Energia: destrutturare la propaganda nuclearista

28 Giugno 2010
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Gonario Francesco Sedda

Intervenendo al direttivo di Confindustria (12 maggio 2010) Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel, ha chiesto di mettersi al lavoro per “creare le condizioni affinché l’opinione pubblica possa formarsi una coscienza nucleare scientificamente e tecnicamente ben orientata”. E per raggiungere lo scopo ha avvertito che è necessario “parlare tutti insieme al paese”.
Alla base della richiesta di F. Conti sta la non vinta ostilità nei confronti di un ritorno al nucleare in Italia. Secondo un sondaggio indipendente (cioè non di origine antinuclearista) vi sarebbe “un grande bacino di opinioni potenzialmente mobili, cittadini possibilisti, che non sono contrari, ma non hanno una posizione netta a favore del nucleare, ai quali è necessario rivolgere una corretta informazione”. Infatti, le risposte del 59% degli intervistati oscillano tra “abbastanza” e “poco” quando viene chiesto loro se sono favorevoli alle centrali nucleari.
Il blocco di interessi direttamente coinvolto nell’affare nucleare (ENEL e altri produttori di energia elettrica – nazionali ed europei – insieme con l’industria italiana elettromeccanica) ha già impegnato il proprio apparato ideologico nell’opera di convinzione dei “cittadini possibilisti”, ma ancora dubbiosi.
La propaganda nuclearista è insidiosa perché tende ad assumere una parte delle preoccupazioni degli avversari, accreditandosi come ispirata alla moderazione e alla ragionevolezza, come portatrice di fiducia nel futuro e nel potere salvifico della tecnologia. Tutto in contrapposizione alla irragionevolezza, all’estremismo, al romanticismo e alle paure paralizzanti del movimento antinuclearista.
Si utilizza un grimaldello ideologico già noto: l’energia non è né di destra né di sinistra. Ma si tratta di un’affermazione che non va oltre la constatazione banale che l’energia riguarda tutti. Infatti non è in discussione l’energia in sé, ma la scelta dei modi per metterla a disposizione, della quantità che può essere impiegata e della qualità del suo uso finale. Insomma si discute di politica energetica. Nel momento in cui si lotta per impedire che l’acqua da bene comune diventi merce, occorre incominciare a pensare a far diventare bene comune anche l’energia, sottraendo i prodotti energetici alla logica predatoria e dissipativa del capitalismo globalizzato.
Quel “bacino di cittadini possibilisti” è decisivo anche per gli antinuclearisti che devono saper “parlare tutti assieme” al di là delle loro differenze e articolazioni: per orientare gli incerti verso una posizione netta contro il nucleare e comunque per impedire o limitare la loro mobilità verso la scelta nuclearista. Non è e non sarà un compito facile.
Occorre destrutturare la propaganda del blocco di interessi coinvolto nell’affare nucleare, anche quando conquista egemonicamente settori del mondo scientifico che sono strategicamente estranei al suo dominio o quando coltiva un ecologismo ancillare e subalterno. Così in Italia anche prestigiosi (e tali restano) scienziati di orientamento antigovernativo e antiberlusconiano si pronunciano a favore del nucleare a certe condizioni – quasi che il loro prestigio, affidato incautamente nelle mani di affaristi, bastasse di per sé a rendere effettive quelle condizioni; e in Francia diversi gruppi e associazioni si dichiarano nuclearisti non malgrado siano ecologisti, ma in quanto ecologisti (in particolare Association des Ecologistes Pour le Nucléaire – AEPN, www.ecolo.org).

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