Quando capisci che la laurea non fa la differenza

11 Luglio 2010
2 Commenti


Daniela Spinella

Proseguiamo gli approfondimenti sulla condizione giovanile con questo articolo apparso su Il Manifesto del 3 u.s.

Laureato, forse anche con la lode, ma disperatamente alla ricerca di un lavoro. Anni di studi con la prospettiva di un futuro professionale gratificante - merito anche dei tuoi genitori che ti hanno dato quello che a loro mancava - sono scomparsi subito dopo la tua laurea. Hai solo vent’anni ma sei già senza speranze.
In un primo momento, ancora ottimista nel poter dimostrare a te stesso e agli altri che «la tua laurea fa la differenza», ti lanci nei concorsi pubblici di ogni tipo nell’ambito delle risorse umane, dell’amministrazione e persino degli addetti agli sportelli di qualche importante ente statale, compilando test preliminari e questionari a risposta multipla e aspettando in un tempo indeterminato l’uscita della graduatoria dove, disgraziatamente, il tuo nome non compare mai.
Così, perduto già l’ottimismo di partenza e cestinata la tua autostima, cambi rotta: agenzie interinali, centri per l’impiego - i vecchi uffici di collocamento con le lunghe liste di disoccupati - e i soliti annunci di lavoro, che ritieni il mezzo più affidabile e veloce per il tuo scopo. Non è quello a cui aspiravi ma, per tirare avanti e cercare qualcosa di meglio in un futuro prossimo, potresti anche provare: in fondo, tutti i ragazzi della tua età hanno fatto «provvisoriamente» questo genere di esperienze lavorative. «Pizzeria al taglio zona tuscolana cerca ragazza bella presenza per lavoro part o full time max 28 anni tel 06…».
Chiami per avere un appuntamento - dall’altra parte risponde una voce quasi incomprensibile che biascica le parole faticando per farsi comprendere nella tua stessa lingua - e consegnare il tuo Cv.
Il tuo probabile futuro datore di lavoro ha visto il tuo Cv con molta superficialità dicendoti che ti farà sapere perché deve selezionarlo tra migliaia di altri, ma ti chiamerà per una prova di collaudo - sempre se troverà, leggendolo veramente, qualcosa che possa interessarlo.
Nella peggiore delle ipotesi, sarà la tua stessa laurea a penalizzare la tua discreta ambizione ad un posto come segretaria, dove ti potrebbero rispondere: «Ci dispiace, ma non assumiamo laureati perché abbiamo già avuto esperienza di ragazzi che si sono licenziati dopo aver trovato il posto di lavoro adatto alla propria laurea».
Incomprensibile paradosso pensare che una preparazione maggiore di quanto richiesto possa compromettere negativamente la tua necessità di un’occupazione tranquilla e senza troppe pretese. E i casi non sono pochi né eccezionali, con la conseguenza che spesso ci si ritrova a fare lo stesso lavoro «provvisorio» che facevi durante gli studi universitari.
Sono le più svariate le situazioni di «provvisorietà» tra i giovani, che spesso si ritrovano a fare i promoter o le hostess con ingannevoli promesse di guadagno facile e veloce. Ti fanno andare in strada, magari davanti ad una grande e importante libreria, con in mano una cartellina ed uno pseudo questionario da compilare dove il massimo del tuo sforzo sarebbe fermare la gente per chiederle «Signora, lei legge libri?» e, trattenendola con lo scopo di affibbiarle una tessera da associato, alla fine del mese ti ritroveresti con uno stipendio da impiegato statale.
Per fortuna, dopo qualche giorno di prova, l’esperienza non dura che il rapido calcolo del tempo perso in giro (di solito otto ore tra mattina e pomeriggio), il mal di testa accumulato a forza di ripetere le stesse cose, la tensione causata dalla gente che spesso ti mostra intolleranza e, infine, il reale guadagno finale che risulterebbe dalla percentuale di tessere rilasciate.
E allora capisci che la tua laurea non fa la differenza.

2 commenti

  • 1 Giuseppe
    13 Luglio 2010 - 14:07

    La laurea oggi è “conoscenza”e ” sapere” che equivale ad essere liberi perchè abbiamo la capacità di ragionare e di capire quando tentano di intrappolarti con catene mentali, ti permette di non scendere a compromessi, non è un passpartout per trovare lavoro ma è la via migliore per trovare la libertà. Se svolgi un lavo…ro al di sotto del titolo posseduto vieni costantemente danneggiato e sbeffeggiato da chi il tuo titolo non è riuscito ad ottenerlo però intanto ……..sei un DOTTORE

  • 2 Giulio Lobina
    15 Luglio 2010 - 02:34

    Sono stato a Rebibbia qualche giorno fa. Un carcere di “ultima generazione” dove i condannati, almeno nella parte che ci hanno mostrato, non solo hanno una sala della musica dove suonano, ma una azienda agricola dove prestano il proprio lavoro, una falegnameria dove lavorano, le cucine, i “porta pasti”, una stanza dell’arte…qualsiasi “lavoro” facciano all’interno di quelle mura, sono PAGATI. Non solo. Alcuni di essi lavorano in cooperative che li assumono proprio per lavorare dento il carcere e la TELECOM paga una decina di carcerati che rispondono al 1254. La ragioneria del carcere poi apre dei conti correnti di cui loro possono usufruire. La “parte” che ho visitato io di Rebibbia è 1OO volte migliore del braccio “chiuso” del minorile di Quartucciu e credo anche 10 volte migliore di Buon Cammino. E dire che ho anche pensato ad alcuni minori stranieri che, scontata la pena in carcere, si fanno arrestare nuovamente perchè lì hanno da DORMIRE, da MANGIARE e sono anche pagati se fanno qualche lavoretto. Non so se una laurea fa la differenza. Ma so che è triste pensare: CAVOLO, se dovessero arrestarmi vorrei essere trasferito a REBIBBIA…perchè oggi i giovani vedono come “meta” il lavoro e non hanno più voglia di crearsi una famiglia. Il lavoro deve essere lo strumento per creare una famiglia e per farla vivere dignitosamente. Non la meta. Che triste uno Stato in cui il Governo è palesemente inadatto a governare, dove i ministri si dimettono uno dopo l’altro e si lavora solo con la fiducia, lodi alfani 1 e 2 e si sente ancora parlare di P2 e P3. Quando diremo basta? Pare delle volte che il detenuto di Rebibbia che risponde al 1254 sia più “felice” di chi dopo due laueree frequenta un Master in Criminologia e vede da libero cosa fanno i carcerati. Una libertà con le ali tagliate è più Prigione della Prigione.

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