I 5Stelle e la sinistra spaesata

14 Marzo 2018
2 Commenti


Andrea Pubusa

C’è nella sinistra vera uno spaesamento, ben testimoniato da Luciana Castellina in un articolo su Il Manifesto. L’intellettuale comunista mette in luce la profonda crisi della politica e i pericoli per la democrazia, connessi al venir meno dei partiti di massa. Quelli liquidi attuali sono spesso consorterie al seguito di un notabile e non offrono alcuna garanzia sulla tenuta democratica del Paese. Anzi sono effetto e causa della crisi, e costituiscono essi stessi un pericolo. Di qui l’allarme anche se poi la Castellina non riesce ad andare oltre questo, come lei stessa lucidamente ammette, e invita pertanto all’analisi.
Certo, quanto dice questa donna di grande esperienza e di rara intelligenza è vero. Tuttavia, forse, come molti intellettuali della sinistra, omette di considerare alcuni elementi, che ne accentuano il pessimismo. Anzitutto, la rimozione, quasi pregiudiziale, del M5S. C’è in questo atteggiamento un fastidio e una sottovalutazione. Il fastidio nasce dal fatto che i pentastellati in una decina d’anni hanno realizzato quanto il PCI aveva ottenuto nel periodo di maggior consenso, metà anni ‘70, tornando poi a calare. C’è poi una qualche “invidia” per non essere riuscita neanche la nuova sinistra, nata dai movimenti del ‘68, a realizzare nulla di simile, non superando mai soglie minime di consenso e rimanendo sempre ai margini della politica nazionale. L’aspetto che però più colpisce in queste valutazioni è l’omissione di considerazione degli elementi che stanno alla base del successo del M5S, alcuni dei quali parte del patrimonio o quantomeno degli auspici delle organizzazione della sinistra di matrice comunista.
La prima osservazione attiene alla difesa della democrazia. Si è tanto parlato delle mire autocratiche di Grillo, ma i fatti dimostrano il contrario. Il comico non solo non ha mai rivendicato per sè cariche, ma appena raggiunto un solido successo ed aver formato un gruppo dirigente all’altezza, ha lasciato loro la guida del Movimento e l’accesso alle cariche istituzionali. Di Maio a 31 anni è ormai un leader del Paese e legittimamente ambisce alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Quale dei leader della sinistra grande e piccola ha mai fatto altrettanto? Il rinnovamento è sempre stato tema di propaganda e di discussione, ma mai di reale attuazione. La sinistra, a ben vedere, si è estinta per il difetto opposto: l’attaccanento alle cariche, per cretinismo parlamentare. Ne è nata una eccessiva frammentazione con divisioni continue ed un’azione diretta più a gestire piccole fette di potere che a radicarsi nelle realtà sociali a partire dai luoghi di lavoro e dai quartieri.

C’è poi la questione morale. Si può dire che i  pentastellati, coi loro versamenti e rinunce, sono da meno dei vecchi comunisti? Gli altri prendono, loro danno. E questo spiega anche l’ostilità di chi assale la diligenza, mentre loro intervengono a difesa.

Per noi della sinistra sociale c’è un nervo scoperto. I pentastellati non sono di destra, ma neanche di sinistra. Così dicono. Ma, di grazia, anche il PCI fondava cooperative ed era favorevole alla piccola e media impresa. Guardare per credere il modello della Emilia-Romagna. Certo manca l’organizzazione, l’apparato. Ma quelli virtuosi sono morti e sepolti da tempo. Ora sono bande o satrapie. Se scompaiono è bene.

Infine, ma non per importanza, il seguito nel meridione e fra i ceti subalterni. Molti vedono in questo una voglia di assistenzialismo. Ma perchè votare, per questo, il M5S? Non c’erano i bonus di Renzi?  Come non vedere invece il desiderio di abbattere clientelismi e favoritismi? Di mandare a casa i Cabras, i Soru e compagnia bella.

Per farla breve, noi vecchi rivoluzionari in pantofole siamo disorientati, ma dobbiamo seguire i 5 stelle senza sconti, con simpatia perchè son sicuramwnte migliori degli altri.

