Carbonia. Masala Sebastiano di 35 anni, Desogus Vincenzo 54 e Pisanu Domenico 49, muoiono ad agosto nelle miniere del Sulcis. Almeno 3.000 i licenziamenti, per la maggior parte di giovani tra i migliori qualificati, in attuazione del piano Eca-Acai e secondo la politica degli aiuti Usa

10 Marzo 2024
1 Commento


Gianna Lai



Oggi, come ogni domenica dal 1° settembre 2019, post sulla storia di Carbonia


Muoiono Masala Sebastiano di 35 anni, a Serbariu il 3 agosto, investito da convoglio; Desogus Vincenzo di 54, a Sirai il 18 agosto e Pisanu Domenico di 49, a Schisorgiu il 18 agosto, per frana.  All’ordine del giorno incidenti e continue segnalazioni di pericolo nelle direzioni di miniera, da parte delle maestranze, in risposta l’annuncio di ulteriori chiusure di pozzi. E se anche il Comitato Nazionale Carboni ha stabilito l’obbligo, per il prossimo inverno, del consumo di Sulcis e combustibili nazionali nelle sedi e negli uffici dell’amministrazione statale e parastatale, tuttavia si confermano in miniera, per il prossimo futuro, almeno 3.000 complessivi licenziamenti. Ora, nelle mobilitazioni della Cgil, anche “i cattolici”, a partire dalle 24 ore di sciopero programmate nel mese di settembre contro il licenziamento di 282 operai a Serbariu e a Cortogiana-Bacu Abis, tra cui il segretario della locale sezione comunista. In un mese 560 lavoratori allontanati dalla miniera e si tratta, “per la maggior parte, di giovani tra i migliori qualificati”, come denuncia la Fgci su L’Unità del 2 e del 3 settembre. Mentre si comunica alle Commissioni interne, subito dopo la visita della Commissione Alleata presso le miniere, che son stati messi da parte i previsti piani di risanamento: stornati gli stanziamenti promessi, secondo L’Unità del 7 settembre, verso il programma di riarmo annunciato dal governo.
Gli interventi della Commissione alleata presso le miniere vanno infatti inquadrati nell’ambito della nuova politica Truman che, nell’aprile del 1948, aveva istituito l’ECA, Economic Corporation Administration, agenzia governativa statunitense per amministrare l’erogazione dei finanziamenti del Piano Marshall. Un ufficio Eca presente in tutte le capitali dei Paesi che beneficiano degli aiuti, così a Roma, fino alla sua abolizione nel 1951. Determinanti i suoi interventi nella politica economica del governo italiano, dunque nelle decisioni che riguardano direttamente Carbonia e la sua crisi, originata dalle regole di un mercato internazionale, potentemente controllato dai grossi produttori di combustibili.
Di questo prende atto anche il Convegno di settembre per la difesa delle miniere, Unità autonomistica per la salvezza di Carbonia, che si svolge a Cagliari, presso la sala consiliare della Regione, palazzo della provincia, alla presenza di Chieffi, Spinoglio e Fioretti, il nuovo dirigente Carbosarda, e di Emilio Lussu e di Velio Spano: la presidenza a Crespellani e ai dirigenti Pietro Cocco della Cgil e Luigi Fiorito della Cisl. Dal Comitato per la rinascita della Sardegna il documento che riassume le vicende degli ultimi anni, un progetto ACaI per la messa in coltivazione di Cortoghiana e Seruci, agosto 1946 che, nel giro di 3 anni, avrebbero dovuto fornire 1.500.000 tonnellate di combustibile, approvato poi dal Cir per una spesa complessiva di 14.967.000 di lire. E poi un Progetto n. 2, presentato dal professor Levi in data 19 luglio 1949, 11 milioni da destinare al programma minerario e 18 per gli impianti di azotati: occupazione complessiva 14.000 unità per la miniera e 1.600 per l’insediamento industriale.
Ma durante il Convegno, fin da subito, si parla di migliaia di licenziamenti, 3.000 complessivi conferma Chieffi nell’incontro al vertice, in nome della ristrutturazione richiesta dagli esperti americani dell’Eca per “l’allineamento dei prezzi di produzione a quelli del mercato internazionale, onde ottenere finanziamenti in lire e in dollari”. Bastando, secondo il dirigente “7.500 operai Smcs a cavare una tonnellata e mezzo di carbone al giorno, per produrne, con l’introduzione di nuovi macchinari”, in arrivo dall’America, “tre milioni di tonnellate”. E denuncia Chieffi, durante il Convegno, 250 milioni di deficit mensili per la SMCS: “in questi due anni lo Stato ha stanziato quattro miliardi, ancora non del tutto erogati”, impegnandosi “per altri quattro da destinare alle nuove miniere di Cortoghiana e Seruci. Mentre per la Centrale approvata dal Cir, 60.000 kw di potenza (300 milioni di kwh annui), si prevede una spesa di sei miliardi, di cui 4.200 milioni in conto Erp e 1.800 in conto Regione Sardegna”.
Questi gli altri dati contenuti nella relazione Chieffi al convegno di settembre: le maestranze passano, nella previsione dell’azienda, da 11.000 a 8.000 unità, durante gli ultimi 3 anni già diminuito del 40% il numero degli operai, del 62% la massa complessiva dei salari pagati, mentre il movimento delle cambiali aumenta del 300% e il numero dei protesti di oltre 10 volte; il giro d’affari diminuito del 50%, esattamente come il consumo carne. E siccome c’è poco da fidarsi di quella massa di operai ridotti quasi alla fame, così forte lo sdegno popolare per il piano Eca-ACaI, si contano ben “42 poliziotti nell’atrio del palazzo della provincia,” messi a presidiare il luogo e la sicurezza dei relatori, come denuncia ai suoi lettori L’Unità di quei giorni, 15 -16 - 17 - 19 settembre 1950.

1 commento

Lascia un commento