La Sardegna in lotta contro la crisi per il lavoro

3 Ottobre 2011
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Gianna Lai

Ecco il secondo ”pezzo” sulla Festa dell’Unità organizzato dalla Federazione della Sinistra a Cagliari. 

Alla Festa della Federazione della Sinistra parlano di lavoro il Segretario regionale della CGIL e l’operaio della Rockwool. La gente riunita in Terrapieno segue con attenzione, non essendo a Cagliari così frequenti le occasioni in cui si discute lavoro, pur trattandosi dell’emergenza sociale più grave che abbia colpito l’Italia in questi ultimi decenni. E mentre gli interventi di Soru e di Diliberto si mantengono sui temi generali dell’attuale crisi, Enzo Costa e Salvatore Corriga entrano nel dettaglio di una condizione che coinvolge l’intera Sardegna, ormai fortemente segnata, in tutto il suo territorio, dal precariato, dalla disoccupazione, e dalla mancanza di prospettive per il futuro di migliaia di giovani.
La crisi della Sardegna dentro una crisi nazionale, dice Enzo Costa, vuol dire 50 mila posti di lavoro persi in pochi anni, 24 mila in meno nell’industria, 14 mila in agricoltura, mentre l’80% dei nuovi inserimenti è dato da lavoro precario. E crescono le diseguaglianze col resto del paese, poichè abbiamo solo il 50% delle infrastrutture che possiede l’Italia, mentre vien meno, con la fine della Tirrenia, quel pò di continuità territoriale che abbiamo avuto in questi anni. Siamo partiti dalla convinzione che il pubblico garantisce i diritti, constatiamo oggi l’abbandono totale da parte dello Stato di ogni politica di intervento a favore dei cittadini e del paese. Cancellate le zone industriali nate con le Partecipazioni Statali, che il Sindacato non ha mai voluto, ora la Sardegna è ancora più povera, in questa società così spietata: perchè qui si passa molto facilmente dalla condizione di normalità alla disperazione senza via d’uscita, dopo aver perso il posto di lavoro. Perchè la scomparsa del lavoro ci rende poveri, è solo il lavoro che fa incontrare le persone e le rende libere, solo il lavoro crea ricchezza e garantisce redistribuzione.
E nei Comuni sardi la politica dei tagli significa -53 milioni di risorse, più tasse per i cittadini, meno stato sociale. Fino a che
verranno meno gli stessi Comuni in tante zone dell’Isola, provocando ancora depressione economica e malessere sociale.
Certamente il primo antagonista è a Roma, è questo governo, trincerato dietro un federalismo che è pura devolution, e che provoca ancora diseguaglianze e grave divario fra Nord e Sud. Il profilo così basso del governo nazionale e regionale ci spinge a dire che queste persone se ne devono andare a casa, spinge CGIL,CISL e UIL a indire per l’11 novembre uno sciopero generale in Sardegna contro il declino sociale e per il lavoro. Vogliamo dire basta, rivogendoci alla società che non si rassegna, che dal “Se non ora quando” di febbraio, dalle elezioni amministrative e dalla partecipazione alle recenti manifestazioni di protesta della CGIL, ha tratto la forza per combattere la politica intesa come cosa propria, per porre al centro della politica le persone e il lavoro.
E Salvatore Corriga, operaio della Rockwool racconta la sua storia di disperazione, improvvisamente iniziata due anni e mezzo fa.
Producevamo 36 mila tonnellate di lana di roccia, più della metà del fabbisogno nazionale, e ci chiedevano anzi di aumentare la produzione, fino a che nel 2009, mentre arrivavano in fabbrica in grande quantità le di materie prime, giunge al sindaco una mail che annuncia la chiusura.
Noi viviamo in presidio permanente, su un autobus che staziona a Campo Pisano e che riesce a darci una certa visibilità. Ma notiamo tanta rassegnazione nella gente, anche quando è costretta dalla povertà a decisioni estreme come, ad esempio, ritirare i figli da scuola. Perchè si parla poco di lavoro, a noi i giornali non danno spazio, nè ci vengono a intervistare Radio o TV.
Rockwool Campo Pisano agosto-settembre 2010, c’è scritto sulla sua maglietta, per ricordare ai partecipanti che questa Festa pone al centro il lavoro, e che è da qui che l’Italia può ripartire.

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