Carbonia. Al Congresso Cgil di ottobre si annuncia il Piano di Lavoro. Solidarietà dei minatori con i moti popolari nel Meridione, mentre si prepara a Cagliari il Congresso della terra: operai e contadini, così si intende la Confluenza dei sardisti di Lussu nel Psi, durante quelle settimane

25 Giugno 2023
1 Commento


Gianna Lai

 

Nuovo post domenicale sulla storia di Carbonia, dal 1.9.2019.

 

“Sotto il profilo sindacale, un anno particolarmente combattivo” il 1949, con le sue lotte per i contratti che, seppure assai modesti i livelli salariali, avevano visto sancire nei primi accordi alcuni miglioramenti normativi non poveri di significato. La classificazione dei lavoratori, per esempio, era stata ridotta a quattro categorie per gli operai e a tre per gli impiegati…. Era stata abbozzata una disciplina del lavoro a cottimo, cominciava ad affermarsi il criterio degli scatti retributivi biennali per gli impiegati e dei premi di anzianità per gli operai, si delineava l’orientamento di affrontare il problema delle lavorazioni gravose o nocive non in termini di compenso maggiorato, ma in termini di orario ridotto… Al centro le categorie dei metalmeccanici, degli edili, dei chimici, dei tessili. E gli scioperi continuavano durante le trattative”. Ancora elemento tipico della contrattazione il suo carattere rigorosamente centralizzato, la dirigenza a mantenere sotto controllo e a regolare l’intero quadro nazionale.
Non solo lotte in difesa dunque, nel corso del 1949, ma anche un avanzamento nella condizione operaia e preparativi per un Piano di Lavoro Cgil, in vista del Congresso di Genova, a ottobre, “contro la smobilitazione” e per “portare tutto l’apparato ad un livello tecnicamente più avanzato”. Cioé, “bonificare, irrigare, trasformare la terra incolta”, creare un “ente nazionale dell’elettricità,… un ente nazionale dell’edilizia popolare”. In discussione “il modello di sviluppo fondato sulla domanda estera e sul massimo profitto, attraverso il mercato,” nonché sul blocco dei salari, come leggiamo su Vittorio Foa in Sindacati e lotte operaie. Perché due milioni di disoccupati si contano allora in Italia, un altro milione di lavoratori a orario ridotto, un milione di braccianti che lavorano solo saltuariamente”. Operare una svolta nell’intero Meridione, la Sardegna e il Sulcis direttamente coinvolti per la condizione di povertà estrema che vi regna sovrana, così come efficacemente l’aveva fotografata Laconi nel drammatico passaggio dedicato al banditismo, durante il suo intervento del 14 ottobre alla Camera. “Direi che la causa principale del banditismo in Sardegna è la disperazione, è il fatto che vi sono migliaia di disoccupati che versano in uno stato di miseria profonda… Ed è questa piaga che occorre curare. Noi siamo un milione e duecentomila uomini in Sardegna; non siamo una grande regione, ma i nostri mali sono grandi. Tuttavia non sarebbe difficile porvi rimedio: basterebbe in certe zone dare lavoro ai disoccupati portar loro il minimo di benessere di serenità”, in contrapposizione alla politica ferocemente repressiva che, denuncia Laconi, aveva sempre caratterizza l’intervento del governo contro il malessere sociale del Meridione.
Ed anima il dibattito nelle sezioni di Carbonia la discussione sulla povertà dei paesi e delle campagne circostanti, e di quel Mezzogiorno a cui operai e contadini della Sardegna e del Sulcis continuano a guardare con grande interesse. “Il movimento contadino del Sud si sviluppa impetuosamente e con modalità diversa, a seconda delle zone, in genere la forma prevalente è quella del latifondo incolto, con tentativi di coltivazione”, ricorda a questo proposito lo storico Carlo Pinzani nel saggio L’Italia repubblicana. E sarebbero stati proprio “la vastità e l’intensità del movimento,… il suo carattere unitario” a provocare “reazioni durissime da parte della forza pubblica: Melissa, Torremaggiore, Montescaglioso sono le tappe sanguinose della repressione con cui il governo credette di dover rispondere alle rivendicazioni contadine, repressione promossa e sollecitata dagli agrari meridonali, provvisoriamente confluiti nella Democrazia Cristiana per la tutela dei loro interessi”. Così Albertina Vittoria che, nella sua Storia del Pci, 1921-1991, ben sottolinea come “gli interventi armati della polizia nel corso delle proteste portarono, nel solo 1949, a 30 morti e a un centinaio di feriti”.
Ora il Congresso provinciale dei lavoratori della terra, organizzato a Cagliari il 23 ottobre, intende battersi per l’istituzione, anche in Sardegna, di commissioni che distribuiscano i terreni incolti. E i minatori, molti di loro residenti nelle campagne del Sulcis, vedono unirsi naturalmente i due fronti di lotta, degli operai e dei contadini, in quella quotidiana battaglia delle leghe e del sindacato contro i licenziamenti nei cantieri: se ne annunciano di immediati, già a novembre, fino a 2.200, scelti prima di tutto tra i membri di Commissione interna più combattivi.
Nello stesso modo interessati i contadini alle vicende degli operai, come ricorda il professor Sotgiu commentando quei nuovi fronti di mobilitazione, “Le lotte operaie esercitarono… una grande suggestione sul mondo delle campagne. Poteva sembrare che si realizzasse per certi aspetti l’indicazione di Gramsci che la rivoluzione italiana sarebbe stata la conseguenza dell’allenza tra operai e contadini. In direzione di questa alleanza spingevano d’altra parte la propaganda e il lavoro organizzativo del Partito comunista,… che era sempre alla testa, con tutto il suo quadro dirigente, dei grandi movimenti per il lavoro e per le riforme.
Così anche la confluenza del Psd’az socialista nel Psi, il Congresso in novembre, a suggellare l’incontro operai - contadini: comizi di Emilio Lussu in città a fianco alle tante altre iniziative indette da Pci, Psi e Psd’azs. Dibattito appassionato, che nelle stesse sedi della discussione vede unitariamente approfondirsi i temi delle battaglie a sinistra. Così nella Cgil, nelle leghe e presso la Camera del lavoro cittadina e nelle stesse Commissioni interne di miniera, dove la rappresentanza dei sardisti di Lussu ha sempre avuto una caratterizzazione originale e spinta, sempre, verso l’unità del sindacato. Anche quando avanza la repressione e la durezza dell’intervento poliziesco, così spesso accanito nei confronti delle stesse sezioni sardiste. Da prefetto e questore, a ottobre e a novembre, il riferimento sugli eventi: in primo luogo lo sciopero del 17 ottobre proclamato dalla Camera del lavoro cittadina e poi, a contrasto, la politica dei liberi sindacati che promuovono “adesioni tra le varie categorie, appoggiandosi alle Acli”, per cercare “di smascherare l’ipocrisia e l’intento demagogico della Cgil”. E ancora, parla del Congresso di fusione fra sardisti di Lussu e socialisti il prefetto di Cagliari a novembre, infine parole preoccupate del questore, a ottobre, sulla “propaganda comunista nelle campagne”: il Congresso dei lavoratori della terra a Cagliari, domenica 23 ottobre, contadini disoccupati che “mirano, in effetti, a far sorgere situazioni interessanti l’ordine pubblico, laddove ora non esistono”.

 

1 commento

Lascia un commento