Contro una nuova devastazione del territorio sardo, occorre ricostruire un vasto movimento ambientalista nell’Isola

11 Luglio 2020
1 Commento


Tonino Dessì, già Assessore regionale della difesa dell’ambiente

Dopo l’approvazione della proroga del piano-casa della precedente Giunta Pigliaru (nella continuità con quelli della Giunta Cappellacci), la maggioranza sardoleghista e la Giunta Solinas hanno fatto l’en plein, nella tarda serata di giovedì 9 luglio, con l’approvazione in Consiglio regionale di una norma che mette in discussione la tutela della fascia costiera prevista dal Piano paesaggistico regionale del 2006.
La disposizione di cosiddetta “interpretazione autentica” delle norme tecniche di attuazione del PPR era stata giustificata affermando l’esigenza di rimuovere le obiezioni mosse degli organi del MIBACT al progetto per la realizzazione della strada a quattro corsie Sassari-Alghero, ma la sua portata, volta a escludere le interferenze del Ministero competente nell’esercizio delle funzioni statali in materia di tutela dei beni paesaggistici, è tale da investire tutti i valori tutelati dalle norme di piano.
L’approvazione è stata caratterizzata dall’affermazione della inscalfibile forza del numeri nell’Assemblea regionale, determinata dalla vittoria dello schieramento di destra alle scorse elezioni, fatta valere nonostante l’annuncio in serata, da parte della Ministra dei trasporti e delle infrastrutture De Micheli del prossimo via libera governativo alla realizzazione dell’arteria stradale interessata.
Le criticità non sono certo superate.
Per abbattere completamente i vincoli generali della normativa vigente in Sardegna occorrerebbe modificare la legge regionale n. 8 del 24 novembre 2004 e rielaborare formalmente e materialmente gran parte della pianificazione paesaggistica emanata nel 2006.
È inoltre assai dubbio che con legge interpretativa-retroattiva regionale si possa superare un vincolo contenuto in una normativa di piano concordata a suo tempo con la competente autorità statale secondo le previsioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio approvato col decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004, che ha carattere di legge di grande riforma economico-sociale, i cui principi fondamentali sono vincolanti anche per ogni forma di potestà legislativa delle regioni speciali (le quali peraltro, se hanno competenza “esclusiva” in materia urbanistica, hanno invece solo competenza legislativa concorrente in materia di valorizzazione ambientale nonchè competenza legislativa solo integrativa e competenza amministrativa solo parzialmente trasferita o delegata in materia paesaggistica, essendo paesaggio e ambiente materie di esclusiva competenza legislativa statale).
Perciò ora è auspicabile che il Governo impugni di fronte alla Corte Costituzionale il provvedimento approvato ieri dal Consiglio regionale sardo.
Non deve succedere quello che accadde nel 1998, quando distrazioni e fraintendimenti anche governativi portarono alla totale cancellazione della precedente pianificazione paesaggistica regionale del 1993, con le disastrose conseguenze che si verificarono nell’intervallo temporale 1998-2004.
Tuttavia è indubbio che la destra sarda stia mettendo in campo, con maggiore determinazione del passato anche recente, la volontà di sostenere tutti gli interessi volti a riprendere la piena libertà di stravolgimento del territorio dell’Isola e che da soli i numeri delle minoranze in Consiglio regionale non saranno sufficienti a contrastare questo intendimento.
Benchè pensi che la sconfitta di questi giorni venga da lontano, prova ne sia il sostanziale isolamento delle minoranze istituzionali di fronte alla gran parte dell’opinione pubblica isolana (nella quale il concetto che principi importanti di tutela ambientale e paesaggistica non sarebbero un tabù era già stato veicolato dallo stesso centrosinistra sardo) ed essendo convinto che neppure le battaglie legali siano sufficienti per apprestare un’efficace linea di difesa, metto da parte ogni precedente considerazione critica sull’impoverimento culturale e politico che ha caratterizzato una gestione meramente formalistica e spesso settaria, ma non per questo meno compromissoria, delle politiche urbanistiche e paesaggistiche da parte del centrosinistra sardo e auspico la ricostruzione paziente, ma unitaria e di largo respiro, di un movimento culturale, di opinione, sociale, politico sui temi della tutela ambientale del territorio sardo, come opposizione ai nuovi vandali, ma più ancora come volano per un nuovo orizzonte civile dell’Isola.

1 commento

Lascia un commento