Nino Garau “Geppe”, comandante partigiano

29 Giugno 2012
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Gianna Lai

Ha detto che la guerra non è finita. Che abbiamo bisogno del tronco solido della Costituzione per rifondare la solidarietà di un popolo, contro questa crisi globale e i suoi responsabili. Tra il pubblico attento della Cineteca sarda di Cagliari, Nino Garau riprende il discorso appena concluso nelle suggestive immagini di ‘Geppe e gli altri, Storia di vita di un comandante partigiano sardo’. E ricorda l’aiuto dei sardi alla Resistenza, e ricorda che un sardo lo ha messo in contatto con la Resistenza di Verona, per aiutarlo a fuggire da quel carcere, in cui fu rinchiuso e torturato dai nazisti. Nel bel film di Bachis, Caboni, Capuzzi, Falgio e Stochino, il comandante Nino Garau, Geppe, della Brigata Casalgrandi, ripercorre la storia dell’Italia dall’8 Settembre alla Liberazione. E l’accompagnano le note dei Parigiani di Mondovì, in un’ inedita Lilì Marlene, tutta ricostruita sulle vicende, i personaggi e le sofferenze delle donne e degli uomini di quegli anni. Nino Garau mostra le foto di un bel giovane che indossa la divisa dell’Accademia dell’Aereonautica, mentre racconta dell’Italia dell’8 Settembre, ‘ improvvisamente senza più ufficiali, senza più esercito’. E di un ventenne che dal 1943, dopo l’incontro col responsabile della Federazione del PCI, dirige la lotta partigiana a Spilamberto. Al Comando di 270 partigiani, nella Quinta Zona modenese, in contatto con tutte le formazioni antifasciste, SAP, GAP, tutti insieme a combattere contro il nazifascismo. ‘Mi ha cambiato la vita l’incontro con gli umili e i poveri, la fame delle popolazione che io non ho mai conosciuto a Cagliari, e le persecuzioni contro quel popolo di oppositori spiegavano al mondo il perchè degli scioperi, le ragioni dell’antifascismo e dello scontro fra contadini e padroni’.
Il reclutamento di giovani operai, contadini, artigiani, e laureati, in prevalenza comunisti, l’appoggio dei preti e di quasi tutti gli abitanti alla Brigata Casalgrandi, le azioni partigiane contro le colonne naziste, contro i distaccamenti di repubblichini a Spilalberto, i rastrellamenti nella zona verso l’Apennino, le staffette che portavano le armi ai partigiani prima delle azioni, e se le riprendevano subito dopo. Fino alla liberazione di Spilalberto il 23 Aprile, prima dell’arrivo degli Alleati, che vide la partecipazione di tutti gli abitanti, armati di fucili da caccia, o di quelli ancora gelosamente conservati dalla Grande Guerra.
E il Consiglio Comunale, in attuazione al programma del Comitato di Liberazione, che pensava raggiunta pienamente la pace solo quando si fosse portata la Democrazia a chi era vissuto nella dittatatura. ‘Fu il nostro Servizio d’ordine a garantire sicurezza sul palco da cui parlò Togliatti, mentre a Piazzale Loreto, luogo di centinaia e centinaia di impiccagioni di partigiani, si consumava l’ultimo atto del fascismo ad opera di una folla inferocita, che tanto aveva patito negli affetti familiari e nella distruzione dei luoghi, a causa del nazifascismo’.
E Geppe, finalmente laureato, continua ancora a combattere dopo il 25 Aprile, alla ricerca di un posto di lavoro che gli viene negato per essere stato partigiano. A Cagliari, così come nel resto d’Italia, a chi è stato partigiano. E conosce di nuovo la persecuzione del governo Scelba, perquisizioni e sequestro del prezioso materiale accumulato durante la Resistenza. E la galera in isolamento, ancora come tanti resistenti dopo il 25 Aprile, indiziato di omicidio per la morte di un fascista a Modena, che si scoprì essere avvenuta quando Nino era già rientrato a Cagliari. Inospitale la stessa sua città, eppure medaglia d’argento per i gravi bombardamenti subiti, non voleva sentire nè sapere. Si poteva essere oggetto di derisione raccontando la storia dei partigiani, attaccati e disconosciuti in tutto il paese, dice Nino Garau, fino a quando un partigiano come Sandro Pertini divenne Presidente della Repubblica.
Insieme a migliaia di altri combattenti ha scritto la storia del riscatto di un intero popolo Nino Garau, e oggi porta una testimonianza preziosa per il dibattito politico e per gli studiosi dell’Italia contemporanea. Ed al Paese così profondamente oppresso dalla crisi mondiale, sembra lanciare, nella riflessione conclusiva su tutta la vicenda, l’incitamento finale alla ripresa: ‘ho conosciuto un’umanità nuova che non avrei mai incontrato senza la Resistenza, io piccola espressione di un grande movimento unito contro i dittatori per la libertà dei popoli, che nel nostro Paese diviene e resta legge grazie alla Costituzione Repubblicana’.

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