Soru assolto. Il processo funziona…e la politica?

23 Aprile 2011
3 Commenti


Andrea Pubusa

Renato Soru e’ stato assolto dall’accusa di turbativa d’asta e abuso d’ufficio. La sentenza del Tribunale di Cagliari sul processo Saatchi, relativo alle presunte irregolarita’ nell’appalto per la pubblicita’ istitizionale della Regione sarda, e’ stata pronunciata dopo tre ore di camera di Consiglio. Il collegio ha ritenuto Soru non colpevole per non aver commesso il fatto in relazione alla turbativa d’asta e perche’ il fatto non sussiste nell’abuso d’ufficio contestato dalla Procura. Assolti anche Fabrizio Caprara, amministratore delegato dell’agenzia, e i fratelli Sergio e Marco Benoni, della Sardegna Media Factory.
Gli avvocati di Soru, Carlo Federico Grosso e Giuseppe Macciotta, “confidavano in questo risultato”, in quanto gli “elementi emersi – afferma Grosso – nel processo sono stati chiari. Il presidente Soru sapeva di non aver fatto nulla di male”.
L’accusa aveva chiesto una pena di un anno per Soru e otto mesi per gli altri e tre imputati.
Che dire a caldo su questa decisione?
La prima che il processo in Italia funziona, se non sempre, spesso. In questo caso ha funzionato. L’assoluzione infatti sta a significare che il Collegio giudicante ha valutato criticamente le prove fornite dalla Procura, anche se le carriere non sono separate, e che ha ascoltato le ragioni della difesa. Insomma, la dialettica processuale non è stata un rito vuoto, un finto simulacro, ma l’unica sede di accertamento della verità, almeno di quella virtuale verità che emerge nelle procedure.
Da questo troncone del processo vengono buone notizie per Brigaglia perché l’unico capo per il quale è stato condannato a sette mesi nel rito abbreviato vedeva Soru coimputato. I giudici poi dovranno dare coerenza alla ricostruzione dei fatti in relazione alla condanna di Dettori, direttore generale della presidenza, e messo da Soru a fare il presidente della Commissione di gara. Dettori è stato condannato nel rito abbreviato. Ed allora delle due l’una: o si è trattato di un errore e l’appello dovrà fare giustizia anche per lui oppure Dettori è stato il classico servo sciocco che ha fatto quanto il dominus non gli ha prescritto. Ma in questo caso occorrerebbe provare un interesse personale di Dettori a turbare l’asta. Come si vede, la questione è complessa e forse tutt’altro che conclusa. Impugnerà la Procura? Vedremo. Finora Soru era presunto innocente e tale rimane fino a che l’assoluzione non passerà in giudicato.
Sul piano politico, la sentenza non cambia nulla. Il severo giudizio degli elettori su Soru non è stato determinato da questa vicenda giudiziaria. Ormai, del resto, che i politici siano indagati e sotto giudizio sembra fare curriculum. E questa è una convinzione bipartisan. Al fondo c’è la comune idea che le Procure agiscano a comando, di sinistra o di destra, a seconda dei casi. No, la sconfitta di Soru è stata determinata solo dalla sua opera di amministratore e dalla sua politica: il monocratismo esasperato, il tentativo di fidelizzare la dirigenza amministrativa, il rigorismo edilizio per la gente comune  e la possibilità di deroghe per volontà sua, una Legge statutaria ad personam per coprire il suo conflitto d’interessi. Sconfitta tutta politica, dunque. Lo dimostra il fatto che non è stato battuto da un gigante , ma da un nano, piccino piccino. Ora, la sentenza incoraggerà Soru e i suoi sostenitori a tentare la prova elettorale d’appello. Del resto, quello sardo non è un popolo di fortunati. Potrà ben accadere così che alle prossime regionali i sardi siano messi nella situazione di scegliere ancora fra Cappellacci e Soru. Un replay  del 2009. Che incubo!

