La vergogna delle leggi razziali: oggi dibattito

13 Dicembre 2018
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Gianna Lai

Oggi dibattito sulle infami leggi razziali fasciste. Ecco una riflessione di Gianna Lai. 

Noi che abbiamo una Costituzione democratica, vogliamo oggi parlare delle leggi razziali per ribadire il legame forte tra presente e passato, attraverso gli articoli della Carta, che proprio da quella battaglia contro il nazifascismo nascono e si radicano nella nostra coscienza. Dalla Resistenza, il miracolo di madri e padri costituenti che, dopo le distruzioni della guerra, dopo la Shoah, ha fatto piazza pulita della barbarie fondata sulle diseguaglianze, sulle libertà impedite, sulla legislazione razziale, italiana e tedesca. La vergogna delle leggi razziali che proclamavano una pura razza italiana, leggi punitive e infami, che provocarono angoscia, miseria e persecuzioni, e prepararono la guerra e il genocidio, avendo capovolto il primo compito dello Stato, la difesa, cioè, del cittadino. Contro questo fondamentale principio, è il re in Italia a firmare le leggi razziali, lo Stato discrimina, punisce, perseguita, secondo un piano organico di atti e provvedimenti legislativi. Dal Manifesto della razza, esito criminale della collaborazione di studiosi e docenti universitari, che avvallano le mostruosità del regime, la purezza della razza, l’igiene della razza, secondo un retroterra ideologico che si fonda sul principio dell’ineguaglianza genetica nel genere umano, razze inferiori e razze superiori. E il nazionalismo e l’espansione coloniale dell’Impero d’Etiopia, il razzismo coloniale contro le popolazioni dell’Africa. E poi il passaggio dall’antisemitismo religioso a quello biologico razziale, razza a parte gli ebrei, del tutto inassimilabile al resto della popolazione. Alla base del fascismo e del nazismo c’è il razzismo, si frantuma la vita in comune, i bambini ebrei sono esclusi dalla scuola, una grave ferita inferta all’umanità intera l’infanzia offesa, per la quale, si deve sottolinare, nessuno ha mai pagato. Senza scuola e senza lavoro si muore, la persecuzione nel contesto dell’Occidente civilizzato, il genocidio nazifascista nel contesto della guerra, veicolo il più potente per trasmettere l’infamia all’intera Europa dei governi collaborazionisti. Contro Ebrei, oppositori e comunisti, rom e sinti, omosessuali e cosidetti asociali. Fino alla Shoah, l’unicità della Shoah nella soluzione finale, ammazzare tutti gli ebrei, che ci induce a una riflessione sul funzionamento dello Stato moderno stesso: l’orrore è frutto dell’educazione all’obbedienza, all’ottuso consenso, attraverso i quali si trasmise alla popolazione l’antico antisemitismo europeo contro la comunità ebraica, stabile da ben due millenni in Europa.
Per capire, dobbiamo prestare ancora una volta molta attenzione a ciò che dicono gli storici, l’Italia che si è auto assolta dalla responsabilità delle leggi razziali, attribuendole a una non resistibile volontà tedesca, né ha mai indagato su se stessa e sulla sua effettiva ampia partecipazione alla persecuzione. E’ mancata cioé una seria riflessione collettiva sul fascismo, che avrebbe dovuto invece essere parte integrante della rinascita democratica e civile dopo la Liberazione. Piuttosto ci fu ‘vera e propria rimozione nella sfera pubblica e nella coscienza collettiva’, come denuncia Enzo Collotti, proprio perché, a essere chiamate in causa, erano le corresponsabilità delle èlites tradizionali del potere, senza le quali la persecuzione a livello europeo non sarebbe stata possibile, governi, ceti dirigenti e burocrazie e i silenzi delle Chiese, e l’apatia e l’indifferenza popolare e il rifiuto di vedere e di sapere. Per questo i sopravissuti finirono per scegliere il silenzio piuttosto che la testimonianza.
Memoria e storia sono la costruzione del carattere e di una cittadinanza nuova, finalmente consapevole che se si dimentica il passato ci si dimentica di noi stessi. Mantenere lo sguardo critico su questa nostra contemporaneità per rivivere quei fatti, e se il futuro nasce dalla Storia, questa giornata sugli 80 anni dalle leggi razziali invoca la storia contro il silenzio: ‘la memoria collettiva la teniamo viva se è legata a un processo di conoscenza, e ci vuole l’intervento attivo dello storico, della scuola, delle istituzioni’, dice Claudio Natoli, in particolare adesso, con la scomparsa dei testimoni diretti. Perché la memoria collettiva si forma nella Comunità, attraverso il racconto degli eventi, la riflessione e il dibattito .
In decisa contrapposizione ai revisionismi e agli appelli a una malintesa pacificazione, è necessario mettere in luce i contrasti reali tra le ideologie nazifascista da un lato, intolleranza e disprezzo della libertà e della dignità persona, culto della violenza, nazionalismo a sfondo razzista, e i valori dell’antifascismo dall’altro, della democrazia e dell’ autodeterminazione dei popoli. E se resta profonda l’ignoranza di chi sa e conosce, ma non ne vuole tenere affatto conto, è ancora lo studioso a dire, come fa Angelo d’Orsi, che bisogna conoscere la storia e imparare da lei, tenerla in conto, se si vuole operare per migliorare il nostro presente, dovere, innanzitutto, di chi sceglie la strada della politica
Il testo delle leggi razziali è documento centrale per la conoscenza della storia del Novecento italiano, nel contesto di questa cruciale nostra contemporaneità, che si impone pericolosamente con la formazione diffusa dei gruppi neofascisti, la violenza di Casa Pound e Forza Nuova, se nel giorno dei diritti umani si oltraggia la Shoah, sradicando a Roma le pietre di inciampo poste, insieme a tante altre, in ricordo di due famiglie ebraiche sterminate ad Auschwitz. E così vilipesa la memoria, se a Giorgio Almirante, segretario di redazione della rivista ‘Difesa della razza’, qualcuno voleva dedicare una via di Roma nei mesi scorsi, fregiandosi ancora la capitale di via Nicola Pende, ’scienziato’ della razza, che la Sindaca ha cancellato proprio in quel mentre.
E’ il razzismo che i ragazzi vogliono combattere a scuola, contro la discriminazione tra uomini uguali, così come li ha definiti la nostra Costituzione, che su tutto, ma in particolare su questo, ha una risposta ad ogni domanda. E la scuola resta il luogo più importante di esperienze della memoria e di studio della storia, per imparare a pensare con la propria testa, per la conquista di una vera cittadinanza: istruzione e lavoro da difendere, se vogliamo difendere noi stessi.

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