Il volto violento e ridicolo del fascismo, anche sardo

17 Giugno 2009
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Francesco Cocco

Salvatore Pirastu - Antologia dell’Antifascismo in Sardegna, questo il titolo del bel libro che Francesco Cocco recensisce per noi e ci aiuta a capire le pulsioni profonde della società sarda, in fondo, sempre in sintonia con gli umori di quella nazionale.

Ben documentata e di piacevole lettura l’Antologia dell’Antifascismo in Sardegna di Salvatore Pirastu , stampato a cura dell’Anppia dalla Editrice TEMA. L’autore non si limita a pubblicare esclusivamente brani di antifascisti ma riporta anche documenti prodotti da organizzazioni del regime, sia statali che di partito. Ciò consente al lettore di acquisire “dall’ interno” la visione violenta e ridicola degli apparati fascisti.
Il lavoro di Pirastu ci aiuta a capire che il fascismo non fu fenomeno estraneo alla società sarda, secondo certa vulgata che si tese ad affermare nell’ immediato dopoguerra. Prese timidamente piede nell’Isola sin dal 1919, lo stesso anno della nascita, in piazza San Sepolcro a Milano del 1° fascio di combattimento,.
Le prime aggregazioni nascono a Tempio, in funzione anti-Camera del Lavoro, e ad Iglesias , per combattere il movimento operaio del bacino metallifero. Nel dic. del ‘19 si costituisce anche a Cagliari il primo fascio. Cioè il fascismo nasce in Sardegna nelle realtà dove più forte è la presenza socialista e più strutturata l’organizzazione politica e sindacale dei lavoratori. Una presenza diffusa e penetrante nelle altre zone dell’isola si avrà solo quando il regime si afferma pienamente. Ma anche allora in certe zone l’adesione sarà tiepida, si veda a tal proposto la relazione del responsabile dei fasci giovanili che riferisce sul non sufficiente spirito “menefreghista” (sic) in Ogliastra. Naturalmente “menefreghista” va letto con lo spezzante spirito del tempo che ne faceva una virtù.
Caratteristica del fascismo sardo è che esso per imporsi ha talvolta bisogno dell’intervento esterno. E’ il caso della Gallura, dove nel novembre del 22 le squadracce fasciste, provenienti dal Lazio, per un giorno intero seminano il terrore ad Olbia. Tra gli altri è oggetto di violenza l’avv. Antonio Sotgiu, padre di Girolamo, futuro senatore del PCI. Talvolta è un prodotto esterno, cioè di non sardi. Il primo e più importante leader , sino alla creazione del sardo-fascismo, è un toscano, Ferruccio Sorcinelli. E non sardi sono alcuni dei fascisti che si distinguono nell’uso della violenza: i famigerati Ottiolo e Nascinbene.
Ma, come emerge dalla lucida e stimolante introduzione del curatore, non si pensi che in Sardegna non ci siano violenti caporioni fascisti. Quando il regime prende piede, la violenza dei fascisti nostrani non è meno feroce di quella in altre regioni d’Italia. Lo attestano i barbari assassinii di Efisio Melis, del socialista Cesare Frongia, dei fratelli Fois a Portoscuso, ed ancora le violenze contro i deputati Corsi e Lussu. Lo attestano la distruzione di tante sedi sindacali e politiche, l’olio di ricino fatto ingurgitare a profusione ai militanti democratici, le continue intimidazioni fisiche verso gli avversari politici.
Elemento che caratterizza il fascismo nostrano è il cosiddetto “sardo-fascismo” che vide confluire nel partito fascista gran parte del gruppo dirigente sardista. Questa confluenza fu facilitata dalle lusinghe e dalle promesse del nuovo prefetto di Cagliari, generale Asclepia Gandolfo, insediato da Mussolini nel capoluogo sardo con questa specifica finalità. Entrano, tra gli altri, nel PNF i sardisti Putzolu, Pili, Endrich, Tredici. Rifiutano quei dirigenti in cui più chiara è la consapevolezza dell’involuzione al quale si stava avviando il Paese. Non aderiscono prestigiosi dirigenti come Lussu, Puggioni, Fancello, Bellieni, Mastino, Oggiano.
Merito del lavoro di Pirastu è di smascherare alcuni falsi della propaganda mussoliniana. Così si sofferma con particolare attenzione sulla falsità storica che vorrebbe Arborea (Mussolinia al tempo dl fascismo) opera del regime . Niente di più inesatto: il fascismo si appropriò di un’ idea che era stata concepita dai riformisti che già avevano cominciato a realizzarla nei primi decenni del secolo.
E’ opera, quella di Arborea, che si riallaccia alla politica di Francesco Saverio Nitti, ministro delle finanze con V.E.Orlando e poi presidente del Consiglio nel ’19.
Nitti, sin dal 1907 in articoli e saggi sostiene la necessità di una moderna legislazione delle acque. Così nel 1913 viene varata la legge sul bacino del Tirso. Nello stesso anno viene costituita la “Società Imprese Idrauliche ed Elettriche del Tirso” La predisposizione del progetto di massima della diga è affidata all’ing. Omodeo e nel 1917 iniziano i lavori di costruzione della stessa diga. Omodeo era politicamente vicino agli ambienti riformisti tanto che venne attaccato da “Battaglia”, periodico fascista cagliaritano.
Lo sbarramento del Tirso era la condizione per realizzare la bonifica dello stagno del Sassu in territorio di Terralba. Ideatore di questa grande impresa fu l’avv. Felice Porcella, socialista, già sindaco per 16 anni di Terralba e dal 1913 deputato al Parlamento. Porcella si avvalse dell’opera di due tecnici di grande valore: Dolcetta e Pierazzuoli. Da sottolineare che Dolcetta era fratello del condirettore della Banca Commerciale Italiana, vicina agli ambienti riformisti, che si accolla l’onere finanziario dell’operazione. Il fascismo con la cosiddetta “legge del miliardo” porta a termine lavori ideati ed iniziati da altri, realizzando una grande opera di propaganda con la falsificazione dei dati della storia.

