Siete amanti dell’horror? Vi piace la contabilità? Ecco una lettura che fà per voi

17 Maggio 2009
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Red

Esecuzioni capitali: almeno 2390 persone, nel 2008, sono state messe a morte nel mondo, con una media di 7 al giorno.
Condanne a morte: almeno 8864 persone sono state condannate a morte in 52 Paesi.
Paesi in cui sono state eseguite: sono 25 i Paesi in cui sono state eseguite condanne a morte nel 2008, ma il 93% delle esecuzioni sono avvenute in 5 Paesi: Cina (almeno 1718, pari al 72%), Iran (almeno 346), Arabia Saudita (almeno 102), Usa (37) e Pakistan (almeno 36).
Paesi che mantengono la pena di morte: sono 59 i Paesi che ancora mantengono la pena di morte. La Bielorussia è il solo Paese in Europa continua ad applicare la pena di morte.
Paesi che hanno abolito la pena di morte: secondo dati aggiornati al marzo 2009, sono 138 - i due terzi del totale - i Paesi che hanno abolito la pena capitale per legge o nella pratica: 92 Paesi l’hanno abolita per ogni reato, 10 l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali come quelli commessi in tempo di guerra, 36 Paesi sono abolizionisti ‘de facto’ poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure perché hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte.
Esecuzioni di minori: l’Iran ha messo a morte 8 persone che avevano meno di 18 anni all’epoca del reato, in violazione della legge internazionale.
Metodi di esecuzione capitale: le esecuzioni capitali sono state eseguite tramite: decapitazione, lapidazione, impiccagione, iniezione letale, fucilazione ed elettrocuzione.
Condanne a morte eseguite nei primi mesi 2009: sono oltre 100 le condanne a morte eseguite nel mondo nei primi mesi (gennaio-marzo) del 2009, secondo quanto Amnesty International è riuscita ad accertare: di queste, almeno 60 in Iran (tra cui almeno un minorenne messo a morte), 20 negli Stati Uniti, almeno 14 in Arabia Saudita, almeno 4 in Yemen, 4 in Giappone, almeno 1 a Singapore. Il totale potrebbe però essere molto più elevato perché in molti Paesi asiatici, come la Cina, e mediorientali, i dati non sono disponibili.
Nel 2008 spetta ancora alla Cina il macabro primato delle esecuzioni capitali: il 72 per cento delle almeno 2390 esecuzioni totali. Lo afferma il rapporto ‘Condanne a morte ed esecuzioni nel 2008‘ diffuso da Amnesty International, che sottolinea come l’anno scorso siano state eseguite più condanne in Asia che in ogni altra parte del pianeta. Per contrasto, in Europa solo un Paese ricorre ancora alla pena di morte: la Bielorussia.
Secondo il documento, tra gennaio e dicembre dello scorso anno sono state giustiziate almeno 2390 persone in 25 Paesi ed emesse 8864 condanne alla pena capitale in 52 Stati. Il rapporto dell’organizzazione per i diritti umani segnala le nazioni che hanno spiccato condanne al termine di processi iniqui, come Afghanistan, Arabia Saudita, Iran, Iraq, Nigeria, Sudan e Yemen ma anche l’uso spesso sproporzionato della pena di morte nei confronti di persone povere o appartenenti a minoranze etniche o religiose in Paesi come Arabia Saudita, Iran, Stati Uniti d’America e Sudan e il costante rischio che siano messi a morte innocenti, come dimostrato dal rilascio di quattro prigionieri dai bracci della morte statunitensi.
“Molti subiscono condizioni di detenzione particolarmente dure e sono sottoposti a forte stress psicologico”, si legge nel dossier. Ad esempio, in Giappone l’ordine d’impiccagione viene notificato ai prigionieri la mattina stessa dell’esecuzione, mentre i familiari sono informati solo dopo che questa ha avuto luogo. “La pena capitale non è solo un atto ma un processo, consentito dalla legge, di terrore fisico e psicologico che culmina con un omicidio commesso dallo Stato”, ha denunciato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty, “a tutto questo dev’essere posta fine”.
Se è vero che la maggior parte dei Paesi del mondo si sta avvicinando all’abolizione (solo 25 dei 59 Stati che la mantengono hanno eseguito condanne), Amnesty ammonisce che centinaia e centinaia di condanne continuano a essere emesse. Questi progressi sono stati sminuiti dalla ripresa delle esecuzioni a Saint Christopher e Nevis (le prime nel continente americano dal 2003, Usa esclusi) e dalla reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento. “La buona notizia è che le esecuzioni hanno luogo in un piccolo numero di Paesi”, ha aggiunto Khan, “questo dimostra che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte”.

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