Il Sulcis base della politica energetica nazionale. Lo spazio della miniera

3 Novembre 2019
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Gianna Lai

Dominano l’intero territorio sulcitano i castelli di estrazione dei vari pozzi, le alte torri in ferro visibili dalla città, dove oggi sorge il Museo della Grande Miniera di Serbariu. In quel vasto piazzale, la  centrale termoelettrica, la lampisteria, dove ciascun operaio prende la sua pesantissima lampada, consegnando la medaglia, che ne attesta la presenza in miniera. E poi la laveria, il faticosissimo lavoro di cernita del carbone affidato alle donne. Che i vagoncini carichi raggiungono su rotaie fin dall’uscita dei pozzi, per rendere più costanti le caratteristiche del minerale e prevenirne, se possibile, i processi di autocombustione, cui esso è particolarmente esposto (vedi Verbale  Consiglio Amministrazione ACaI 23.11.38, in Presidenza Consiglio Ministri, ACS Roma).  E i locomotori e le berline e la teleferica per il trasporto del materiale, col via vai continuo dei vagoncini sospesi, verso i luoghi dello sversamento dello sterile. E poi tutti gli altri impianti, il grande serbatoio dell’acqua, e la sala argani, le officine, la sala macchine per la manutenzione degli impianti, i servizi, dal centro direzionale agli uffici.
Non lontana, e collegata al piazzale da una fitta rete di binari, la Stazione delle Ferrovie Meridionali Sarde,  per il trasporto del minerale al Porto di Ponti, a S. Antioco, coi treni resi lunghissimi dal gran numero di vagoni. Ferrovia che prosegue poi il suo percorso, anche per gli operai e gli altri passeggeri, fin verso Iglesias da un lato, Santadi dall’altro, fin verso il mare di Calasetta dall’altro ancora. E tutt’intorno, attorno alla città stessa, le discariche dello sterile a modificarne il profilo: morbide collinette, che vanno innalzandosi nel corso degli anni, a determinare un forte inquinamento dell’intero territorio, prodotto dagli scarti del carbone abbandonati a cielo aperto. E  che si propaga  fin dentro il centro abitato, pervadendolo con quell’acre odore di bruciato, col soffocante continuo aumento della temperatura, specie durante l’estate.  
Nelle immagini evanescenti della recente storia di Otto Gabos sull’annoiato commissario Ettore Marmo, spedito negli anni trenta a Carbonia per punizione,  la bella rappresentazione della miniera e del villaggio che le è attiguo,’all’ombra squadrata di una Cittadella del regime’.  Così come  molto suggestivo risulta, nell’indagine poliziesca, il realismo delle scene, le figure e la forma di quel mondo in bianco e nero, volutamente segnato dalla significativa presenza dei minatori, in città e negli spazi aperti della miniera (vedi Otto Gabos, L’illusione della terraferma, Rizzoli Lizard, 2015).
Al novembre del 1939 i pozzi esistenti, oltre a Tanas e Serbariu, sono pozzo Roth, pozzo Nuovo, pozzo Emilio e pozzo Castaldi a Bacu Abis; pozzo Cuccuru Suergiu, pozzo Est e pozzo Littorio I a Cortoghiana; Schisorgiu e Nuraxeddu a Sirai, altri gli scavi in preparazione (vedi Promemoria presidente ACaI a Corporazione industrie estrattive, luglio 1939).  ‘Costituito da una serie di fasci di carbone, che sono abbastanza superficiali verso est, e che si approfondiscono andando verso il mare‘, del Bacino Carbonifero Sardo l’ACaI, attraverso le sue ricerche e le vaste campagne di sondaggi risalenti al 1936, definisce, con linguaggio tecnico, le caratteristiche  nei due ‘Manuali‘, del Sorvegliante di miniera e del Minatore, compilati da periti e ingegneri minerari tra più noti  del tempo. ‘Il carbone eocenico sardo è leggermente più giovane del carbone liburnico istriano, ma ne è simile nell’aspetto, perché ha colore bruno-nero e frattura più o meno brillante, anch’esso ha ha elevato tenore in  sostanze volatili, e 7-8% di solfo, in parte volatile, in parte fisso’. Potere calorico di ‘circa 7.000 calorie al kg.’, vedi le pagg.174-175-176. Potere calorico che,  nella pag. 169 dello stesso ‘Manuale del Sorvegliante di miniera‘, serve a definire le caratteristiche della lignite picea: ‘70-75% di carbonio’, a differenza di litantrace e antracite, carboni molto più robusti,  che contengono invece, il ‘75-90% di carbonio’ e, ciò che è più importante, meno materie volatili, con  ‘un potere calorifico di 8000-9000 calorie per kg’, ben al disopra delle 7.000 calorie attribuite al Sulcis, (vedi Manuale del Sorvegliante,  ACaI, Stabilimento Tipografico Nazionale, Trieste, 1941-XIX e 1943 XXI, che cortesemente ho ricevuto in dono dal minatore Giorgio Figus di Nuxis, la cui intervista ho registrato insieme a quelle degli altri operai di Serbariu,  all’inizio degli anni Settanta, mentre svolgevo le mie ricerche  per la Tesi di laurea sulla ‘Nascita del Movimento operaio a Carbonia‘). ‘Carbone sardo‘ il nome assegna alle ‘ligniti sarde‘, come recita testualmente il Verbale del Consiglio di  Amministarzione ACaI,  23.11.1938. Ed anche G. Regis, in Le fonti di energia e il Piano di lavoro, a cura del Comitato ligure dei Consigli gestione, Genova 1950, avrebbe parlato nel dopoguerra del basso potere calorifero del Sulcis e delle alte percentuali di zolfo e sterile, che lo espongono facilmente al processo di autocombustione.  Molto più vicino alla lignite, quindi, il Sulcis che non al carbone, al litantrace e all’antracite, di cui son invece ricche le miniere degli altri Paesi europei e degli Usa, i quali già  stavano affrontando nuovi processi di concentrazione produttiva, finalizzata a distinguere e sviluppare esclusivamente le coltivazioni più redditizie, .
Per quanto riguarda il Sulcis e le miniere italiane, troviamo ancora nella lettura de il Manuale del Sorvegliante, un discorso  approfondito su macchine e impianti di miniera, su estrazione e trazione, su esplosivi e perforazione, armamento del sotterraneo, con riferimenti importanti ai giacimenti e alle coltivazioni, secondo le varie classificazioni morfologiche. E  poi sulla sicurezza in miniera, le norme di circolazione e di trasporto e impiego degli esplosivi e i primi soccorsi in caso di infortuni e la denuncia per infortunio alla direzione e all’INFAIL. Fino alla tenuta amministrativa per i capiservizio e i dirigenti, sui rapporti quotidiani da compilare, dal foglio di lavoro di ciascun operaio, al Registro del Sorvegliante. In chiusura il testo del Contratto Collettivo di lavoro,  Tenuta amministrativa la voce di riferimento, ad esclusivo appannaggio, evidentemente, del sorvegliante, che non compare invece nel Manuale dedicato al minatore.

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