Cara Ministra, se riduci i fondi, certo che il 98% della spesa và agli stipendi!

19 Dicembre 2009
Nessun commento


Cristian Ribichesu

Seguo spesso Ballarò. Anche questo martedì, e purtroppo vedo il Ministro all’Istruzione lontana dal contesto scolastico. Sarà un mio limite. Penso che il punto non stia nel fatto che i finanziamenti della Scuola ivenissero usati, prima dell’insediamento di questo Governo, per il 98% per pagare stipendi, come affermato dal ministro Gelmini, ma che negli anni progressivamente siano stati ridotti i finanziamenti nell’istruzione e, per forza di cose, alla fine sono rimasti in piedi solo i capitoli di spesa per pagare gli stipendi. Certamente le responsabilità devono essere distribuite nel tempo, tanto che l’Italia per il finanziamento di questo settore fondamentale per lo Stato è ben sotto la media, per PIL, dei paesi OCSE. E si consideri che circa un sesto del personale docente ogni anno è rappresentato da personale precario, precario per risparmiare sui costi della stabilizzazione, assunto a settembre e licenziato a giugno o agosto, e per anni.
Voglio aggiungere anche che quei sistemi di ammortizzazione sociale annunciati dal Ministro, con tanta enfasi, ancora non esistono, dato che molti docenti non hanno neanche ricevuto il pagamento del tfr dello scorso anno, il pagamento delle ferie non godute e, lavorando quest’anno per poche ore, hanno perso la disoccupazione di 800 euro per lavorare per poche centinaia di euro, e magari a parecchie decine di chilometri da casa e pagati non sempre puntualmente anche per quelle poche centinaia di euro (non si immagini tanto, 300, 400, 500 euro). Immaginatevi il Natale di molti docenti precari, che ancora, anche per passione e senso del dovere, continuano a lavorare per le supplenze preparandosi tutti i giorni e acquistando continuamente e personalmente libri e materiali didattici. La convenzione con l’INPS, poi, per il momento non è ancora funzionante, e parlo di quella convenzione che avrebbe dovuto assicurare un reddito minimo per i precari che avessero lavorato per poche centinaia di euro, con una formula di completamento tra stipendio a tempo determinato e disoccupazione (legge Salva-precari). Rimango allibito, inoltre, davanti all’affermazione del Ministro all’Istruzione di voler migliorare la Scuola con una nuova formazione dei docenti, dato che i docenti preparati e qualificati esistono e da anni lavorano come precari in mezzo a mille difficoltà. La scuola media, poi, con la cancellazione delle ore a disposizione, ogni qualvolta si assenti per un giorno un docente, vede spesso la divisione degli alunni di una classe in altre differenti, sovraffollandole. Insomma, in pochi minuti, purtroppo perché la puntata ha visto una variazione per la discussione dell’aggressione al Capo del Governo (la scaletta prevedeva la tematica principale sulla Scuola), comunque in pochi minuti si è negato il fatto che la “riforma” Gelmini sia data essenzialmente da un enorme taglio a carico del personale scolastico precario. Triste sentir dire da parte del Ministro che i lavoratori a tempo determinato non devono pretendere nulla in merito alla stabilizzazione.Triste e scorretto, moralmente e politicamente. Tra l’altro, se si dovesse ragionare così come afferma il Ministro, non dovrebbero pretendere niente quelle centinaia di migliaia di lavoratori a tempo determinato che lavorano in vari settori del pubblico, nazionale, regionale e locale, e che avendo superato “solo” una selezione o un concorso richiedono giustamente l’inserimento lavorativo indeterminato. E scrivo “solo” non per sminuirne l’importanza, ma perché gli specializzati docenti precari hanno superato un corso-concorso con selezione e esame di Stato ben articolato. Ormai uno scippo.
I paragoni del ministro Gelmini, poi, come chiedere se si pensa che aumentando gli investimenti nell’Istruzione questa possa migliorare, lasciano il tempo che trovano, perché sarebbe come dire che un auto non va solo con la benzina, ma non va solo con l’autista o solo con le ruote. Semplicemente un sistema per funzionare deve avere a disposizione tutte le risorse che lo completano organicamente, risorse umane, finanziarie, organizzative e strutturali. E intanto molti docenti precari, supplenti, come scritto, stanno lavorando in previsione di uno stipendio il cui pagamento viene posticipato nel tempo, perché in molte scuole mancano le risorse finanziarie In ragione di tutto ciò il Governo, proprio vedendo la riduzione progressiva dei finanziamenti per l’Istruzione, avrebbe dovuto aumentare le risorse per la Scuola, non diminuirle facendo breccia nei problemi esistenti e creando una voragine.

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento