L’economia politica pretesa da Calderoli

27 Giugno 2023
1 Commento


Mauro Sentimenti

Mario Pianta, presidente della società italiana di economia ha proposto (in Sbilanciamoci, 17 marzo
2023) un’analisi dell’economia politica dell’AD secondo cui essa va rintracciata nell’avvenuto
indebolimento strutturale del nostro paese, nella divisione europea del lavoro, nel cui ambito
l’Italia, e parte dello stesso nord est, sarebbero territori “semiperiferici” dipendenti dall’economia
tedesca. Se ne ha conferma nel fatto che nel periodo 2008-2022 è diminuita la produzione
manifatturiera rispetto a Francia e Germania, è peggiorata l’occupazione sia in quantità che in
qualità (2/3 dei nuovi contratti di lavoro sono a termine), è crollato il potere d’acquisto dei salari
italiani al netto dell’inflazione (perso il 12%, mentre i salari tedeschi sono cresciuti del 12% e quelli
francesi del 6%,) e si è realizzato un sistema produttivo che ha i suoi punti di forza nell’asse Milano
, Bologna , Verona e aree limitrofe. Dove si concentrano tecnologia, investimenti, lavoro qualificato
, centri finanziari e di ricerca .
Così si è polarizzata la struttura produttiva e aggravato la condizione delle aree interne in tutte le
regioni.
La forza che spinge l’AD deriva da questo stato di cose assunto dalla Lega in modo miope come
conferma materiale della propria visione simbolica del rapporto Nord Sud. Servirebbe, dice Pianta ,
una “politica industriale” nazionale, oggi assente, per orientare investimenti e allargare la base
produttiva. Gianluigi Coppola (in il Menabo, febbraio 2023), propone invece – quale precondizione
per comprendere come si formano realmente i PIL territoriali – il superamento dell’impostazione
dei modelli di crescita neoclassici o marginalisti. Emerge nella sua analisi che le relazioni
interregionali vanno ritenute fattore di importanza tale da rendere il divario tra le regioni “un
fenomeno di equilibrio stazionario, e non il risultato di un mancato o erroneo funzionamento del
processo di convergenza tra le regioni, così come teorizzato dalla teoria neoclassica”. Se si
ipotizzano infatti due regioni con strutture produttive diverse e con differenti livelli di produttività e
di remuneratività del lavoro e del capitale, assisteremo al fenomeno per cui lavoro e capitale si
spostano «dalla regione in cui la remuneratività è bassa verso quella in cui è più elevata».
Un modello teorico che descrive la natura dell’attuale dualismo territoriale italiano come fenomeno
di equilibrio stazionario: nel cui ambito ad es. l’emigrazione di giovani anche ad elevata scolarità
dal Sud al Nord, ha contribuito in modo determinante alla crescita economica (basata sulla
disponibilità di lavoro e sul progresso tecnico) di quegli stessi territori. Se a tanto si aggiunge che
nel Mezzogiorno, la cui domanda attiva il 14% del Pil del Centro e del Nord (Svimez, Sole 24 ore,
9.12.22), pesano i gravi ritardi di investimenti in infrastrutture e servizi pubblici, diviene chiaro
quanto sia strutturale la reciproca dipendenza delle aree. Non è un caso quindi che la teoria
marginalista – della quale è figlia diretta l’idea di AD che stiamo richiamando – non sia interessata
a dar conto della distribuzione della ricchezza tra le classi (Marx), della insuperabile instabilità del
sistema finanziario (Minsky) o dello stato dell’innovazione tecnologica (Shumpeter)
Questo spiega perché nel 2008 dominando la prassi di tale teoria, enormi quantità di denaro
pubblico furono utilizzate per sostenere banche e grandi aziende sacrificando salari, spesa sociale e
domanda interna. La descritta configurazione teorica dell’AD di Calderoli e soci, ne rivela poi la
natura contraria agli interessi delle stesse regioni del Nord che taglierebbero il ramo su cui si regge
in parte anche il loro sviluppo futuro. Persino Confindustria – che pure finge di non capire che i Lep
non saranno finanziati – afferma la poca sostenibilità del progetto chiedendo la definizione dei Lep
per tutte le materie trasferibili in astratto alle Regioni e il mantenimento allo Stato di tutte le
competenze strategiche (audizione in Commissione Aff. Cost., 30 maggio 2023). La volontà di
Lombardia Veneto Emilia Romagna di trattenere maggiori quote di ricchezza per finalizzarle al
ciclo di rendite/profitti, colpirebbe le già drammaticamente scarse risorse per occupazione, welfare
e istruzione per l’Italia in generale e per il Sud in particolare.
La mobilitazione promossa da CGIL e associazioni per il 30 settembre, la prossima discussione in
Senato della LIP proposta dal CDC e sostenuta da 105 mila cittadin*, possono contribuire a battere
questo progetto eversivo per l’unità dell’Italia. L’esito del conflitto è aperto, tutt* sono chiamati a
parteciparvi.
* Curatore e coautore del libro “Le Regioni dell’egoismo”. Futura Editrice

1 commento

Lascia un commento