2 commenti

  • 1 Aladin
    14 Marzo 2018 - 10:38

    Anche su Aladinews: http://www.aladinpensiero.it/?p=79860

  • 2 GAVINU DETTORI
    16 Marzo 2018 - 12:37

    Riusciranno i Grillini a orientare il loro rivendicazionismo in una visione di società , equa e giusta , senza contestare e lottare contro la struttura sociale che ha prodotto e produce le ingiustizie che loro vogliono combattere? E perchè le rivendicazioni militanti della sinistra storica e attuale non sono state racolte dai cittadini? Forse perchè richiedevano un impegno fattivo di contestazione alla radice del modello sociale capitalista?
    Ma i nostri Costituenti, i comunisti che avevano combattuto la Resistenza, insieme agli altri rappresentanti delle forze democratiche, anch’essi Resistenti, hanno scelto di fuggire la RIVOLUZIONE armata, consci dei pericoli delle lotte armate, da cui uscivano, e dei pericoli di tenuta della democrazia in una situazione di perenne difesa delle conquiste, assediati di continuo dal sistema capitalista e hanno scelto di scrivere una Costituzione liberale che contenesse i germi per uno sviluppo di equità sociale.
    Eppure, nonostante integerrimi, in origine, non hanno mietuto il consenso sufficiente per poter dare attuazione a quei principi, anzi, nelle sporadiche fasi di governo, hanno dovuto assecondare gli strumenti del capitalismo, disorientando e creando disaffezione fra i cittadini.
    La venuta corruzione, li ha poi aequiparati agli altri facendoli “ tutti uguali “ e quindi vanificando ogni sforzo di diversificazione dei valori della cultura di sinistra.
    Il detto Grillino “ nè di destra nè di sinistra” denota la inpoliticità del movimento che favorisce di fatto la destra. La politica di sinistra , richiede impegno e rinuncia, mentre la politica di destra si afferma anche nel disimpegno, lasciando che tutto si regolarizzi con il mercato, o intervenendo con piccoli correttivi che non inficiano il sistema, anzi spesso lo orientano verso maggiori differenziazioni sociali,……
    Certo che, le pur giuste rivendicazioni dei Grillini, le avrebbe potute far proprie la sinistra nel quadro di una cultura di valori che purtroppo si andavano perdendo, mano mano che anche i politici di sinistra occupavano gli scranni alti dei privilegiati. Ma ciò non vuol dire che quei valori si sono persi e confonderli con il puro rivendicazionismo non vuol dire recuperarli. Forse che i Grillini hanno mai contestato il sistema della struttura dello sfruttamento del lavoro? che investe il modo di essere del capitalismo; o parlato di attuazione di quei principi di equità insiti nella Costituzione? Certo è che difendere la Costituzione, senza l’impegno a dare attuazione agli art. 1-2-3- 4-…… significa essere confacenti al sistema, come tutto l’arco politico lo è stato fino ad oggi.
    Il problema certo non è semplice da risolvere, se non accettando i principi della nostra Costituzione liberale che contiene i valori di una rivoluzione pacifia e liberale, che però, i capitalisti, timorosi della rivoluzione armata, non fanno niente per evitarla.
    Eppure lo stress del istema capitalista, lo stanno provocando gli stessi capitalisti forzando oltremodo le regole.
    Ormai fiduciosi nello sviluppo tecnologico, non hanno più paura della classe operaia, disfatta e quasi inesistente. Non si rendono conto però che hanno loro stessi creato una classe più ampia ( sebbene disorganizzata): quella dei poveri di tutto il mondo e delle diseguaglianze non più comparabili al vivere comune.
    Il nuovo e diverso, giusto, equo ed equilibrato ordinamento mondiale non potrà venire dallo sviluppo del modello capitalista, a crescita continua e a carattere consumistico e pauperista delle risorse limitate naturali, e distruttivo dell’ambiente,……
    Il nostro sforzo credo che debba orientarsi verso la solidarietà, educando in quel senso le persone dalla scuola dell’obbligo. Cessare l’esaltazione dell’individualismo come forza di progresso sociale, leggendo la storia non come esaltazione di vittoriosi eventi bellici, ma considerare che l’ingiusto assetto mondiale è derivato dalla prevaricazione e prepotenza dei più forti, creando squilibrio nel godimento delle risorse naturali e nello esproprio delle terre native ai popoli di cui molti ne sono totalmente privi e continuano le guerre di liberazione anche oggi.
    Se non nasce e si sviluppa la consapevolezza della necessaria SOLIDARIETA’ il sistema capitalista non si potrà mai riformare pacificamente, come dimostra la storia nei secoli. La solidarietà deve permeare tutta la società mondiale, in ogni suo momento di convivenza.

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