3 commenti

  • 1 Aldo Lobina
    23 Aprile 2011 - 07:48

    Non sarà il caso invece per il centro sinistra di richiamare gli stati generali adesso che siamo ancora in tempo e stabilire le linee guida di una nuova stagione di governo per questa Terra e cercare contemporaneamente una classe dirigente capace di renderle operative. Considerare Renato Soru l’unica risorsa solo perché è senza macchia non può bastare e scoraggia la ricerca di nuovi equilibri dinamici, E’ riduttivo dividersi in soriani e antisoriani, anche perché chi ha mantenuto capacità di giudizio critico e aborrisce il fanatisno sa che ci vuole altro. Affidare la speranza di un mondo migliore alle aspettative e alle simpatie di un uomo solo è un errore già fatto ed è diabolico ripeterlo. Anche se quest’uomo di chiama Soru. Vince Cappellacci, appunto. Soru e il sorismo vanno demonizzati nella misura in cui vengono riproposti come “verbo” assoluto. Restano come ingrediente importante di un impasto più ricco e rispettoso delle istanze profonde di una democrazia diversa da quella che il leaderismo dei tempi nostri a destra e a sinistra ci ha mostrato.

  • 2 Serenella
    23 Aprile 2011 - 08:39

    “No, la sconfitta di Soru è stata determinata solo dalla sua opera di amministratore e dalla sua politica: il monocratismo esasperato, io tentativo di fidelizzare la dirigenza amministrativa, il rigorismo edilisio per la gente comune e la possibilità di deroghe ad personam, una Legge statutaria ad personam per coprire il suo conflitto d’interessi” … e siccome noi cittadini elettori non siamo schizofrenici, ogni tanto bisogna ricordarlo! Saluti e auguri :)

  • 3 Fabio Palla
    23 Aprile 2011 - 11:40

    Caro Professore, sono in gran parte d’accordo su quanto lei ha scritto, ed in particolar modo sulla questione riguardande la sentenza di assoluzione in primo grado emessa nei confronti dell’ex Presidente della Regione, sentenza che non mette fine, per ora, alle polemiche visto il coinvolgimento e la condanna di altri imputati coinvolti nel caso Saatchi.
    Gli aspetti che vorrei mettere in luce sono due: in primis, a prescidere dalla persona, dal pro e dal contro e dal come questa ha amministrato, il modo come l’On. Soru ha affrontato il processo ed in particolar modo visto i tempi che corrono (si pensi al Presidente del Consiglio) la compostezza e la umiltà nonchè il pieno rispetto nei confronti della magistratura che Soru ha avuto nonostante la vicenda ai suoi tempi lo avesse praticamente “decapitato” a livello politico e di fiducia nei confronti dell’opinione pubblica. In sostanza l’aspetto che mi ha più reso “felice” da cittadino è stata la diffesa dell’ex Presidente non dal processo mediante mezzi di comunicazione o mediante insulti a mezzo stampa nei confronti della magistratura, ma la diffesa dei suoi diritti e delle sue ragioni nel processo calandosi nella veste di cittadino “normale” che è eguale di fronte alla legge, cosa rara in tra i politici di questi tempi.
    L’altro aspetto che non mi convince è la sua analisi relativa alla bocciatura di Soru sul piano meramente politico. Premesso che l’uomo ha molti limiti (ma chi non li ha?) sia dal punto di vista politico che caratteriale penso però che il suo operato non sia tale da qualificarlo come disastroso, anzi penso che abbia portato più fermento nella società Sarda ed abbia cercato, avvolte con buoni risultati, di investire sui giovani e sul rispetto sopratutto territorale e ambientalistico della nostra isola cercando di trovare nuove vie di occupazione compatibili e sosatenibili per la Sardegna.
    Ritengo in conclusione per tornare al secondo aspetto che la bocciatura politica di Soru, si pensi alle elezioni perse con Cappellacci e alle primarie per la segreteria regionale del Partito Democratico, sia stata dovuta si dalle mancate promesse realizzate nel suo governo, si dal suo comportamento e atteggiamento “dittatoriale”, ma anche e sopratutto dall’abbandono, se non boicottaggio, dei partiti ed in particolare dei loro dirigenti di tutto il centro sinistra (salve rare eccezioni) i quali nei confronti di Soru, e mi permetto anche nei confronti degli elettori, hanno fatto il cosidetto Bel viso a cattivo gioco.
    Un cordiale saluto, con stima, Fabio (suo ex studente e mio relatore in sede di laurea).

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