W Berlusconi, W Cagliari !

7 Febbraio 2011
3 Commenti


Michele Podda

Facciamo un pacco, leghiamoci una bella pietra di quelle grosse così e buttiamo tutto a mare. Che cosa, dentro il pacco? Ma è chiaro, tutta la questione Berlusconi. Come? Bisogna andare fino in fondo!
Ma qualcuno pensa davvero che ci sia un fondo, o che esso si possa raggiungere? No; tanto vale…
D’altronde, diciamo la verità:
- Possiamo noi incastrarlo sui suoi reati penali? Sono in difficoltà gli stessi giudici piuttosto agguerriti di Milano! Noi, un’idea ce la siamo fatta; teniamoci quella e via.
- Possiamo forse averla vinta sull’aspetto morale? Ma potremmo stare qui a disquisire quanto vogliamo, che non ne caveremmo piedi! Finiremmo persino per scontrarci fra noi, cercando di stabilire se è normale… andare a puttane, oppure se desiderare la donna… non altrui, specie ad una certa età, comporta la necessità di cure… psichiatriche. Meglio desistere. E poi a questo ci penserà il “feroce” Bagnasco.
Qualcuno vorrebbe proporre di mettere nel pacco anche … il nocciolo della questione? Non conviene, tanto morto un papa se ne farebbe un altro, che potrebbe risultare peggiore del primo. Che sarebbe colpa nostra? Neanche per sogno, perchè pur celebrando la liturgia del voto, e invertendo ogni ordine di addendi e fattori, tranquilli, il risultato non può cambiare. E’ il sistema.
Legare la pietra a tutti i responsabili del sistema? Non basterebbero gli oceani a contenerli, e non so se noi stessi potremmo sfuggire alla condanna; chi giunge al potere, o lo sfiora soltanto, in qualche modo viene contagiato, e ne diventa organico almeno in parte. E’ destino.
Legarci noi stessi la pietra al collo no, perchè ciò significherebbe facilitare la vita stessa e il perdurare di quel sistema che vorremmo cambiare, e questo favore non glielo faremo mai.
Chi è che aveva parlato di “politica dei piccoli passi”? Sicuramente in ogni epoca storica e a tutti i livelli, moltissimi hanno adottato questa strategia, e anche a noi non resta che fare altrettanto.
Considerato che il punto di partenza (forse anche di arrivo?) deve essere quello locale-individuale, il primo passo riguarderebbe la famiglia, e fin lì ci siamo; ciascuno di noi si arrabatta sicuramente per rendere la vita propria e quella dei suoi più serena e sopportabile.
Il secondo passo, tralasciando quello delle amicizie e frequentazioni personali, dovrebbe puntare sulle ASSOCIAZIONI, di qualunque tipo esse siano, politiche o culturali, ricreative o sportive, del volontariato o del sociale. A parer mio dovremmo puntare proprio su questo livello, superando così il dilemma della pietra e pervenendo invece alla seconda parte del titolo, “W Cagliari”.
Presto ci saranno le votazioni per il Comune più grande e importante della Sardegna, un Comune di tutti i sardi, considerato anche che i suoi residenti provengono da tutti, ma proprio TUTTI i Comuni dell’Isola. Quale migliore occasione per compiere il “piccolo” passo successivo, valutando se sia il caso e se sia possibile pervenire all’elezione di una Assemblea comunale rispondente davvero al volere e alle necessità della gente?
Le primarie del PD non pare abbiano sortito la serenità sperata, nella Sinistra; astiosi contrasti non sopiti potrebbero riemergere, con conseguenze inesorabili. Sul fronte opposto altre forze politiche annaspano anch’esse, condizionate dalle bufere che tuttavia sembrano avere addolcito il Grande Capo, rassicurante nel promettere riforme subito e nel dare l’OK a un candidato esterno su Cagliari. Altri ancora contrattano, per eventuali accordi fra alleati. Infine si voterà e le cose saranno come prima, “chiunque vinca” o quasi.
Almeno che non cambi qualcosa; ma che cosa, se comunque la pioggia scende abbondante?
La risposta potrebbe essere qui, nell’articolo-invito di Antonello Murgia che propone un incontro fra Associazioni per chiedere al Comune, o far promettere ai candidati, IDONEI LOCALI FRA I NUMEROSI DISPONIBILI, DA METTERE A DISPOSIZIONE APPUNTO DELLE STESSE ASSOCIAZIONI. Normalmente chi ricerca la partecipazione della cittadinanza dovrebbe fare ponti d’oro, a chi vuole liberamente contribuire, collaborare, proporre qualcosa a chi amministra una città capoluogo (quasi capitale) come Cagliari. Non gettoni di presenza, passi; ma almeno i locali per riunirsi…! Ma di chi saranno questi benedetti locali?
Qualcosa cambierebbe se in quell’icontro (1° febbraio) e in altri successivi, si decidesse che:

