Carbonia.  Il saluto di Luigi Longo per il Partito comunista e di Leonida Répaci a nome degli intellettuali democratici, lo spirito di Gramsci e della Resistenza. Intervengono l’Alleanza giovanile sarda e i tecnici Ruggeri e Fois: Energia e minerali, “fattori determinanti dello sviluppo industriale”

28 Gennaio 2024
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Gianna Lai

Oggi, domenica, nuovo post sulla storia di Carbonia, dal 1° settembre 2019.

Dal mondo politico Luigi Longo, numero due del PCI dopo Togliatti: “vi porto il saluto di due milioni e mezzo di comunisti”, nel ricordo del “fondatore e capo del nostro partito Antonio Gramsci,… che ha indicato, a noi tutti democratici, la necessità… della più larga unione per risolvere… i problemi più generali e nazionali dell’avvenire e del progresso dell’Italia e del popolo italiano.” Un saluto nel nome “della Resistenza, che combatté per cancellare la vergogna fascista… e per il rinnovamento morale e politico del nostro Paese, per la sua rinascita economica e sociale: sotto questa bandiera avete posto il vostro Convegno”. E Leonida Répaci, il suo intervento a nome degli intellettuali democratici, nel richiamo antifascista “alla Carta costituzionale nata dalla Resistenza”. E poi Luigi Cacciatore, Federazione Generale Italiana del Lavoro: contro le politiche liberiste del governo, il piano di lavoro della Cgil, attraverso le grandi assemblee del Mezzogiorno che realizzano “veramente l’unità nazionale”.
Quindi ancora le relazioni tecniche, Ruggeri e Fois, sulla “ nostra principale industria che ha vita da secoli,… quella mineraria, con i suoi complessi di Iglesias, metalli; Cagliari, minerali non metalliferi; Carbonia, combustibili fossili.” Il piombo alimenta le fonderie di Monteponi e San Gavino, il resto inviato a La Spezia, presso la fonderia Pertusola. Lo zinco si esporta all’estero e a Vado Ligure, Crotone e Porto Marghera. A proposito del Sulcis, “deficienze organizzative dovute alla deficiente meccanizzazione dei servizi, specie di lavaggio e di abbattimento, deficiente tracciato dei cantieri di coltivazione e mancata razionalizzazione dello sfruttamento, per il caotico ciclo produttivo imposto anche da impreviste esigenze di guerra e del dopoguerra… E’ necessario rifare a nuovo gli impianti di lavaggio, arricchimento e classificazione, utilizzando gli ultimi ritrovati della tecnica”, mentre “le qualità scadenti, specie i minuti e i rifiuti, siano utilizzati in posto per creare quelle centrali termoelettriche… che servono a coprire l’intero fabbisogno regionale, come supplemento ai 240 milioni di Kwh producibili dai due veri impianti idroelettrici.” Si tratta di produrre, “notevoli quantitativi di energia elettrica a basso prezzo”, per la creazione di “stabilimenti elettrochimici e elettrometallurgici, forti consumatori di energia elettrica. Così per lo sviluppo delle piccole e medie industrie.” E, contemporaneamente, “sia messo in atto, senza ulteriori perdite di tempo, il Piano Levi per la fabbricazione degli azotati”.
E poi la relazione dell’Alleanza giovanile, Gioventù democratica della Sardegna, una vera denuncia contro la povertà: “200.000 fra i giovani e le ragazze vivono nella nostra isola in condizioni pressochè tragiche: circa l’80%… disoccupati e senza sussidi… La irrisoria percentuale di manodopera giovanile occupata non ha seguito corsi di qualificazione o di specializzazione e viene quindi retribuita con salari che, per la maggior parte, vanno dalle 150 alle 400 lire giornaliere. Rari i casi in cui i giovani lavoratori siano garantiti da previdenze di carattere sociale o, comunque, da un regolare contratto di lavoro: la maggior parte di essi viene licenziata allorché, avendo maturato il periodo di apprendistato, dovrebbe aver diritto alla qualificazione. Particolarmente sfruttati sono i cosidetti servi pastori, ragazzi che, dall’età di 11 anni, sfuggendo all’istruzione obbligatoria per cause di carattere economico vengono dai genitori, anch’essi disoccupati, spinti al lavoro per procacciare quelle 100 lire quotidiane che servono talvolta a sfamare famiglie di 8-10 persone. Non vi è quindi da meravigliarsi se l’analfabetismo è in diretto rapporto alla triste sorte di questi giovani, i quali sono costretti a lottare per la vita quando ancora dovrebbero occuparsi di altre cose, lo studio lo sport e lo svago. L’analfabetismo giovanile supera infatti la cifra del 40%: 60.000 bambini, fra quelli in obbligo, non possono frequentare le scuole elementari poiché, oltre ai motivi di carattere economico accennati, ben 192 comuni della Sardegna mancano di casamento scolastico e i rimanenti, tranne qualche rara eccezione, non hanno aule sufficienti al fabbisogno della popolazione scolastica, mentre centinaia di giovani maestri sono costretti alla inattività… In una cifra complessiva di 25 mila studenti medi, solo meno di cinquemila riescono ad accedere all’Università,… centinaia e centinaia di studenti tecnici, periti agrari, industriali, minerari… accrescono la già numerosa schiera di disoccupati. Significativo è il fatto che, di circa 300 laureati nello scorso anno accademico, solo il 20% di essi ha trovato una sistemazione”. Nel movimento unitario per la Rinascita della Sardegna, la costruzione della democrazia: diritto allo studio, al lavoro, a un giusto salario, e “un clima ove sia garantita la pace, al di fuori di qualunque avventura bellicista“.

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