Perdonatemi, io i no vax non li capisco. Vedo, questo sì, il malessere sociale di cui l’opposizione al vaccino è sintomo

27 Ottobre 2021
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Andrea Pubusa

Ho tentato senza pregiudizi di comprendere le ragioni dei no vax. Ad oggi ho capito le cose più evidenti. Anzitutto. C’è un malessere sociale diffuso che non trova adeguata espressione e rappresentanza politica. Ci sono gruppi fascisti che utilizzano questo movimento, essendo scarsamente accattivante una chiamata alla mobilitazione sulla base dell’evocazione del ventennio nero. Hanno maggior presa semmai le pulsioni antimigranti e razziste, che costituiscono il corredo sostanziale delle posizioni fascistoidi. In ogni modo la massa egemonizzata dalle frange di destra è stata utilizzata per l’assalto alla sede della CGIL. Anche le frange d’estrema sinistra utilizzano questo movimento per manifestare la rabbia di settori emarginati o che comunque (spesso non a torto) vedono in questo sistema perpetrarsi enormi ingiustizie verso i ceti subalterni e i popoli delle periferie mondiali.
Quanto si va dicendo mi è parso evidente nella manifestazione milanese dei giorni sorsi in cui nella stessa piazza antivax c’erano gruppi di estrema destra e di estrema sinistra. Ma sul punto - attenzione! - come già ho scritto in questo blog - non si possono accomunare i due gruppi. Forza Nuova va sciolta in quanto rientra nel divieto di ricostituzione del partito fscista enunciato nella XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, mentre gli altri gruppi di sinistra devono essere perseguiti solo laddove infrangano la legge, ma non sono soggetti ad un divieto generale per le loro idealità politiche.
E sulla restrizione della libertà inerente al fare il vaccino? Ho riflettuto a fondo, ma non sono riuscito a vedere limitazioni. C’è un surrettizio e discutibile ricorso al pass in luogo dell’obbligo di vaccinazione, ma il marchingeno è espressione della volontà di non costringere al vaccino, lasciando a carico dei cittadini l’effetto restrittivo della scelta di non vaccinazione. E’ una tecnica che tende a trasformare un obbligo (che non può essere in alcun caso violato) in un onere, che ti lascia scegliere, ma se vuoi un vantaggio (es. accedere nei pubblici locali) devi fare una certa cosa, nel caso nostro vaccinarti e munirti di certificazione.
I no vax, poi, della libertà considerano solo l’aspetto personale, omettendo di guardarsi intorno, ossia di pensare anche alla libertà altrui. L’altro giorno sono stato a cena con due miei ex allievi. Il ristoratore ci ha posto davanti all’alternativa di avere un tavolo all’aperto o uno all’interno. Io ero indifferente, i miei giovani amici hanno preferito andare dentro, affermando di sentirsi più tranquilli fra quattro pareti in cui tutti avevano il green pass. Quindi esiste anche la libertà degli altri, la libertà collettiva da rispettare.
Infine, ma non per importanza, il vaccino, nella generalità dei casi, è meno fastidioso della puntura di una zanzara (quanto era più doloroso il vaccino alle scuole elementari!) e per quanto mi riguarda del tampone. Pur con tutti gli sforzi di comprensione verso i no vax, le tre volte che ho fatto il vaccino, non ho sentito alcuna violazione della mia libertà, anzi mi sono sentito sollevato e così anche i miei familiari e i conoscenti, ed io son più sereno se tratto con vaccinati. Inoltre, la vaccinazione di massa ci consente di godere della libertà di riunione, di circolazione e soggiorno e di riavviarci ad una quotidianità normale.
L’unica cosa che rimane è che il movimento non vax è espressione di un malessere sociale, questo sì reale, che andrebbe recepito e trasformato in efficace azione politica. Gli appelli e le condanne servono a poco.

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