La Carta de Logu Noa e la statualità sarda

23 Dicembre 2009
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Mario Carboni

Riprendo la riflessione di Gianfranco Sabattini sulla Carta de Logu Noa de sa Natzione Sarda, la proposta di Statuto speciale avanzata dal “Comitato firma per la tua Sardegna”, e rilevo che, ad oggi, la nostra proposta rimane ancora l’unica, almeno fra le recentissime.
Rischiamo però di inondarci di fiumi di parole che creano altri fiumi e torrenti sempre di parole.
Mi basta che Gianfranco affermi:
Ecco perché da tempo vado sostenendo che è giunto il momento di una rifondazione dello Stato-nazione italiano, attraverso l’adozione di una struttura federalista, o se si vuole, lo ribadisco, confederalista.
Sono totalmente d’accordo e Gianfranco sa che non è da oggi che assieme a G. Pintore portiamo avanti tanti concetti espressi nella sua risposta ma che sono stati osteggiati nel passato e a volte anche criminalizzati soprattutto dalla sinistra mentre ancora al suo interno operano fieri centralisti
Se siamo d’accordo sulla prospettiva vuol dire che per realizzare una struttura federalista come ancora di più confederalista occorre che la Sardegna si costituisca in statualità o se non si ha paura delle parole in vero e proprio Stato, per non andar lontani ed essere comprensibili come lo sono i componenti degli Stati uniti d’America.
Questa Statualità deve regolare la propria vita secondo una Carta costituzionale o Statuto e una corrispondente Costituzione federale.
Non ci siamo attaccati alle parole e proprio come gli autonomisti iberici abbiamo preferito conservare il termine Autonomia per entrare nei contenuti perché poi sono questi a dare significato alle parole.
E se è vero che l’identità deve essere la chiave per ogni attività politica, per la Sardegna non si può non parlare di Identità nazionale sarda a partire dalla nostra lingua e alla costituzionalizzazione della sua parificazione ufficiale con la lingua federale che sarebbe poi la lingua italiana e l’applicazione della sussidiarietà politica ed economica massima possibile.
Il tutto sembrerebbe più complicato ma in realtà semplificato dalla nostra appartenenza all’Unione europea nella sua difficile via verso un obiettivo federalista o confederalista come del resto auspicato da Camillo Bellieni.
Allora non capisco la contrapposizione che mi è sembrata preconcetta alla nostra proposta che si situa in un gradino un po’ più basso rispetto ai nostri comuni obiettivi ideali come contributo all’elaborazione di un nuovo Statuto entrando e lo ripeto nel campo dei contenuti.
Gradino più basso nel senso che proprio per non essere velleitari abbiamo scelto un percorso riformista cercando di salire forse più di un gradino da quello di partenza dello Statuto vigente ma non troppo lontani dai migliori gradini delle Autonomie nazionali europee oggi realizzate quali quelle iberiche.
Anche queste autonomie aspirano al federalismo o al confederalimo (visto che anche il loro sostanziale indipendentismo che accetta e auspica una migliore Unità europea non può evadere dalla prospettiva federale) hanno scelto una loro via riformista all’interno del loro Stato centrale.
Anche noi sardi dobbiamo scegliere una nostra via e il nostro Statuto o Carta de Logu Noa de sa Natzione sarda è una proposta in questo senso.
Trovo anche, data la complessità della nostra proposta, non facile dare giudizi senza entrare nel merito delle tante componenti culturali, economiche, amministrative, elettorali, fiscali…..federali.. senza dare l’impressione di voler dare giudizi sommari e preconcetti.
Sarebbe necessario un confronto più ampio e diretto.
Non è facile ma non dispero possa essere possibile, intanto il tempo passa.. chissà che l’anno venturo non ci permetta qualche passo avanti.
 

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