- Tutte le Associazioni, oltre che svolgere quelle attività che sono previste per statuto, creano una sorta di FEDERAZIONE che possa seguire, stimolare e “aiutare” l’Amministrazione comunale.
· Le stesse Associazioni favoriscono la partecipazione dei cittadini all’amministrazione della LORO città, perchè si esprimano non solo col voto ma anche col proprio parere in merito alle questioni più importanti che li riguardano.
· Tali Associazioni nominano una Redazione in grado di gestire un BLOG finalizzato esclusivamente all’informazione e al coinvolgimento dei cittadini su ogni questione di cui sopra.
· Le Associazioni, o i loro delegati, cominciaono subito con lo stilare un programma da proporre ai vari candidati e gruppi politici che si confronteranno alle prossime amministrative, previa adeguata consultazione delle famiglie cagliaritane.
· Le Associazioni “pretendono” non soltanto i locali, ma anche mezzi e arredi che consentano al meglio lo svolgimento di tutte le attività sopra elencate, e la presenza stessa di un incaricato comunale (funzionario o consigliere) che faciliti i contatti tra Associazioni e Comune.
· Le Associazioni costituiscono una sorta di URP (Ufficio Relazioni col Pubblico) col compito di rendere più efficaci critiche e proposte della cittadinanza sull’operato del Comune, garantendo la massima trasparenza e divulgazione e rendendo credibile l’affermazione che il Comune è AL SERVIZIO DELLA GENTE, e non altro.
Se si riuscisse a mettere almeno cinquanta teste in una “berrita” e a fare questo, ci sarebbe la speranza di poter fare anche altro, col passo successivo.

