai fondamentali. Se c’è accordo su questi il passo avanti è possibile.
Partiamo dal referendum del 4 dicembre 2016. Nel 2013 la sinistra ha pagato un prezzo per non avere raccolto la spinta dei referendum (vittoriosi) del 2011. Grillo capì l’errore, si intestò i risultati dei referendum più di quanto non avesse meritato sul campo.
La vittoria del No ha impedito la manomissione della Costituzione. Il problema ora non è se si era schierati per il No quanto riconoscere che andava sconfitto un disegno accentratore e autoritario.
Partire dal referendum è importante perché riguarda il futuro democratico del nostro paese, la sua qualità, il diritto di avere diritti come scrisse Rodotà contro la normalizzazione pretesa dai processi di globalizzazione.
E’ un errore sottovalutare gli ispiratori e la spinta potente alla base del tentativo di modifica della Costituzione.
Ci sono centri di potere finanziari e politici che chiedono da anni di cambiare le Costituzioni dei paesi del sud Europa e dell’Italia in particolare, perchè troppo influenzate dalla sinistra. I documenti sono noti.
Banche di affari, centri di decisione finanziaria ed economica, multinazionali ritengono essere la partecipazione democratica, forse la stessa democrazia, una perdita di tempo e premono affinchè le decisioni che a loro interessano siano adottate con le stesse modalità delle aziende che vogliono avere sempre più le mani libere.
Ci sono settori politici che si adeguano, ma la sinistra deve opporsi.
La globalizzazione vera è questa: decisioni planetarie adottate in pochi e ristretti centri  di potere economico.
La pressione per modificare la Costituzione ha questo retroterra di poteri e di cultura e punta ad adottare decisioni rapide ed inappellabili.
Per questo l’attacco è destinato a tornare malgrado il voto del 4 dicembre e sarà più determinato, più incisivo di quello tentato da Renzi. Si parla apertamente di cambiare non solo la seconda parte della Costituzione (Galli della Loggia) ma anche la prima (Panebianco).  Finora era mancato il coraggio di prendere di petto l’insieme della Costituzione. Ora non più.
Per questo la legge elettorale è centrale e deciderà del nostro futuro democratico.
Nella Costituzione non c’è la legge elettorale. Questo ha costretto la Corte ad intervenire più volte per ridare coerenza costituzionale alle leggi elettorali. E’ una garanzia che non ci ha impedito di votare tre volte con il porcellum prima che venisse dichiarato incostituzionale.
Nel 2018 si tornerà a votare ma non si sa con quale legge. Allo stato si voterà con due leggi che sono il risultato di due diverse sentenze della Corte su leggi diverse.
Il parlamento, eletto con una legge incostituzionale, dovrebbe sentire almeno il dovere di approvare una legge elettorale coerente per Camera e Senato.
Purtroppo è un parlamento composto da nominati dai capi partito. I partiti sono ridotti a dependance dei loro capi, i quali decideranno chi verrà rieletto. Un disastro che ha già reso il parlamento debole, senza credibilità.
E’ evidente che in un nuovo parlamento di nominati, imbelle e subalterno, riprenderanno disegni neoautoritari, presidenzialisti, tali da ridurlo a sede di ratifica. Mentre oggi la nostra Costituzione mette il parlamento a fondamento dell’assetto democratico.
Per evitare questa regressione e per garantire che i principi della prima parte vengano attuati e non svuotati è necessario che i parlamentari vengano scelti direttamente dagli elettori.
E’ inaccettabile che i capi partito decidano da soli se e quale legge elettorale approvare. La Camera il 6/9 riprenderà l’esame della legge elettorale. Occorre un’iniziativa forte per impedire che vengano usati nuovi pretesti per fare saltare tutto e per evitare che torni dalla finestra quello che il referendum ha bocciato.
Il 2 ottobre alla Camera abbiamo convocato un’assemblea nazionale per lanciare, come l’11 gennaio 2016 per il No, una campagna di informazione e di mobilitazione per impedire anzitutto il sequestro delle decisioni.
L’attenzione dell’opinione pubblica sulla legge elettorale non è paragonabile a quella sulla Costituzione, anche per un’opera di depistaggio e di informazione confusa.
La sinistra alla ricerca di una sintesi dovrebbe farne un punto centrale, superando posizioni subalterne verso le forze maggiori, che lo sono oggi anche perchè il loro ruolo non viene messo in discussione.

