Ricordando ancora Andrea Raggio

17 Aprile 2013
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Pasquale Alfano

Non ho nostalgia del passato: non solo perché il passato non ritorna e rimpiangerlo è fatica sprecata, ma perché la Sardegna è cambiata in meglio e tutti abbiamo contribuito al cambiamento. Ho nostalgia, invece della buona politica: quella sì che può e deve tornare.”
Queste parole di Andrea Raggio si trovano nel libro intervista, edito da Aipsa nel 2006,  “L’impegno per una buona politica – Andrea Raggio racconta sessant’anni dell’autonomia” a cura di Pasquale Alfano e Gianluca Scroccu.
Andrea ci ha lasciato il 30 marzo all’età di 83 anni e la sua scomparsa ha, inevitabilmente, lasciato un vuoto difficile da colmare.
La sinistra, la cultura, la politica e le istituzioni che lo hanno visto protagonista per tutta la sua vita hanno perso un interprete, un testimone che tanto ha dato alla Sardegna, all’Italia ed all’Europa.
Andrea è stato un uomo politico, un dirigente del P.C.I., del P.D.S. e dei D.S., un uomo delle istituzioni, un politico appassionato della politica. Di quella politica, oggi così maltrattata e tormentata, che è spirito di servizio, capacità di dare risposte ai vari bisogni sociali, di costruire progetti di trasformazione e di avanzamento della società. In questi ultimi anni assistere al degrado della politica, alla sostituzione di grandi progetti con gli interessi personali ha rappresentato per lui una sofferenza che non mancava di denunciare con scritti, riflessioni e dibattiti a cui partecipava.
L’ho conosciuto sin dagli anni 70’ e con lui ho avuto modo di collaborare in questi ultimi 20 anni quando, esaurito il suo impegno istituzionale da europarlamentare, divenne dirigente dell’AICCRE Sardegna e da quel ruolo, attraverso la pubblicazione di un bollettino informativo “In – Europa”, venivano divulgate tutte le informazioni utili provenienti dalla Comunità Europea. Uno strumento molto gradito dalle autonomie locali, ma soprattutto uno strumento che faceva conoscere le politiche europee e le possibilità che anche i sardi potevano utilizzare per accedere ai vari finanziamenti che la stessa Europa, attraverso il Fondo Sociale, metteva a disposizione delle cosiddette regioni in ritardo di sviluppo.
Ma oltre questo, il mio rapporto con Andrea si è consolidato all’interno della “Solidarietà e Diritti – Fondazione Luca Raggio”, nata nel 1992 ed a seguito della scomparsa del giovane figlio Luca. La Fondazione è stata in tutti questi anni, e continuerà ad esserlo, un luogo di cultura, di impegno politico-sociale che ha operato per l’affermazione dei diritti e la conoscenza della solidarietà attraverso l’impegno organizzativo di tanti corsi di formazione civica e moltissime iniziative culturali rivolte a tutti e da tutti apprezzate.
E’ nato anche da questa frequentazione l’idea, ad un certo punto, di realizzare il libro intervista edito nel 2006 e curato da me e da Gianluca. E’ stata una vera e propria scommessa anche perché quando avanzammo la proposta, Andrea rimase alquanto perplesso perché si chiedeva a cosa ed a chi potesse servire la pubblicazione di un siffatto libro. Ma la cosa bella, una volta superate le sue perplessità, furono le ore trascorse con lui nel raccogliere la sua testimonianza. Ore indimenticabili durante le quali venivano fuori alcune caratteristiche umane di Andrea non da tutti conosciute.
Andrea mancherà a tante persone, oltre che alla sua famiglia. Mancherà la sua testimonianza, il suo impegno politico, ma soprattutto la sua cordialità, la sua sagacia, la sua capacità di attrarre l’attenzione nelle iniziative a cui partecipava e la sua capacità di trasmettere i messaggi giusti, specie quando si confrontava con giovani, studenti e non, ed affrontava temi di politica, di autonomia, di Europa e delle prospettive future.
Mi piace chiudere questo mio ricordo utilizzando le sue stesse parole rivolte alle nuove generazioni:
Le nuove generazioni faranno sicuramente meglio della mia. Perché più colte e perché possono attingere al ricco giacimento di esperienze accumulato nel secolo scorso. Non tutto sarà ancora valido, bisognerà saper scegliere. L’importante è non commettere l’errore di svuotare sbrigativamente l’archivio della storia. Faranno meglio anche perché  la strada è stata in buona parte spianata. Non intendo tacere le difficoltà, è certo però che le trasformazioni operate in tutti i campi hanno rimosso le cause antiche del sottosviluppo ed aperto una nuova pagina della nostra storia. Una trasformazione epocale favorita dalle condizioni di libertà e di democrazia create dalla sconfitta del fascismo e perseguita con ferma determinazione da tantissimi uomini e donne che hanno animato grandi lotte sociali e politiche. Tra quei tantissimi io c’ero. E’ una gran bella soddisfazione. Tra i tantissimi, giovani e meno giovani, che continueranno l’opera avviata, nel tempo che mi rimane io ci sarò ancora.
Ma continuerai ad esserci, caro Andrea, nel ricordo e nell’azione di chi ti ha conosciuto ed ha apprezzato la tua opera instancabile.

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