Altro aspetto su cui si sofferma il curatore dell’Antologia è quello del mantenimento di quadri fascisti in gangli vitali dello Stato dopo il 25 luglio. Il comm. Fabris, capo dell’OVRA in Sardegna, viene nominato questore di Sassari, ed in tale veste è da addebitargli la responsabilità in ordine agli arresti seguiti ai ” moti del pane”, per i quali Enrico Berlinguer subì oltre tre mesi di carcere. Il Fabris venne destituito solo nel luglio del ‘44.
Particolare evidenza Salvatore Pirastu dedica alle responsabilità del gen. Basso, comandante militare della Sardegna, che consenti all’ esercito germanico di lasciare la Sardegna , pur in presenza di predominanti forze armate italiane. L’accordo del generale Basso col comando tedesco, impedì che l’ isola desse il suo contributo alla lotta di Liberazione. Si arrivò al paradosso di mezzi italiani messi a disposizione dei Tedeschi per facilitarne il passaggio in Corsica e di qui nella Penisola. Questo finì per favorire il rafforzamento della Wermacht e segnatamente della linea gotica, e prima ancora il ritardo nella liberazione di Roma.
Solo alcuni aspetti di questa stimolante opera. Gli anziani avranno il piacere di ritrovare pagine vissute, ormai affidate ai ricordi. Sono però i giovani i naturali destinatari, perché loro è il compito di far sì che certe situazioni non si ripetano. Senza dimenticare che il degrado che oggi viviamo è l’anticamera del fascismo, che la mancanza di rispetto della legge porta al fascismo, che il servirsi delle istituzioni per interessi personali è già fascismo che prende forma
La Resistenza fu l’Italia migliore che combatté e sconfisse il fascismo, e la Sardegna nella lotta non fu seconda ad altre regioni Quell’Italia oggi è offuscata ma non è scomparsa. Le virtù che animarono Gramsci, Lussu, Giacobbe, Angela Maccioni, Graziella Secchi, Mastio (solo alcuni dei tanti richiamati dalle pagine di Salvatore Pirastu) sono appannate ma non scomparse. Quando si deciderà di porre seriamente mano alla ricostruzione politica e morale di questo Paese, le nuove generazioni scopriranno quanto siano attuali quelle virtù.
Francesco Cocco

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Francesco Fancello (articolo sul Ponte del 51) La Sardegna per la riscossa di tutta l’Italia. Nell’autunno del 22 assassinio di Efisio Melis e Cesare Frongia, decorato di guerra.. Elogio di Francesco Cocco-Ortu “preferì la sconfitta elettorale al baratto….. si chiuse in un sdegnoso isolamento”
Quanto alla fusione “non significa che i fusionisti fossero in male fede, anzi ciò deve escludersi senz’altro per gran parte di essi, compresi i più autorevoli che assunsero la gravità del grave passo

Angelo Corsi descrizione del barbaro assassinio dei fratelli Salvatore e Luigi Fois a Portoscuso. Vennero uccisi a revolverate per essersi rifiutati di seguire una squadraccia fascista.
Ci rcorda il foraggiamento ai fascisti della varie compagnie minerarie. La bassa truppa pagata da 10 a 20 franchi al giorno
Corsi mette in evidenza il sostegno delle forze dell’ordine alla teppa fascista che mette a ferro e a fuoco l’Iglesiente distruggendo le sedi operaie….