Legge elettorale, fermiamo la deriva

La legge elettorale torna di attualità perchè nessuno puo’ assumersi apertamente la responsabilita’ della mancata approvazione senza pagare un prezzo politico pesante.
Non fosse che per finzione, la legge elettorale ritornerà in discussione. Una nuova legge elettorale e’ indispensabile dopo il referendum del 4 dicembre 2016, che ha bocciato la manomissione della Costituzione e l’affossamento del Senato, che infatti è rimasto elettivo.
Il Presidente della Repubblica ha chiesto al parlamento di approvare una nuova legge elettorale prima delle elezioni ed è ridicolo giustificare il fallimento del tentativo, che ha coinvolto i maggiori partiti, con un incidente parlamentare importante ma non tale da giustificare un voltafaccia.
In realtà Renzi non reggeva più le critiche del fronte maggioritario e ha colto l’occasione dell’incidente per mandare tutto all’aria.
Il 6 settembre la Commissione della Camera riprendera’ l’esame della legge elettorale.
Occorre vigilare per ottenere una nuova legge elettorale, evitando che diventi una soluzione peggiore del problema che dovrebbe risolvere.
Nell’opinione pubblica permane una sottovalutazione, coltivata ad arte, sull’importanza della legge elettorale, che invece dovrebbe avere i suoi capisaldi scritti nella Costituzione, così da evitare – come è accaduto più volte – che tra Costituzione e legge elettorale si aprano contraddizioni su cui sono intervenute le sentenze della Corte. Purtroppo tardive visto che abbiamo votato 3 volte con il porcellum prima che fosse dichiarato incostituzionale.
Al momento del’incidente parlamentare a giugno il modello elettorale di riferimento era quello tedesco.
Non era vero perche’ in Germania sono previsti due voti dell’elettore sulla stessa scheda, uno per scegliere il parlamentare nel collegio, l’altro per scegliere il partito o la lista, mentre nella proposta il doppio voto era sparito.
Semmai la diversità di cui ci sarebbe bisogno in Italia, vista la crisi dei partiti ridotti a strumenti dei capi, è la possibilità per gli elettori di scegliere direttamente tutti i parlamentari. L’obiettivo principale è ridare credibilità alla rappresentanza parlamentare facendola scegliere dai cittadini, ai quali dovrebbero rispondere del loro operato.
La proposta di legge elettorale, al momento dell’incidente, prevedeva che i parlamentari fossero nominati dai capi partito, quindi dipendenti da loro.
Il parlamento invece deve rispondere ai cittadini e rappresentarli, altrimenti la sua credibilita’, quindi la sua centralita’ isituzionale prevista dalla nostra Costituzione, verrebbe compromessa. Potrebbe così ritornare un disegno politico centralizzatore ed autoritario, in sostanza presidenzialista, sconfitto il 4 dicembre con il referendum. Questo tentativo potrebbe tornare con nuovo vigore di fronte ad un parlamento ridotto a fabbrica del consenso per i capi.
Questa è una questione democratica di fondo ed è incredibile che su questo punto essenziale per il futuro della democrazia continuino sottovalutazione e traccheggiamento.
Berlusconi fa circolare la proposta di una ulteriore modifica al sistema tedesco, già stravolto all’italiana, introducendo un premio alla coalizione per avere la maggioranza parlamentare anche senza la maggioranza dei voti, in aggiunta alla soglia di sbarramento. Tornerebbe in sostanza il porcellum.
Circolano altre ipotesi di premio, piu’ pudiche, che però essendo inadatte a garantire una maggioranza parlamentare, pur essendo distorsive dell’uguaglianza dei voti, sembrano un avvicinamento graduale verso il premio di maggioranza vero e proprio.
La proposta di legge naufragata era già un sistema elettorale OGM, se venisse aggiunto anche il premio di maggioranza cadrebbe ogni parentela con il sistema elettorale tedesco.
Abbiamo convocato un’assemblea nazionale alla Camera il 2 ottobre, sul modello di quella dell’11 gennaio 2016 che lancio’ il No nel referendum costituzionale per accendere un faro su quanto sta avvenendo e per evitare che prevalgano interessi e tattiche dei capi partito.
La legge elettorale e’ il completamento della Costituzione e con essa deve essere coerente, mentre porcellum ed italicum non lo erano. Se ci troviamo con un sistema elettorale ingestibile è responsabilità politica, non della Corte.
La legge elettorale e’ decisiva per le decisioni politiche ed economiche da prendere. Solo un parlamento rappresentativo dei cittadini puo’ garantire decisioni prese nel rispetto dei diritti previsti dalla Costituzione, bloccando nuovi stravolgimenti.
La nostra posizione e’ netta.
Tutti i parlamentari debbono essere eletti e debbono rispondere alle elettrici e agli elettori del loro operato, questo puo’ avvenire con modalita’ diverse: con collegi piccoli o con il voto di preferenza.
Deve essere sostanzialmente rispettata l’uguaglianza del voto. Non si può andare oltre una soglia ragionevole di sbarramento, tanto meno aggiungere un premio di maggioranza che regalarebbe ad una minoranza di elettori la maggioranza in parlamento. Il risultato si puo’ ottenere in modi diversi, sia con il voto alle liste che con una graduatoria dei collegi sulla base delle percentuali ottenute dai singoli.
Il nostro obiettivo è garantire che siano gli elettori a decidere, evitando di regalare con un trucco contabile la maggioranza parlamentare ad una minoranza di voti.

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