Tra Mattarella bis e festival di Sanremo una cuccagna, mentre il Paese affonda nella confusione e nell’immobilismo

9 Febbraio 2022
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Andrea Pubusa

Non so a voi, a me succede d’essere frastornato dalla gran cuccagna che mi circonda e che la TV e i media mi fanno quasi toccar con mano. Entusiastica elezione di Mattarella con profusione di sentimenti di gioia e di applausi, fa il pendant col festival di Sanremo con elogi entusiastici e applausi irrefrenabili. Non a caso i due eventi si sono intrecciati con messaggi del presentatore delle canzonette e il presidente bis.
Mi sembra d’essere sul Titanus, nel salone di prima classe, dove, mentre il transatlantico andava giù, si narra che un gruppo di signori continuasse la partita di carte, e cavalieri e dame danzassero allegramente. Ci sono state altre epoche nella storia in cui si andava con leggerezza verso il disastro. Il valzer degli Strauss è la colonna sonora dello sfacelo dell’impero austro-ungarico. Leggerezza appunto, come quella del festival di Sanremo e come i 54 applausi dei peones rinfrancati sulla permanenza del seggio. Quel battimani ad ogni banale espressione del Presidente, mi ricordano uno dei tanti divertimenti degli anni verdi del liceo, quando agli sproloqui del preside negli incontri di prammatica, noi studenti rispondevamo con applausi continui, ritmati e del tutto fuori luogo senza che l’interessato e i prof. si accorgessero della presa per i fondelli. Salvo i bidelli che, da popolani, capivano tutto.

Lo sfacelo si accentua, la crisi si approfondisce e tutto si risolve con un continuismo statico: il motore fa wrun wrun, ma è immobile.
E la barzelletta della guerra in Ucraina? Ma vi pare che la Russia, che nella storia ha subito tante invasioni, non debba preoccuparsi di non avere missili nel vicino cortile di casa? La Nato vuol fare come fecero gli americani con Gheddafi. Attraversarono l’oceano con le loro corazzate e le portaerei, le sistemarono nel golfo della Sirte, di fronte alla Libia e dissero che lo facevano per bloccare le mire aggressive del Colonello. Gheddafi, a Biagi che lo intervistava, racconto’ questa favola, degna di Fedro, “vi pare che uno che viene da lontano, e piazza fucili, mitra e bombe nel pianerottolo di casa vostra, possa dire di temere una vostra aggressione? Chi è l’aggredito e chi l’aggressore? E poi si parla di sanzioni, quando la Russia può con una semplice manovra chiuderci in pochi minuti i gasdotti? Siamo seri. La Russia ha diritto ad evere confini senza missili, come l’Ucraina ha diritto alla sua indipendenza. Ma non si può trovare una soluzione? O si vuol fingere che siamo sull’orlo di una guerra per poi gioire per la pace finalmente preservata? Anche in questo non c’è follia?
O ricordate quando si diceva che Saddam dall’Irak pensava di attacare gli States? E Blair e Powell mostrarono un’ampolla di non sò cosa per confermare che il rais irakeno aveva armi di distruzione di massa capaci di colpire gli USA. Balle manifeste, che hanno provocato centinaia di miglia di morti e ancora ne provocheranno. Mascalzoni!
Ma perché tutto questo è stato possibile? Perché il Quarto potere è diventato l’arma migliore del primo. Convince la gente e crea con campagne martellanti un senso comune esattamente opposto alla realtà. Come, per esmpio, che Draghi sia il Migliore e il suo sgangherato governo l’esecutivo più desiderabile, che Mattarella sia il miglior presidente, che le diseguaglianse vengano combatture, che il lavoro sia tutelato, che i servizi sociali vengano ampliati, che si stia aprendo una stagione di rinnovamento, mentre insieme stanno affogando il paese in uno stagno immobile.

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