Giuseppe Picchi descrive l’impossessamento ad Iglesias della sede del locale >Segretariato del popolo da parte dei fascisti locali, in cui primeggia quanto a ferocia certo Otelli, rimasto sinistramente famoso per lungo tempo.

Nencetti (prefetto di Sassari) relazione al Ministero dell’ Interno
Molto interessante perché con evidente favoreggiamento verso il fascismo mette in evidenza le violenze contro quelli che chiama i social comunisti . In particolare contro l’avv. Antonio Sotgiu, padre di girolamo e di Giuseppe. Importante perché mette anche in evidenza azioni di violenza finalizzate a perseguire interessi strettamente personali, nella fattispecie di un locale dirigente fascista (certo Rojch) a far abbandonare una condatta medica per favorire il proprio fioglio.

Virgilio Schinardi
Testimonianza per organizzare la resistenza contro le squadracce fasciste. Bella testimonianza sull’impegno politico di Lussu “ …mi sono trovato a mio agio, perché era come noi, parlando, affabile..”

Enrico Lecis,
testimonianza sul nonno materno Francesco Cocco-Ortu presidente del gruppo parlamentare “Democrazia” al quale aderì tra gli altri Giovanni Amendola

Circo0lare del PSd’A inviata alle Sezioni nel dic. 22
Raccogliere le parole del comandante D’Annunzio ai suoi legionari “troncare ogni occasione, ogni pretesto che comunque renda possibili urti dolorosi tra fratelli” Il richiamo al vate quanta confusione regnasse nel pamorama politico.

M.Brigaglia

Un interessante saggio su Archivio Trimestrale ci ricorda e ci fa conoscere l’eroica figura di Silvio Mastio nato a Cagliari nel 1901 , combatte contro il fascismo poi emigra in Venezuela dove muore in una spedizione contro la dittatura in quel paese. Una figura da eroe dei due mondi

Guido Melis
Un saggio in cui elemento centrale è l’esperienza di un giocvane comunista, Antonio Dorio, figlio di Francesco, deputato radical cattolico. L’esperienza di un periodico Sardegna, in cui si cala la linea gramsciana nell’analisi della realtà sarda.

Mchelangelo Pira
Incontro nel 75 alla Facoltà di Scienze Politiche. Presentazione della figura di Dino Giacobbe condannato a tre mesi di reclusione il 27.9.23. E’ il prima processo ad un antifascista. Le grandi difficoltà nel lavoro perché antifascista: licenziato dal Comune di Nuoro con la scusa di soppressione del posto. Nel 37 raggiunge Lussu in Spagna per combattere contro i franchisti. Poi emigrato negli USA dove fa il sarto e tiene i contatti con l’emigrazione antifascista.

Dino Giacobbe. È la relazione al predetto convegno a Scienze Poltiche.
Molto interessante perché mette in evidenza la presenza di dirigenti sardisti sardi in sedi internazionali. Contatti con sindacalisti italiani, spesso di chiara impostazione fascista, alemno sino all’entrata in guerra degli Usa.
La presenza dei sardi nella guerra di Spagna: circa trecento sardi su 5000 italiani

Maria Giacobbe
Evoca il clima culturale di Nuoro durante il fascismo :Particolare attenzione ad alcune donne democratiche: Angela Maccioni (moglie di Raffaello Marchi), insegnante, privata del lavoro per essersi rifiutata di giurare fedeltà al fascismo, Graziella Secchi Giacobbe, fa fronte agli impegni familiari dato che il marito è combattente con i repubblicani in Spagna, poi esule negli Stati Uniti. Altre donne: Marianna Bussalai, Maria Catte
Forte raggruppamento democratico nell’ambiente culturale nuorese: Antonio Dore, Gonario Pinna, Salvatore Cambosu, Luigi Oggiano, Pietro Mstino, G.B.Melis, Filippo Satta Galfrè, Salvatore Mannironi

Gianni Filippini
Ci ricorda che La Nuova Sardegna per 20 anni, dal 26 al 45 L’unione Sarda assunse la qualifica di “quotidiano fascista della Sardegna”.

Salvatore Pirastu
L’esperienza del 43 a Tortolì, la mobilitazione democratica tra i giovani e la non adesione ai GAV (gruppi armati volontari)

Il Sabato Fascista
“In cui cessa l’attività produttiva e si esplicano invece attività militari, politiche, culturali……. “spiritualità guerriera”
Mannironi
Le sofferenze del carcere, ma non si riferisce a se stesso, parla di Francesco Delogu, le peripezie e la solidarietà dell’ Avv. Renato Macciotta e del giudice Dessi

AVANTI SARDEGNA
Ciclostilato clandestino pubblicato dal 3 giugno al 21 agosto 43

Gen. Antonio Basso
Relazione a Badoglio sull’ autonomia in Sardegna.

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