3 commenti

  • 1 Antonello Murgia
    7 Febbraio 2011 - 16:39

    Non avevo pretese così ambiziose, quando ho fatto la proposta di incontro fra le associazioni, ma certo sarebbe bello se esse potessero svolgere il ruolo di una sorta di consulta sociale per l’amministrazione comunale, come propone Michele Podda in questo articolo. Intanto, però, registriamo con piacere che il problema era sentito da molti, visto che nella riunione del 1° febbraio c’erano ben 25 associazioni. Il compito è gravoso, ma per ora ci accontentiamo di aver messo in moto la macchina, di aver fatto partire un’azione di democrazia partecipativa, poi si vedrà. Quello che trovate qui sotto è il testo che Gianfranca Fois, a nome del coordinamento, ha inviato a tutti come base di discussione per domani 8 febbraio alle 17.30 alla Fondazione Raggio.
    Martedì 1° febbraio nella sede della fondazione Luca Raggio si sono incontrati i rappresentanti di 25 gruppi impegnati a Cagliari nei più vari settori, sociale, culturale, politico e ambientale. Nel corso dell´assemblea sono stati esaminati i problemi, in primo luogo logistici, che condizionano in negativo l´attività delle associazioni, nelle loro più variegate espressioni. Ed è stato sottolineato come le associazioni rappresentino un insostituibile raccordo tra gli amministratori e il cittadino a nome del quale portano sotto i riflettori difficoltà, interessi e attese in un momento in cui il rapporto tra le due componenti appare in crisi. I partecipanti alla riunione hanno rivendicato con orgoglio il ruolo svolto nella crescita, nei vari settori di azione, della città e hanno deciso di dare vita a un coordinamento incaricato di avviare in tempi brevi un confronto con l´Amministrazione comunale. Quest´ultima ha titoli e mezzi per favorire l´espandersi di un movimento che coinvolge circa 350 associazioni con migliaia di iscritti, i quali pongono come limite alla loro attività - tutte senza fine di lucro - unicamente i valori consacrati nella Costituzione. I responsabili delle associazioni hanno individuato una serie di edifici di proprietà comunale sotto utilizzati (in primo luogo lo stabile dell´ex liceo artistico, ma anche parte del casamento delle elementari Riva e di altre scuole) che potrebbero ospitare una casa comune (anche in più edifici) delle associazioni cagliaritane, permettendo di avere certezze sul loro futuro, di potenziare visibilità e riconoscibilità, con la conseguenza di incrementare l´attività e gli iscritti, quindi il dialogo tra le componenti della società, con una crescita costante del metodo democratico della partecipazione. L´assemblea ha inoltre ricordato che il diritto dei cittadini di riunirsi pacificamente sancito dalla Costituzione non può esplicarsi senza un fattivo contributo delle Istituzioni. La concessione di una casa comune alle associazioni caratterizzerebbe in senso largamente positivo l´attività dell´Amministrazione civica, con un´iniziativa che non pare avere precedenti nel panorama nazionale. Per queste ragioni i partecipanti alla riunione hanno dato mandato ai membri del coordinamento di sollecitare un incontro urgente con il sindaco Emilio Floris, anche per sollecitare regole certe e trasparenti sulla erogazione di contributi.

  • 2 Antonello
    7 Febbraio 2011 - 17:26

    Caro Michele
    quello che tu esponi nel mio lessico si chiama Urban Center con la partecipazione diretta delle associazioni.
    Dal momento che partecipammo entrambi alla nascita del comitato pro U.C. non posso che applaudire alla tua proposta.
    Ti segnalo che il Polo Civico ha inserito nel proprio programma quanto tu chiedi e, credo, anche qualcosa di più.

    Riporto la bozza di scheda elaborata:

