Province: dalla follia si esce con un progetto organico che rilanci la rappresentatività dei territori

24 Settembre 2018
1 Commento


Andrea Pubusa

             

(La frenetica modifica delle circoscrizioni provinciali dagli anni ‘60 ad oggi)

Della follia delle province sarde ho detto più volte.  Carbonia è capoluogo di una provincia inesistente secondo lo Statuto speciale. La circoscrizione si estende da costa a costa, da Muravera ad Arbus, esclusi i comuni che costituiscono la città metropolitana di Cagliari. E poi, udite! udite! La sede è a Cagliari, ossia in un’altra provincia, come se la sede dello Stato italiano fosse a Parigi! E, dulcis in fundo, a governare questo ente non sono organi ad elezione diretta, ma un Commissario nominato dalla regione, una sorta di podestà di triste memoria, che trasforma le province da enti ad autonomia costituzionalmente garantita secondo l’art- 5 della Costituzione in enti strumentaoi della Regione.
Una mostruosità! Eppure a questo sono arrivati i nostri governanti regionali, con una sgangherata sequela di referendum, leggi e leggine, senza un progetto o un’idea organica. Per rendervi conto della pazzia, pensate che a  Carbonia fanno capo Esterzili, Sadali  e dintorni, cosicché le popolazioni sono giustamente in fermento per una più razionale organizzazione territoriale. Anche i dementi, però, hanno momenti di lucidità. E così il podestà della provincia Sud Sardegna e il soprastante assessore (padre di cotante riforme!) si rendono conto dell’assurdità e si affrettano a precisare che la scelta della sede a Cagliari è indifferibile in ragione delle follie pregresse, ma provvisoria per la sua insensatezza.
Ora, come sapete, gli elettori sardi al referendum costituzionale e alle elezioni del 4 marzo scorso hanno sanzionato duramente queste ed altre assurdità di chi ci sgoverna. Oltre il 70% di NO il 4 dicembre 2016 e la frana del PD il 4 marzo sono un invito a tornare a casa senza appello per Pigliaru & C. e uno stimolo a riconquistare la razionalità in politica.
Che fare dunque? Pare si voglia tornare alla Costituzione e allo Statuto sardo, ossia ripristinare le province storiche rendendole elettive. E’ quanto il “Comitato d’iniziativa costituzionale e statutaria“ chiede con forza da tempo: ripartire dai fondamentali per smontare l’assurdo castello costruito in questi anni e tornare
allo Statuto e alla Costituzione, la nostra via maestra. Le autonomie locali sono un principio fondamentale della Costituzione, che all’art. 5 dice che la Repubblica “riconosce e promuove“, “adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia“. Ora, questa è la costituzionalizzazione delle libertà delle comunità territoriali, in aggiunta a quelle individuali di cui all’art. 2 (diritti fondamentali). “Riconosce” significa che il legislatore non crea, ma prende atto delle comunità locali come storicamente formatesi e dà loro veste istituzionale nella forma dei comuni, delle province e delle Regioni. Già da questo primo punto di vista appare fuori dalla Costituzione la individuazione di ambiti territoriali artificiosi, senza storia nelle relazioni fra le popolazioni.  La prima operazione da compiere è dunque quella di tornare alle circoscrizioni storiche, a quelle risultanti dalle tre province statutarie più quella di Oristano. Tornare agli enti storici, eliminando tutto ciò che sta in mezzo!
La seconda indicazione discendente dall’art. 5 Cost. è che il termine “autonomia” evoca la capacità di esprimere un indirizzo politico-amministrativo autonomo, e questo implica il carattere elettivo-diretto almeno del Consiglio provinciale.
Posti questi due punti fermi, si può e si deve affinare la riflessione in due direzioni: anzitutto sulla eventuale articolazione delle province storiche. La Costituzione, nel suo testo originario, prevedeva la possibilità di istituire come organi di decentramento, i circondari. E’ un’idea da riempire di contenuti in relazione non solo al modulo organizzativo, ma sopratutto alle funzioni. Ed ecco la seconda questione: quali funzioni alle province? Qui bisogna partire dall’idea, anch’essa propria dell’originario disegno costituzionale e statutario, e cioé che la Regione dev’essere ente di legislazione e programmazione, non apparato amministrativo. L’amministrazione va ripartita ai diversi livelli, comunale o sovracomunale, a seconda dei beneficiari della funzione. Fatto sta che comuni e province devono impinguarsi di funzioni e la Regione svuotarsene. E’ la ricoluzione promessa dalla Carta e dallo Statuto, ma frustrata da una Regione diventata Stato verso i territori, le cui istituzioni sono state indebolite e compresse.
E’ un progetto questo di grande complessità istituzionale e di enorme difficoltà politica, in cui si possono innescare molte novità. E se ben ci pensate se ne capisce la ragione, gira, gira si torna sempre lì, alla sovranità popolare. Per inverarla non bastano i proclami, occorre che le comunità ai vari livelli siano poste nella condizione di autogovernarsi, in un continuum di assemblee e di strumenti partecipativi senza vuoti o eccezioni. Si discute tanto di sovranismo in Sardegna, mentre i governanti hanno praticato la più spudorata genuflessione allo stato centrale e le forze perfino indipendentiste non hanno nulla da dire se a Palazzo Grazioli si sceglie il nome del futuro presidente della Sardegna.
Sfaldato il PD e i suoi alleati, l’unica alternativa al centrodestra sul piano elettorale oggettivamente è il M5S, il quale però sull’articolazione della rappresentanza a livello territoriale avanza l’idea improduttiva del taglio dei costi (niente province!), senza considerare che i territori hanno fame di rappresentanza e di autogoverno. Qui anche la riduzione dei parlamentari per tagliare le spese è discutibile. Il M5S sul piano istituzionale - come ha mostrato Villone nel post di ieri su questo blog - ha un progetto contraddittorio, con luci, ombre e tanti vuoti. Tuttavia, per vincere le elezioni in Sardegna (o per provarci seriamente) il nodo delle province o, se si preferisce, della democrazia a livello locale va affrontato.

1 commento

Lascia un commento