Veronica rompe il giocattolo mediatico del Capo

6 Maggio 2009
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Gianluca Scroccu

Il corpo del capo, di Marco Belpoliti (Guanda, pp. 153, € 12,00), è un libro molto interessante ed utilissimo per comprendere la fisionomia del potere berlusconiano. L’autore indaga il rapporto strettissimo tra l’attuale premier e la fotografia, da quando era un giovane imprenditore edile sino alla sua ascesa ai vertici della Repubblica. Perché è sul corpo, sull’immagine e in definitiva sulla retorica del suo successo che Berlusconi ha costruito il suo potere. È noto, ad esempio, che sul corpo e sul privato di Berlusconi si è realizzata un’abile regia nata sulla base dei giornali di gossip della propria casa editrice. Costruita ad arte, secondo modelli direttamente fruibili per i lettori alla ricerca di un’immagine rassicurante (Silvio “padre”, “marito” o “nonno”). In questo senso la questione del divorzio richiesto dalla moglie Veronica sarebbe un problema meramente privato, se non fosse che il gossip è uno dei canali su cui i media berlusconiani hanno saputo incollare, e plasmare, milioni di telespettatori (un modello poi copiato anche dalla Rai, basta vedere i programmi pomeridiani di RaiUno e Raidue). Lo scandalo o la vita sessuale dei vip diventa oggetto di discussione perché suscita una curiosità che buca i generi e le appartenenze sociali, i titoli di studio e le professioni. Il problema si pone quando tocca il padrone del giocattolo, o meglio quando non è lui a controllarlo. Si può sbattere la foto di Sircana in prima pagina sul “Giornale”, allo scopo di dimostrare quanto siano immorali gli uomini vicino a Prodi; si possono pubblicare le foto di Berlusconi mano nella mano con ex partecipanti del Grande Fratello, a dimostrazione di un uomo ancora giovane e vitale. L’essenziale è che tutto questo sia regolato da un controllo e da una regia studiata, come in ogni programma televisivo di Mediaset che costruisce quotidianamente “finzioni”. Ora l’uscita di Veronica crea un problema, come lo furono le rivelazioni dell’Ariosto, perché la (ex) consorte ha rotto la coltre mediatica costruita in questi anni sulla base della narrazione della catena dei successi del capo-superuomo. Ovvero, l’elemento principale di chi segue le regole del marketing in ogni campo, dall’impresa alla politica, secondo le logiche pubblicitarie. Il prodotto si vende tramite la pubblicità, quella che dice che il mio detersivo “lava più bianco del bianco”; il messaggio deve essere sempre positivo e ottimista, oltre che nuovo: non può mai avere elementi negativi o che evidenziano debolezze. La verità deve essere ribaltata, qualsiasi sia l’oggetto della discussione. Questo vale per le veline o per le massaggiatrici candidate alle Europee che vengono spacciate per luminari della medicina, ma anche per questioni meno private come il conflitto di interessi o il monopolio del sistema televisivo. La finzione e l’inganno diventano il metro della propria proposta politica che veicola l’immagine del vincitore e mai dello sconfitto. Rovesciare la realtà diventa l’arte di cui il Cavaliere è maestro perché è lui il massimo “venditore” sulla piazza, per citare il bel libro di Giuseppe Fiori. Un venditore che basa la sua forza sul fatto che tutte le bancarelle del mercato sono praticamente tutte sue. Non a caso il rapporto di “Freedom House” di cui si è parlato anche in questo sito ha certificato la situazione di un Paese come il nostro oramai “parzialmente libero” sul piano dell’informazione. La riprova? I toni sommessi con cui i tg domenicali hanno parlato del divorzio (momento di massimo ascolto delle famiglie riunite per il pranzo), quando invece sono soliti dedicare grandi enfasi al minimo pettegolezzo dei vip. Censurando, in più, le dichiarazioni piuttosto pesanti sulle motivazioni della separazione coniugale della signora Veronica a “La Stampa” e a “Repubblica” apparse in mattinata e diffuse subito su tutti i media stranieri. Superando la questione della vita privata del Presidente del Consiglio e spostandoci su altri argomenti si potrebbe anche fare riferimento alle ultissime dichiarazioni sul Corriere del senatore Dell’Utri sulla “bontà” di Mussolini, da lui riscontrata nella lettura dei fantomatici diari del Duce : gli stessi che da oramai due anni importanti storici ed esperti di grafologia hanno dichiarato palesemente falsi.
Per affrontare in profondità la complessità del disegno politico berlusconiano servirebbero forze consapevoli del momento storico che viviamo. Purtroppo è proprio qui che traspare l’inadeguatezza del sistema di analisi culturale del centrosinistra, dal PD alle liste della sinistra, troppo ancorate ad una supposta migliore capacità tattica o alla presunzione di avere dalla propria parte i voti di gruppi o classi sociali che oggi, invece, ragionano secondo logiche totalmente differenti che spesso, in virtù della desertificazione dei valori civici operata in anni di egemonia televisiva a senso unico, si lasciano sedurre dalla costruzione mediatica basata sulla finzione del modello Mediaset-Publitalia.

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