Il 25 aprile e la necessità del patriottismo costituzionale

25 Aprile 2009
3 Commenti


Gianluca Scroccu

Oggi alle 9,30 tutti/e in Piazza Garibaldi per partecipare alla manifestazione in difesa della Costituzione, di cui la Liberazione dal nazifascismo costituisce il fondamento storico.

25 aprile, Liberazione. Una data così importante del nostro calendario laico purtroppo non celebrata come si dovrebbe. Anche oggi, infatti, ne vediamo il significato svilito dalle piccolezze della politica nostrana, preoccupata solo dall’esigenza di apparire nel “pastone” del telegiornale di turno. Sarebbe interessante riflettere sul significato del 25 aprile come nesso storiografico e politico-culturale, ma non è questa la sede. Quello che importa è confrontarsi su un momento così importante della nostra storia, capace di segnare definitivamente la fine della guerra voluta dal fascismo come coronamento del suo totalitarismo ventennale. Una data che restituì la parola pace al vocabolario di una popolazione come quella italiana costretta per vent’anni a sottomettersi alla fine dei diritti individuali, al culto del Duce e alla sua prepotente autorità su tutto, al monopartitismo, al giuramento per ottenere una cattedra universitaria, alla vergognosa logica delle infami leggi razziali, alla tragedia della guerra e della violenza. Il 25 aprile è un giorno fondamentale perché è da allora che inizia quel percorso che poco meno di tre anni dopo avrebbe portato alla promulgazione della nostra Costituzione, questo straordinario documento lasciatoci in eredità da quell’Assemblea Costituente dove sedevano personaggi quali, solo per fare alcuni nomi, De Gasperi, Terracini, Togliatti, Saragat, La Pira, Pertini, Nenni, Vittorio Foa, Lussu, Nilde Iotti, Aldo Moro, Leo Valiani. Personalità diverse, appartenenti al mondo cattolico, marxista e liberaldemocratico ovvero alle culture che avevano fatto la Resistenza, che seppero scrivere un testo, con un linguaggio di una chiarezza esemplare che tutti potevano e possono comprendere (ma quanto poco lo conosciamo!), che ancora oggi regge le fondamenta della nostra democrazia coniugando diritti sociali e partecipazione. Una Carta Costituzionale che valorizza, in ogni articolo, la centralità della persona e i suoi diritti e doveri di cittadino. Quanto siamo consapevoli, oggi, della forza della nostra Costituzione? Poco o niente. Il patriottismo costituzionale, ovvero quel sentimento condiviso dei principi che vi sono contenuti, impoverisce ogni giorno di più. Pensiamo soltanto al problema della separazione e dell’indipendenza dei poteri o allo svuotamento progressivo delle prerogative delle assemblee parlamentari, dal livello centrale a quello locale. Pensiamo al leaderismo o alla ricerca spasmodica dell’Unto del Signore che guidi gli schieramenti, decidendo in solitario candidature e programmi senza il confronto e la discussione. Pensiamo ai conflitti d’interesse che vedono stretti in un legame sempre più forte politica ed economia in una commistione destinata a finire, prima o poi e in maniera inesorabile, di fronte ai tribunali. O, ancora, all’attacco contro l’indipendenza della magistratura, che invece deve essere difesa ogni giorno proprio in nome di quella trasparenza inscritta nella Costituzione. O a quell’articolo 11 calpestato durante la recente guerra in Iraq, per il quale si rimanda alle bellissime osservazioni di un altro padre repubblicano e custode dei valori costituzionali come il Presidente emerito Oscar Luigi Scalfaro (La mia Costituzione. Dalla Costituente. Dalla Costituente ai tentativi di riforma, a cura di G. Dell’Aquila, Passigli editore, 2005). O alla prima parte di quell’articolo 1 (L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro), tra i più inosservati nell’ultimo decennio.
Gli scenari del XXI secolo, che ci consegnano un mondo sempre più interdipendente ma pieno di problemi, ci dimostrano come i due significati più profondi del 25 aprile e della Costituzione, ovvero la necessità di convivere in una repubblica retta sulla base di due principi semplici ma inseparabili come la libertà e la giustizia sociale, ci chiamino ora più che mai a responsabilità civiche nuove. L’insegnamento più grande del 25 aprile è quello che ci insegnò un maestro della democrazia come Norberto Bobbio, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita che sarebbe bene celebrare anche in Sardegna: la libertà non è una conquista per sempre ed è un illusione pensare che una volta cancellata la vecchia Costituzione, e sostituita con una nuova, gli italiani vivranno felici e contenti. Ricordiamocelo, soprattutto di questi tempi.

3 commenti

  • 1 Piero Atzori
    25 Aprile 2009 - 09:24

    Fermo restando che “la libertà non è una conquista per sempre ed è un illusione pensare che una volta cancellata la vecchia Costituzione, e sostituita con una nuova, gli italiani vivranno felici e contenti. Ricordiamocelo, soprattutto di questi tempi”, a mio avviso di modestissimo cittadino, profano di questioni tecniche, è ormai chiaro che la Costituzione italiana va tutta rivista, cancellando ogni traccia di centralismo per aprire al federalismo vero (Cattaneo, Tuveri), cancellando i riferimenti al “popolo” per sostituirli con riferimenti al cittadino, cancellando l’articolo 1 perché ingannevole. Rifacendosi insomma alle Democrazie più avanzate dela nostra. Rivisiterei la Costituzione anche per emendarla da ogni traccia di togliattismo, versione italica dello stalinismo. Come sardi ne dovremmo avere abbastanza di questa “autonomia”. Emilio Lussu non si era accorto che il gatto era pure malato, con la rogna direi.

  • 2 francesco cocco
    25 Aprile 2009 - 19:01

    Gianluca dimostra quanto sia attuale il 25 aprile. L’invito a ricordare Bobbio nel centenario della nascita è doveroso per noi sardi: tante iniziative svoltesi in Sardegna videro la sua attiva partecipazione e la sua disponibilità nei confronti della nostra Isola fu sempre massima.

  • 3 fabio
    30 Gennaio 2010 - 23:40

    la nostra costituzione, nel ‘48, ha preso spunto dalle carte delle altre nazioni europee: gli altri paesi non hanno modificato la loro costituzione e allora, di conseguenza, non credo che dovremmo modificare la nostra…La nostra carta costituzionale è una delle migliori presenti al mondo, ma dovrebbe esistere un organo più severo per controllare che essa sia rispettata anche nelle piccole cose…non capisco, poi, perché il primo articolo della costituzione italiana dovrebbe essere cambiato? Spiega perché, secondo te, ciò dovrebbe essere fatto, prima di sparare sententiae…

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