L’eredità di Margherita Hack per le giovani donne di scienza

30 Giugno 2023
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di Ilaria Sesana - Altraeconomia

L’astrofisica e divulgatrice scomparsa il 29 giugno di dieci anni fa ha rappresentato un punto di riferimento importante per le studentesse e le ricercatrici che si avvicinano alle discipline scientifiche. Ne abbiamo parlato con Francesca Matteucci, che ha raccolto il suo testimone sulla cattedra di Fisica stellare all’Università di Trieste

Un ritratto di Margherita Hack scattato nel 2011 al festival della Scienza © Cirone-Musi
Nel 1997, in occasione della cerimonia per il suo pensionamento, era stata la stessa Margherita Hack, astrofisica scomparsa il 29 giugno 2013 all’età di 91 anni, a indicare in Francesca Matteucci la persona che avrebbe preso il suo posto sulla cattedra di Fisica stellare all’Università di Trieste: “La Francesca sarà la mia successora”, aveva detto con il suo inconfondibile accento toscano. “Lo intendeva sia in termini accademici, sia come ‘testimonial’ al femminile. Perché per emanciparsi, le ragazze hanno anche bisogno di esempi: la professoressa Hack è stata un punto di riferimento importante per tutte le donne che da giovani si sono avvicinate alle scienze e all’astrofisica. Io non sono nota come lei e non ho la sua stessa capacità per la divulgazione, ma molte mie studentesse mi hanno detto di aver continuato nel loro percorso di studi spinte anche dalla mia presenza -racconta oggi ad Altreconomia la professoressa Francesca Matteucci-. Margherita Hack è stata un grande esempio per noi donne, ha fatto un mestiere che ai tempi era considerato ‘da uomo’. Al tempo stesso è stata una persona impegnata nel sociale, nella difesa delle minoranze e che si è sempre battuta contro le ingiustizie. Con un grande cuore e un grande amore per gli animali”.

Matteucci è anche accademica dei Lincei e nel corso della sua carriera ha ricoperto ruoli prestigiosi come la direzione del Dipartimento di Astronomia presso l’ateneo friulano creato dalla stessa Hack, è stata presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto nazionale di astrofisica e ha fatto parte del comitato tecnico-scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi).

Professoressa Matteucci, quale è stato il contributo della professoressa Hack all’astrofisica e alla ricerca in questo campo?
FM Era una spettroscopista stellare, disciplina a cui ha dato un grandissimo contributo con i suoi studi e le sue ricerche. Ha curato lavori importanti in particolare sulle stelle binarie e negli ultimi anni della sua vita ha studiato soprattutto quelle nella banda dell’ultravioletto. Alla fine degli anni Cinquanta aveva ipotizzato che un sistema binario potesse avere una ‘compagna’ massiccia che non era possibile osservare nell’ottica. Un’intuizione che è stata confermata successivamente grazie al satellite “International ultraviolet explorer”.

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