25 aprile: la luce della Liberazione e il buio di oggi

27 Aprile 2015
Nessun commento


Gianna Lai

Oggi si apre una delle pagine più nere della Repubblica. Inizia la discussione alla Camera del testo della legge elettorale voluta da Renzi, un testo espressione di quel sovversivismo istituzionale di cui ci ha parlato Francesco Cocco e che si è manifestato non solo nella sostituzione di ben dieci commissari della competente comissione parlamentare, ma anche nel porre sostanzialmente la fiducia in una materia tipicamente parlamentare. Passiamo improvvisamente al buio totale dopo la grande luce della Liberazione, che qui ci è  restituita nella sua chiarezza da Carlo Smuraglia, presidente dell’Anpi, nell’incontro dei giorni scorsi con gli studenti di Nuoro.
Ecco l’intervento di Smuraglia a Nuoro nella sintesi di Gianna Lai.

Fu momento di grande gioia la fine della guerra, momento magico e grande festa per la costruzione della Repubblica: a 70 anni dalla Liberazione è questo il senso da dare oggi al 25 aprile. E fu autentico miracolo laico la Resistenza, fatta inizialmente da un gruppo di persone, che cresce man mano nelle bande partigiane, fino a diventare partecipazione di popolo. Nessuno ha mai voluto che diventasse un mito la lotta partigiana, bisogna piuttosto approfondire la riflessione per comprenderne la natura. Dopo l’8 settembre l’Italia è in dissoluzione, nasce però nel momento più basso una volontà di riscatto, una voce che viene dal fondo, da lontano, dobbiamo combattere, come dice Calamandrei. Nasce un esercito senza capi, proprio mentre tutto sembrava crollare, e la lotta coinvolge non solo le città del Nord, ma anche altre zone d’Italia. Ci furono episodi di ribellione a Napoli come a Piombino, dove si uniscono insieme civili e militari e buttano letteralmente a mare i tedeschi. Per due giorni liberi, provando quel senso di riscatto che significa riprendere in mano la storia e il proprio destino. I seimila militari a Cefalonia che si rifiutano di entrare nell’esercito tedesco e vengono passati per le armi, è Resistenza, è coraggio straordinario, per riscattare l’onore e mantenere l’impegno assunto con la patria. E così i giovani che si rifiutano di fronte ai bandi sottoscritti da Graziani, chi non si presenta alla leva sarà passato per le armi. Fuggono i giovani e si formano le bande in montagna, e fu una Resistenza armata che non sarebbe sopravissuta senza la Resistenza non armata: tutti pensano sia giusto ribellarsi e aiutano i fuggiaschi e fanno le staffette, affrontando il rischio della fucilazione e della distruzione delle proprie case.Insieme di tante volontà diverse è la Resistenza, dagli antifascisti al confino, ai militari, ai civili nei paesi e nelle città, fino all’esperienza della staffetta, che vive sempre molto pericolosamnete. Odiavamo armi e guerra, ma eravamo pronti a impugnarle per la libertà, dice Tina Anselmi: questo il senso dell’Italia di quel tempo, che porta alla Repubblica. Erano forti le discussioni tra i partigiani dei vari gruppi, tra Giustizia e Libertà e Garibaldini, unico era l’obiettivo, liberare l’Italia e costruire la democrazia, dice G. Bocca. Questo il senso di quegli anni. Ora abbiamo il dovere di chiederci: la memoria della Resistenza è entrata nella memoria di tutti, è memoria condivisa? Certo no, se ci sono ancora tanti fascisti che esibiscono il saluto romano e labari emblema di morte. Allora la volontà complessiva era quella di fare scelte per il riscatto e per ridare patria e appartenenza al Paese, lingua cultura e storia in cui riconoscersi. Una memoria collettiva per un paese civile, una civiltà che lo unifichi, una pagina di storia intorno a cui costruire momenti di festa e memoria storica, prima di tutto nelle scuole. Dove credo si parli poco di Resistenza e si insegnino poco i valori della nostra Costituzione, ma se non daremo centralità ad essi, saranno i falsi valori a prevalere. I principi ispiratori della Resistenza sono gli stessi