Caro Tonino, hai ragione, il voto referendario evidenzia guasti ben più gravi del semplice taglio dei parlamentari

24 Settembre 2020
5 Commenti


Andrea Pubusa

Caro Tonino,

la tua lettera aperta di ieri mi costringe a fare un’ammissione. Nel mio commento a caldo dopo il risultato referendario mi sono rifugiato nel tradizionale “abbiamo perso una battaglia, continuiamo la lotta per vincere la guerra“. E’ questo un modo per invitare l’area democratica di matrice “Resistenziale” a continuare nell’impegno. Fa così anche la Nespolo a nome dell’ANPI, col suo comunicato che esprime una posizione perfino più prudente, invitando a battersi per limitare i guasti di questa revisione.
Il fatto è - hai ragione tu - che bisogna fare i conti con le forze in campo sia per battersi per l’attuazione della Costituzione sia per scongiurare gli effetti negativi della riduzione dei parlamentari. E le forze diventano più esili. Vorrei sbagliare, ma il voto referendario rivela che un ampio schieramento di forze ha ormai abbandonato il campo dei valori resistenziali. Ritiene che essi siano un fardello, un peso nello sviluppo e nella modernizzazione del Paese. A pensarci bene, ciò che viene mandata al macero è la rigidità della Costituzione, che non è solo un fatto formale, di procedure aggravate, ma è anzitutto patrottismo costituzionale, fedeltà attiva ad un insieme di valori e di principi, che la Carta enuncia e che sono riassumibili in quel “fondata sul lavoro” che compare all’inizio della Costituzione a connotarne l’ispirazione, “lavoro” che viene posto a pietra fondante dell’ordinamento insieme al principio di uguaglianza.
Al PD, che già aveva fatto il salto con Renzi, ma già prima votando il pareggio di bilancio e le leggi contro i diritti dei lavoratori a partire dal l’abrogazione del paradigmatico art. 18, ora si aggiunge il M5S, che, con la sua difesa strenua della Carta contro l’attacco renziano, ci aveva illuso di costituire un nuovo argine allo stravolgimento delle fondamenta della nostra repubblica.
Una sinistra disfatta e un nuovo Movimento pentastellato legato alla piccineria del risparmio dei costi della democrazia non lasciano ben sperare in una fase attuativa dei principi della Carta. Anzi giustificano la paura che lo stravolgimento continui.
Caro Tonino, hai perfettamente ragione lo spirito volontaristico e volenteroso, senza un’analisi impietosa delle forze in campo è puramente consolatorio, ma improduttivo. Eppure dalla volontà di non mollare di quel 30% che ha detto NO, bisogna partire, sapendoche al NO vanno aggiunti quei tanti SI’, frutto di disciplina di partito o schiermaento e qeui tanti democratici che sono sempre mobilitabili  contro inaccettabili restrizioni degli spazi di libertà. Zagrebelsky, Carlassare, Onida e altri costituzionalisti non sono persi alla causa. Certo, dobbiamo convincerci tutti che per una lunga fase più che in attacco dovremo giocare in difesa. Come nelle tenzoni sportive, quando gli avversari sono più forti, bisogna cercare di limitare i danni, riorganizzando le forze e i programmi per una ripresa vincente.
Caro Tonino, so che sto tornando alla impostazione di cui tu realisticamente hai evidenziato l’ingenuità e la debolezza, ma questo volontarismo ci salva dallo sconforto e dalla passività e se è riempito di contenuti e di azione politica può ottenere risultati. Comunque per noi non vedo altra strada.

5 commenti

  • 1 Aladinpensiero online
    24 Settembre 2020 - 08:58

    Anche su aladinpensiero online: http://www.aladinpensiero.it/?p=113003

  • 2 Aladinpensiero online
    24 Settembre 2020 - 09:20

    Come si comporta il popolo quando viene chiamato ad esprimersi senza che sia tutto predisposto perché prevalga il ragionamento e la capacità di discernimento sull’impeto di vendetta, sia pur giustificati da quanto accade? Esattamente come si è comportato maggioritariamente votando per il Si nel Referendum. Scusate l’accostamento irriverente a un altro fatto della Storia, riportato nel Vangelo: http://www.aladinpensiero.it/?p=113003

  • 3 Franco Meloni
    24 Settembre 2020 - 09:23

    Come si comporta il popolo quando viene chiamato ad esprimersi senza che sia tutto predisposto perché prevalga il ragionamento e la capacità di discernimento sull’impeto di vendetta, sia pur giustificato da quanto accade? Esattamente come si è comportato maggioritariamente votando per il Si nel Referendum. Scusate l’accostamento irriverente a un altro fatto della Storia, riportato nel Vangelo: http://www.aladinpensiero.it/?p=113003

  • 4 Giorgio
    24 Settembre 2020 - 15:26

    L’accostamento tra la figura di Cristo e quella dei politici nostrani non mi sembra dei più riusciti.
    Non credo sia necessario spiegare perché

  • 5 Franco Meloni
    24 Settembre 2020 - 22:44

    Ho riconosciuto in premessa di aver fatto un accostamento irriverente, ma non me ne pento, perché il Vangelo è esemplare nel delineare le situazioni, a volte senza bisogno di alcuna ulteriore parola. Come nel caso del brano sulla scelta in favore di Barabba e la conseguente condanna a morte di Gesù. La volontà del popolo, che in tale circostanza certamente non si espresse democraticamente, non può essere accettata da nessuna persona giusta e ragionevole, come invece fece Pilato. La vicenda ci serve per affermare che le decisioni popolari  possono essere giudicate sbagliate e che anche quando espresse democraticamente, come nel caso del nostro referendum, possono essere criticate. Si, devono essere applicate, ma è possibile e legittimo che ci si batta perché nel tempo vengano cambiate. In questa fase non ci si può illudere. Possiamo e dobbiamo limitare le conseguenze nefaste dovute alla riduzione delle rappresentanze e degli spazi della partecipazione democratica. Come? Una nuova legge elettorale, proporzionale e senza eccessivi (o comunque ragionevoli) sbarramenti costituisce un terreno prioritario di impegno politico, che può unificare quanti condividono i valori fondanti della Carta. Concordo con Andrea Pubusa sulla ricerca di questa unità anche con persone e gruppi che hanno appoggiato il Sì. Questa battaglia, con disincanto e senza illusioni, dobbiamo sicuramente fare, avendo ben chiare le argomentazioni e le avvertenze di Tonino Dessì, ma sorretti nonostante tutto dal gramsciano ottimismo della volontà. Tornando alle “critiche al popolo”, su cui occorre dibattere senza infingimenti, mi piace condividere un articolo di Giacomo Paci, datato 29 giugno 2016, ricco di riflessioni, in gran parte a mio parere condivisibili e che comunque ci inducono ad approfondimenti (https://www.ilpost.it/giacomopapi/2016/06/29/volete-gesu-o-barabba/). Ancora - questa volta per spontanea e suggestiva associazione di idee legata ai vissuti giovanili -  mi è caro richiamare e proporre la canzone di Dario Fo “Popolo che da sempre stai sulla brecciaincazzato da diecimila anni e più…”, della quale riporto il link del video su youtube: https://www.youtube.com/watch?v=7Kmf3wVn9oc .

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