Sciopero generale contro la manovra antilavoro

6 Settembre 2011
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Amsicora

Ma che manovra è questa se pensa di rilanciare il Paese mortificando ancor di più i diritti dei lavoratori? Ha ragione la segretaria della CGIL Susanna Camusso non si è mai visto, almeno nella nostra storia repubblicana, un Ministro del Lavoro che, anziché difendere, combatte il mondo del lavoro. E lo fa nel modo più irrazionale e maldestro. Come si può pensare che i contratti aziendali possano derogare in pejus quelli nazionali? La logica va nella direzione opposta. I contratti nazionali dettano una disciplina di base, comune agli appartenenti ad una categoria per tutto il territorio nazionale, i contratti aziendali, laddove particolari condizioni lo consentano, possono derogare in melius la disciplina generale. Ora, invece, si vuole il contrario. Il che significa che il contratto nazionale non ha più alcuna forza cogente, ove nelle sedi locali i padroni abbiano la forza d’imporre condizioni deteriori ai loro dipendenti.
Ma c’è di più e peggio. Si possono,coi contratti territoriali o aziendali, apportare deroghe in pejus perfino alla legge. Anche sul licenziamento (ad eccezione per quello discriminatorio, per matrimonio o per gravidanza) e, quindi, all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, la legge 300 del 1970 che impone, per le aziende sopra i 15 dipendenti, il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo. Ora, con le modifiche apportate dalla maggioranza in commissione Bilancio al Senato all’art. 8 del decreto, un accordo a livello aziendale o territoriale, raggiunto a maggioranza dai sindacati più rappresentativi, sarà sufficiente anche per licenziare. Per chi non lo sapesse l’attuale disciplina non vieta i licenziamenti. Richiede per la loro validità la giusta causa o il giustificato motivo. ossia che il dipendente sia venuto meno e in modo grave ai doveri nascenti dal rapporto di lavoro (esempio gravi mancanze) oppure che vi sia la necessitò di rifurre il personale (esempio, diminuzione delle commesse). In caso di contestazione, poi, non decide la controversia un soviet degli operai, ma il giudice del lavoro. Si tratta, dunque,di una disciplina seria ed equilibrata, che mira a responsabilizzare imprenditori e lavoratori nel reciproco rispetto.
Come non dar ragione dunque alla leader della Cgil, Susanna Camusso: “Il governo autoritario annulla il contratto collettivo nazionale di lavoro e cancella lo Statuto dei lavoratori, e non solo l’art. 18, in violazione dell’art.39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama”.
E’ una disciplina così retriva, che da sola giustifica lo sciopero generale. Se non verrà ritirata sarà certamente la Corte costituzionale ad annullarla perché viola la Costituzione in più punti, anzitutto il principio di eguaglianza e l’art. 39, che riconosce l’efficacia verso tutti gli appartenenti alla categoria dei contratti collettivi di lavoro.

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