    La città verso i cittadini e la scuola. Politiche per lo sviluppo dell’empatia sociale, della trasparenza e della qualità dei progetti.
    L’amore dei cittadini per la propria città é considerato il presupposto di una buona evoluzione del territorio e quindi del miglioramento della qualità urbana e della vita degli abitanti stessi. Anche la trasparenza degli atti é il fondamento del miglioramento dei processi, dei progetti e degli standard di qualità di un’organizzazione pubblica e privata.
    Questo ciclo deve essere avviato attraverso politiche che migliorino la conoscenza delle tematiche pertinenti il territorio: la storia; la cultura; l’evoluzione urbanistica; le problematiche sociali; i piani di sviluppo approvati.
    In molte realtà urbane europee, comprese alcune eccellenze italiane, alcuni di questi compiti sono svolti da un’istituzione denominata Urban Center. Per esempio a Bologna:
    È uno spazio di informazione e di dialogo, un punto di riferimento per la progettazione condivisa del futuro di Bologna, un laboratorio di idee. Tutti i soggetti che concorrono a disegnare il volto della città – istituzioni pubbliche, cittadini, associazioni e rappresentanti del mondo economico e sociale – trovano qui un’occasione di reciproca informazione e di confronto.
    Urban Center Bologna è gestito da un Comitato composto da alcuni tra gli enti e le istituzioni maggiormente coinvolti nelle trasformazioni della città e del territorio, nonché nella definizione e nella promozione del “sistema Bologna”.
    L’Urban Center di Cagliari, rispetto all’esempio sopra riportato, avrà una caratteristica in più: non sarà solo l’Agorà dei progetti urbanistici per la città ma sarà rivolto all’esterno, alle scuole e ai centri sociali, con lo scopo dichiarato di sviluppare Empatia della comunità cittadina a favore di se medesima e del territorio in cui é stanziata.
    I progetti presentati e dibattuti nell’U.C. saranno sia quelli materiali, urbanistici, sia quelli immateriali come per esempio una campagna di marketing civico o turistico.
    Sarà data la possibilità ai cittadini, attraverso uno specifico spazio digitale, di esprimere il proprio voto su alcuni quesiti posti dall’amministrazione relativi a tutti i settori: ambiente, sociale, cultura, lavori pubblici, sport, etc”.
    Gli obiettivi del progetto:
    ► favorire la partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa del Comune;
    ► informare i cittadini sulle attività presenti e future;
    ► stimolare il dibattito sui temi politico-amministrativi;
    ► monitorare in tempo reale il polso della comunità;
    ► creare uno strumento a disposizione dei decisori da utilizzare soprattutto prioritariamente alle scelte amministrative;
    ► favorire la nascita di nuove idee e progetti;
    ► favorire la diffusione dell’informatica nella popolazione Cagliaritana
    Il laboratorio dell’U.C. avrà funzioni di agenzia, nel senso che in esso dovranno essere sviluppati, per esempio, gli strumenti multimediali di comunicazione. All’interno vi sarà pertanto uno staff di esperti, tre massimo cinque persone, che avrà l’onere iniziale di porsi in rete con tutte le realtà cittadine che possano interagire apportando anche volontari contributi.
    Antonello Gregorini
    Presidente Polo Civico Cagliari

  • 3 Michele Podda
    10 Febbraio 2011 - 00:12

    D’accordo, l’impresa non è delle più semplici. Il fatto però che 25 Associazioni abbiano risposto e che tante altre potrebbero aggiungersi (A. Murgia darà comunicazione, penso, sul secondo incontro) farebbe ben sperare.

    Che il problema sia sentito lo dimostra anche l’esistenza stessa di tante Associazioni, e fra esse quelle, sicuramente numerose, che si propongono un rapporto critico ma costruttivo con l’Amministrazione Comunale, come l’Urban Center a cui accenna A. Gregorini , o lo stesso Polo Civico.

    Il problema reale è CONCRETIZZARE.

    I cittadini non sanno più a chi credere, non si fidano tanto; e subodorano giustamente secondi fini e interessi i più vari da tutte le parti; dunque ci vanno molto cauti, sono diffidenti e aspettano. Qualunque iniziativa perciò deve innanzitutto conquistare CREDIBILITA’, e non è facile. Le stesse Associazioni, che pure vorranno partecipare e rispondere all’invito di A. Murgia, immagino che abbiano preteso garanzie sull’ assenza di “prime donne”, “titolari ” e “primogeniture”. All’interno di una ipotetica rappresentanza di Associazioni, o di una Consulta, i ruoli e gli incarichi dovrebbero essere affidati secondo modalità VERAMENTE DEMOCRATICHE, con la certezza che nessuno possa decidere alcunchè di testa sua, ma sia soltanto COORDINATORE e PORTAVOCE della volontà di una larga Assemblea che, a sua volta, rappresenti tutti gli iscritti delle varie Associazioni. Solo procedendo con molta attenzione in questo modo, si potrà evitare il fallimento di qualunque iniziativa ed estendere la possibilità di coinvolgere gradualmente larghi strati della popolazione.

    Forse dico cose ovvie, ma pensando a primarie, candidati giovani e meno giovani, sindaci che devono cambiare il volto di Cagliari, mi rendo conto che queste cose è bene ricordarle, e possibilmente anche farle, se si riesce.

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