Leggi elettorali: difesa dei sardi a intermittenza?

15 Maggio 2014
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Amsicora

Che bella notizia! Nel giro di pochi giorni, ormai alla vigilia del voto per il Parlamento Ue, la legge elettorale per le europee viene rimessa alla Corte Costituzionale da due giudici diversi. Il Tribunale di Venezia prima, quello di Cagliari avantieri. Ed è interessante, il profilo sollevato dal nostro tribunale territoriale: la tutela dei sardi come minoranza linguistica.
Con la sua ordinanza il giudice Ignazio Tamponi, pone alla Consulta un rilievo sulla legge 18/1979, che, nel regolare in Italia il voto per eleggere gli europarlamentari, ammette solo le liste di candidati presentate da partiti o gruppi politici espressi dalle minoranze di lingua francese, tedesca o slovena, e non di altre minoranze linguistiche. Secondo i ricorrenti questa legge non rapppresenta e non tutela altre minoranze, fra le quali proprio quella sarda. La discriminazione è palese. La legge per l’elezione del Parlamento europeo assegna solo alle tre menzionate minoranze di eleggere un europarlamentare senza sottostare allo sbarramento nazionale del 4 per cento purché «siano in coalizione con altre liste presenti in tutte le cinque circoscrizioni». E così il giudice cagliaritano può giustamente scrivere: «Non esiste oggi una valida giustificazione del trattamento diverso che è riservato dalla legge alle altre minoranze linguistiche albanese, catalana, greca, croata (l’elenco è lungo) fino a quella sarda, nonostante siano riconosciute come tali dalla legislazione nazionale». E sono minoranze anche per la Carta europea dei diritti che recita e tutela «il diritto a una reale uguaglianza politica, economica e sociale fra le persone appartenenti a una minoranza e quelle della maggioranza nazionale». Principio ribadito di recente dalla stessa Consulta: «La tutela delle minoranze è un principio fondamentale dell’ordinamento» e va riconosciuto «in favore di tutte indistintamente» anche nelle elezioni europee. Un risultato importante se non per la tornata del 25 maggio, di sicuro per le prossime, anche se dovrà essere la Corte costituzionale a sancirlo definitivamente.
Ha dunque motivo di esultare l’Associazione Tutela dei diritti dei sardi che ha promosso il ricorso. E anche noi gioiamo con loro, e insieme ai rappresentanti di Rossomori, Partito Sardo d’Azione, Zona Franca, Soberania, Il Quinto Moro e Unidos, che hanno firmato il ricorso. Difendono giustamente i diritti dei sardi. Peccato che alcuni di loro li comprimano proprio in Sardegna, appoggiando e fruendo della legge elettorale regionale, che, in frode alla Costituzione, esclude dal Consiglio le minoranze non irreggimentate col PD o con FI, a loro volta alleati a livello nazionale e locale per manomettere la Costituzione e i diritti delle minoranze.
Bene, dunque, la difesa dei diritti dei sardi in Europa, ma sarebbe ancor meglio se alcuni partiti (più precisamente, sigle elettorali) li difendessero sempre, anzitutto in Sardegna, nelle istituzioni regionali, in primis nel nostro Consiglio regionale. Non li abbiamo visti sgomitare per firmare il ricorso contro la legge-truffa regionale. Ma non disperiamo, le vie della provvidenza sono infinite e il ravvedimento è sempre possibile.

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