di chi ha messo mano alla Costituzione, la cui prima parte è da comparare a quella dei Diritti dell’Uomo dell’Onu, la Carta entrata in vigore otto mesi dopo, in un momento del dopoguerra che ha posto la necessità di dichiarare solennemente i diritti umani, contro ogni avventura autoritaria. Se non li metteremo al centro, saranno i falsi valori a prevalere. Ai giovani non insegnamo solo lezioni, ma anche valori, dobbiamo dire che quello che conta, alla fine, è diventare cittadini, avere senso civico, di appartenenza e solidarietà con gli altri. Crescono corruzione e violenza perchè non riusciamo a rendere fondamentali i valori, perciò dobbiamo credere nell’educazione e passare il testimone ai giovani, attraverso l’insegnamento delle ragioni che ci hanno spinto a fare la Resistenza e a costruire l’Italia democratica. E deve essere momento di riflessione e grande impegno, bisogna rendersi conto che per ogni vita spezzata in guerra, per ogni fucilato o recluso, non è solo una vita che si perde, ma attese, speranze e pensieri. Dobbiamo realizzare quei sogni e quelle speranze. Che cosa sognavano i centomila morti per la libertà? La liberazione dai tedeschi e dai fascisti, la nascita di un paese democratico e da qui è nata la nostra Costituzione. Si racconta poco di zone libere e di Repubbliche partigiane, ricordo quella dell’Ossola, della Carnia, di Montefiorino, dove poi tornarono i tedeschi con le loro terribili rappresaglie, in cui si costruiscono embrioni di democrazia. Lì i partigiani immaginarono di creare la riforma della scuola dove non c’era neppure di che vivere e, mentre stavano per tornare i tedeschi, riforme fiscali, ‘ciascun è tenuto a contribuire secondo le sue possibilità’ , come poi reciterà la nostra Costituzione. Dobbiamo rendere più sicura la Repubblica in questo paese pieno di stragi, da Bologna all’Italicus, tanti gli atti gravi di matrice fascista, volti a sovvertire la democrazia. Abbiamo resistito al terrorismo grazie alle nostre basi democratiche, fondate sulla Repubblica e sulla Costituzione, lo dimostrano i 200mila cittadini che manifestarono a Milano subito dopo la Strage di Piazza Fontana, in tuta gli operai provenienti dalle fabbriche di Sesto S. Giovanni.Questa nostra Repubblica deve essere intesa come una pianta annaffiata e consolidata tutti i giorni dall’impegno dei cittadini, perchè la storia ci insegna che dalle crisi, come quella di oggi, diffusa e generale, si può uscire molto male, se nel passato hanno vinto fascismo e nazismo. Noi dobbiamo tenerne conto, la crisi deve essere invece superata in meglio, con un lavoro lungo e impegnativo, perchè nella crisi aumentano le diseguaglianze, viene meno la giustizia e tutto diventa più difficile. Batterci per la democrazia, la libertà, l’uguaglianza se vogliamo onorare quei morti. Uguaglianza anche per gli stranieri, non possiamo più assistere impotenti alle stragi quotidiane in mare, rafforzando l’Europa Unita. Uguaglianza per i cittadini di tutto il mondo, oggi messa fortemente in crisi dai fondamentalismi, perchè ha ragione il Pontefice quando dice, siamo entrati nella terza guerra mondiale senza rendercene conto. Pace e uguaglianza nella libertà, i veri valori che oggi possono facilmente essere vanificati, ricordare e trasmettere questi valori a coloro che verranno. Io sono sicuro che faranno meglio di noi, me ne accorgo quando vado nelle scuole a parlare di Resistenza e di Costituzione. A Sassari c’è stato ieri un incontro con gli studenti, tantissime le loro domande, e ci siamo dati appuntamento a Carpi, tra un mese, per poter dare ancora risposte a quelle rimaste inevase. Hanno espresso grande curiosità i giovani sulla storia della Resistenza e si può concludere il discorso dicendo che il nostro debito nei loro confronti resta sempre quello di guardare al passato proiettati verso il futuro.


 

0 commenti

  • Non ci sono ancora commenti. Lascia il tuo commento riempendo il form sottostante.

Lascia un commento