Draghi presidente? Il meno peggio, l’Italia ha bisogno di un nuovo patto, di un New Deal

20 Maggio 2021
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Andrea Pubusa

Ma quanto incide questa prospettiva del presidente del Consiglio sulla sua azione di governo? E’ inutile negarlo  incide e tanto. Come spiegare i cedimenti di Draghi verso destra, le sue attenzioni a Salvini? E’ comprensibile che Draghi, sicuro di fare il pieno nel centro-sinistra, voglia assicurarsi anche il centro-destra, almeno quella di FI e della Lega. E Salvini già manifesta la disponibilità per far fare a SuperMario il salto al Colle.
L’impatto di questa evidente aspirazione del presidente del consiglio non e’ stato positivo. La politica nazionale e’ indecisa e senza identita’. Non si sa se e’ di destra o di sinistra, se e’ progressista o no. Come sempre in questi casi vince l’immobilismo.  Nessun cambiamento, il motore fa rumore, ma e’ fermo. A ben pensarci, coi tempi che corrono, potrebbe anche andar peggio. Ma è che il malessere dei ceti popolari aumenta. Tutto è concentrato su riapire  qualche giorno prima o chiudere qualche ora dopo; ci si chiede se d’estate saremo liberi tutti, anche in discoteca. Ma qui ed ora ciò che orccorre è un grande programma di sviluppo che metta al centro la condizione dei ceti popolari, i diritti dei lavoratori, il rilancio del Welfare, dalla sanità, alla scuola, una vera riforma della pubbica amministrazione. Rimettere l’amministrazione a fare il proprio dovere, con efficienza e imparzialità, è la chiave di volta per risolvere anche i problemi della giustizia, il cui male di fondo è d’essere il terminale di tutte le inefficienze del sistema. Ogni pratica ammnistrativa anche di scarso interesse vede i funionari rittrarsi, lasciando così spazio a ricorsi al Giudice amministrativo o a supplenze penali. L’organo competente agisce solo quando ha il timbro del Tar o del Consiglio di Stato o della Cassazione. E così mentre a Parigi ci sono qualche centinaio di Cassazionisti, a Cagliari o a Sassari ce ne sono molti di più. E tutto questo ha a che fare solo con le procedure o con le storture dell’apparato pubblico?
Ecco il punto. Occorre una stagione di riforme profonde coraggiose, capace di rigenerare l’Italia dal punto di vista intellettuale e morale, fin nelle cellule più minute degli apparati e della società. Occorre ridare ai funzionari pubblici il gusto di far le cose con onore e disciplina, come dice vanamente l’art. 54 Cost.
Per questa opera immane, per un’operazione alla New Deal,  serve  un presidente in  equilbrio instabile fra Salvinie un centro-sinistra evanescente? La risposta è evidentemente negativa. Roosevelt non fu un equilibrista, fece scelte nette e coraggiose, legandosi ai sindacati e ai ceti progressisti, dando loro voce e spazio.
Ecco cosa ci occorre, un nuovo patto., senza i Salvini e i Berlusconi. Consolarci, pensando che senza Draghi al Colle è peggio, pare ragionevole, ma è perdente, almeno per chi vuole dare a questa crisi uno sbocco visibilmente progressista, dalla parte del lavoro.

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