Diritto di sapere e dovere di informare: il caso de L’Unione sarda

6 Ottobre 2009
1 Commento


Andrea Raggio

Con l’editoriale di domenica il direttore de L’Unione sarda è sceso in campo contro la manifestazione per il diritto di informazione. Sono rimasto colpito da questa sua critica: “I giornalisti sono scesi in piazza … se ne hanno sentito la necessità, hanno fatto bene. Ma non erano soli, con loro c’erano la CGIL, il PD, l’Italia dei valori, Rifondazione, le Acli, i Verdi e chi più ne ha più ne metta”. Verissimo, e con queste organizzazioni c’erano anche centinaia di migliaia di cittadini. Dove sta lo scandalo? I cittadini hanno il diritto di essere informati e fanno bene a difenderlo anche scendendo in piazza, e le organizzazioni democratiche che li sostengono fanno il loro dovere, non lo fanno quelle che disertano il campo. Alla fine, continua l’editoriale, la manifestazione “è apparsa come un’ennesima discesa in campo dell’opposizione”. Non soltanto è apparsa, ma è stata promossa proprio per consentire ai democratici tutti di diverso orientamento e alle organizzazioni sociali e politiche democratiche, comprese ovviamente quelle di opposizione, di manifestare contro la politica governativa in questo campo e per rivendicare il diritto dei cittadini di essere informati e la libertà dei giornalisti di informare. Dove sta lo scandalo? Il diritto che rivendicate, aggiunge l’editoriale, è garantito non solo dalla Costituzione ma da una grandissima varietà di mezzi, giornali, televisione, internet, convegni e conferenze. Per favore, si smetta di fare lo gnorri! Il vero scandalo sta nell’irrisolto conflitto d’interesse che mortifica il sistema dell’informazione e nella pretesa berlusconiana di imporre obbedienza anche alla televisione pubblica e a tutti i giornali, compresi quelli che non sono suoi, compresa L’Unione. Quanto all’invito a rispettare chi ha opinioni diverse esso va indirizzato con nome e cognome a chi insulta, offende e infanga gli avversari politici, cittadini, magistrati e giornalisti definendoli coglioni, delinquenti, farabutti, malati di mente, fannulloni e rovesciando su di loro valanghe di bugie: intendo dire Silvio Berlusconi e quei ministri e giornalisti che sono suoi compari di turpiloquio.
In conclusione, a me sembra che la critica del direttore de L’Unione non riguardi le manifestazioni di piazza in generale ma quelle che toccano Berlusconi nel suo punto più debole – il diritto all’informazione – e che il cavaliere perciò schernisce definendole manifestazioni farsa. L’editoriale di domenica è il segno che la proprietà e la direzione de L’Unione intendono accentuare l’indirizzo berlusconiano? Questo è un punto di grande preoccupazione. E’ impensabile, infatti, che la Sardegna esca dalle attuali difficoltà senza sviluppare la democrazia e la partecipazione. Con l’informazione mutilata e distorta c’è poca democrazia e non c’è partecipazione. La questione non riguarda soltanto la Sardegna e in Sardegna non riguarda non soltanto il quotidiano cagliaritano. Ma il caso de L’Unione è certo quello più preoccupante. Ecco perché è indispensabile che tutti i democratici considerino la manifestazione romana di domenica non come un punto di arrivo ma un forte stimolo alla lotta, una lotta di lunga lena, per fare del diritto di sapere e della liberta di informare indispensabili leve di una nuova fase dello sviluppo dell’isola. Com’è avvenuto, non senza risultati, nel passato.

1 commento

  • 1 andrea
    6 Ottobre 2009 - 11:47

    Intanto mi complimento con l’autore dell’articolo poichè, di questi tempi, prendere posizione contro il fogliaccio in questione sembra sia divenuto un esercizio un tantino retrò tra l’intellighenzia indigena, spesso sorda e muta, se non connivente.
    Ma questo è soltanto l’ennesimo episodio di una deriva che - mi pare - stia avvicinando pericolosamente il sistema dell’informazione sarda ad un punto di ritorno. Il governatore Cappellacci ha potuto, ancora una volta, avvalersi di un eccezionale veicolo di comunicazione, come la prima pagina domenicale dell’Unione, per publicizzare il vacuo e intangibile operato della sua giunta: sono posizioni legittime, se si rendono esplicite e non vengono “mascherate” da una sbandierata indipendenza che, come tutti sappiamo, non è certo il carattere più incontrovertibile del quotidiano targato Zuncheddu. E bene ricordare, inoltre, che il gruppo editoriale cagliaritano non ha sentito l’esigenza di intervistare UNA VOLTA l’ex presidente regionale per tutta la durata del suo mandato su questioni anche di notevole rilevanza, contribuendo ad inquinare e manipolare il libero formarsi dell’opinione pubblica isolana.

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