Il vicolo cieco catalano

2 Ottobre 2017
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Red

I due milioni abbondanti a favore del “Sí” rappresentano soltanto il 38% di tutti gli elettori della Catalogna. Il dato deve far riflettere. Forse è poco per dichiarare l’indipendenza. In realtà per una decisione così rilevante correttezza costituzionale e buon senso avrebbero voluto che fosse stabilito un quorum di validità, da fissare nella partecipazione al voto di almeno la metà più uno degli elettori. Senza quorum, la maggioranza dei catalani non ha votato e l’indipendenza è stata decisa… “a minoranza”,. In questa situazione sembra ragionevole o è una forzatura che prima il presidente catalano, Carles Puigdemont, e poi il suo vice, Oriol Junqueras, abbiano detto di puntare ad  una dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna. La legge, approvata a maggioranza dal Parlamento della Generalitat qualche settimana fa, dice che, dopo una vittoria dei “Sí”, va proclamata l’indipendenza entro 48 ore. Ieri sia Junqueras che Puigdemont hanno detto che il governo consegnerà al parlamento il risultato del referendum e “rispetteremo quel che dice la legge”.
Ora, il consenso limitato all’indipendenza rende più forte, anche sul piano della legittimità, lo Stato centrale.  Il ministro della Giustizia Rafael Catalá ha così dichiarato: “Useremo tutti i mezzi legali a nostra disposizione per ripristinare l’ordine in Catalogna”. Il fatto è che il governo centrale è notoriamente debole e le procedure in questi casi richiedono ampia condivisione. Ma le forze politiche sono divise fra loro e al loro interno. I socialisti di Pedro Sanchez, secondo partito alle Cortes, hanno condannato l’uso della polizia e chiesto a Rajoy di aprire una nuova stagione di dialogo con i catalani. Mentre Pablo Iglesias, di Podemos, punta ad una soluzione più intrigante, ma quasi impossibile. Ieri Iglesias ha chiesto le dimissioni di Rajoy per sostituirlo con un nuovo governo che vorrebbe formare con i socialisti e i nazionalisti catalani e baschi per cambiare la Costituzione spagnola e fondare un nuovo Stato federale. Ecco lo Stato federale potrebbe essere un buona prospettiva, una via d’uscita a questo pericoloso impasse. I numeri alle Cortes ci sarebbero, ma è una prospettiva sulla quale di socialisti sono molto divisi. La piú importante avversaria di Sanchez nel Psoe, leader della compagine più forte, quella andalusa, lo esclude senza riserve.
Rimane l’art. 155 della Costituzione. Per attivare questa disciplina Rajoy ha bisogno del via libera del Senato, dove il suo partito ha, al contrario della Camera, la maggioranza assoluta dei seggi. Potrebbe sciogliere il parlamento catalano e nominare un sostituto dell’attuale presidente in attesa di nuove elezioni. Ma dopo? E se gli elettori rieleggessero un parlamento e un presidente favorevole all’indipendenza? Un cul de sac. Le speranze di una soluzione negoziata sono riposte solo nel buon senso che però sembra latitare. C’è il pericolo che nella vecchia Europa torni il caos. A vantaggio di chi?

1 commento

  • 1 Catalogna. Dibattito salutare | Aladin Pensiero
    2 Ottobre 2017 - 22:01

    […] Il vicolo cieco catalano 2 Ottobre 2017 Red su Democraziaoggi. I due milioni abbondanti a favore del “Sí” rappresentano soltanto il 38% di tutti gli elettori […]

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