Per cambiare non basta una buona giunta, occorre una mobilitazione di massa

4 Aprile 2024
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Andrea Pubusa

Basta una buona giunta per affrontare adeguatamente i problemi della Sardegna? C’e poco da farsi illusioni, non c’è un settore in cui le cose vadano bene o in modo accettabile, la sanità innanzitutto. Basta leggere i giornali sardi. Quanti sono i paesi senza medico di famiglia? E quante le deficienze ospedaliere? E i trasporti? Quelli esterni sono inconyrollabili, in mani private, quelli interni sono del tutto inefficienti sia su gomma che su rotaia. I paesi si spopolano per mancanza di servizi, vivere nei paesi significa avere difficoltà di ogni tipo, perfino di mandare i figli a scuola, chiudono e vengono accorpate perfino le elementari.

I problemi sono così tanti e gravi che, senza una diffusa mobilitazione di massa,  è impensabile venirne a capo. Ci vorrebbe un movimemto come quello per la rinascita. È vero che la stagione della rinascita è stata severamente criticata, ma bisogna ammettere ch’essa fece fare un salto all’isola, che superò la sua atavica arretratezza, legata alla sua tradizionale economia agro-parorale. Non ci fu lo crescita sperata, ma ciò fu dovuto ai poli industriali che allora apparivano portatori di sviluppo diffuso. Mentre così non fu. Tuttavia non si può negare che la Sardegna cambiò faccia. Oggi si tratta di proporci in un mondo che con la globalizzazione pone nuove sfide. A partire dalla questione culturale e identitaria. Non possiamo chiuderci in noi stessi  ma, non possiamo  nell’aprirci al mondo, abbandonare la nostra cultura, che ci rende unici. Insomma, compiti difficili e cmplessi ci attendono. Nei passaggi cruciali della nostra storia, noi sardi abbiamo avuto minoranze coraggiose, tradite dagli stessi sardi. Chi ha combattuto Giommaria Angioy nella lotta antifeudale?  Non solo il vicerè e i barones, ma anche gli stamenti e i ceti professionali; mancò l’appoggio dei ceti popolari della sanculotteria cittadina. E chi volle la fine del Regno di Sardegna e la fusione perfetta? Sempre i gruppi dirigenti sardi. E chi soffocò la mobilitazione sardista nel primo dopoguerra? Certo i fascisti, però irrobustiti dai transfughi antilussiani. I sardi votarono in maggiotanza i Savoia al referendum istituzionale del 1946, dimenticando l’oppressione coloniale durata più di due secoli. Venendo ad oggi, per cambiare, si tratta di mettere in piedi un vasto movimento progressista. Ma ci son da battere i sardo-leghisti e le destre varie, che remano contro. Non sarà agevole.

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