Un’ordinaria giornata da prof. all’università

29 Aprile 2015
2 Commenti


Andrea Pubusa

Volete sapere quanto dolce e amara è una giornata da prof. in Facoltà? S’inizia con un privilegio unico: far lezione agli studenti.  Loro ti ascoltano senza fiatare. Sarebbe bello il contrario, ma questa è una stagione in cui i giovani sono impauriti, hanno perso la baldanza dei nostri anni verdi.  Stanno zitti anche quando qualcuno dice cavolate. Naturalmente questo - almeno così m’illudo - non è il mio caso. Ho sempre cercato di far lezioni vivaci e critiche. Il diritto amministrativo si presta perché studia il potere, il suo esercizio e tutte la grandi vicende pubbliche sempre lì finiscono. Dunque, si può insegnare la materia in corpore vivo prendendo spunto dalla realtà. Pensate che divertimento ai tempi di Soru, con la statutaria, promulgata benché non fosse stata approvata col referendum confermativo. E quando il Presidente con manie autocratiche fece sbarcare le navi cariche di immondezza napoletana nel Porto canale? Un potere esercitato in via di fatto, un’autorizzazione telefonica, senza formale ordinanza di necessità e urgenza. Per di più contra legem perché esiste una legge che vieta l’importazione dei rifiuti non speciali da altre regioni. Un caso di scuola! Come ho potuto insegnar bene agli studenti il principio di legalità e le ordinanze, partendo da questa vicenda che mostrava la più conclamata violazione dei principi dello Stato di diritto! Una lezione su un tema delicato e centrale del diritto amministrativo, mentre infuriano le polemiche. E quando il governo nazionale destituì un generale perché inaffidabile e contestualmnte lo nominò consigliere della Corte dei conti? Che bella lezione sull’eccesso di potere! E al tempo della Crivellenti? La nomina fatta da Massimo conteneva tutte le figure sintomatiche e anche quella reale dell’eccesso di potere! Casi di scuola, difficilmente immaginabili! Un materiale didattico formidabile.
Poi, finita la lezione, il rientro nello studio e gli studenti che vengono a parlarti. I tesisti ti espongono le loro riflessioni e spesso lo fanno con tale ardore e passione che ti fanno sorgere degli scrupoli: non è che li abbia fatti appassionare ad un oggetto arido come il diritto? Ci sono tante cose più appassionanti fuori! Molto impegno da riversare sul piano politico e sociale. Ma c’è il risvolto positivo: vedere con quanta energia e positività questi giovani cercano la loro strada e con quale impegno la costruiscono. Peccato che tutto intorno il malaffare e la malapolitica li mortifichi e siano lì pronti a spegnerne gli entusiami, la volontà di far bene, la speranza in una società migliore.
Ma ci sono anche le dolenti note nella giornata di un prof. La parte più intollerabile. Non solo le riunioni inutili coi colleghi, anche  il tempo passato a decifrare piccole trame di cattivi maestri con ambizioni da frustrati. No, non è a questo che mi riferisco, anche se so che sono queste miserie ad uccidere le Università quanto la cattive scelte dei ministri di turno. Vengono a parlarmi anche dei giovani laureati e studenti forzati di lungo corso, a rappresentarti le loro difficoltà, a chiedere consiglio e aiuto. L’altro giorno, ad esempio, è venuta a parlarmi Sabrina, una studentessa di Iglesias, che conosco fin da bambina. Il padre era un compagno della Metallotecnica, faceva parte del Consiglio di fabbrica e quando l’azienda entrò in crisi si riciclò commerciante con un box di frutta  verdura al mercato. Se la passava bene. Poi il suo cuore non ha retto. E così Sabrina ha dovuto studiare nei momenti liberi, dopo l’orario di lavoro al mercato. Il tempo è passato, non si è laureata e ora ha chiuso anche il box a causa della crisi. Viene da me a cercare aiuto. Un tempo un professore universitario qualcosa poteva fare, dare un consiglio sul programma da preparare in vista di un concorso pubblico, segnalare un testo su cui studiare. Le opportunità esistevano anche per un diplomato. Oggi non può far nulla, la crisi ha divorato ogni margine d’intervento. Puoi solo limitarti ad un’azione consolatoria di sostegno morale e psicologico. Non puoi indicare neppure la via dell’impegno politico, della lotta. Dove puoi indirizzare un giovane? Verso la sedicente sinistra con esponenti sempre più immersi nella malamministrazione  e spesso anche nel malaffare? Quale consorteria indichi ai giovani per riversare il proprio impegno e per far loro trovare quella solidarietà che fa trovare con gli altri la strada della vita? E non puoi neppure gli uomini della sedicente sinistra prenderli a modello perché son lì a dimostrarti che oggi più che un impegno faticoso di studio e di lotta vale una attività spesa nella manovra deteriore, all’ombra e alla ricerca del potere.
Ecco la giornata è scandita dalla gioia del contatto con chi rappresenta il futuro e lo fa, di solito, con mente sgombra e onestà d’intenti, e il raffronto con una realtà senza vie d’uscita senza speranza. Il piacere di trasmettere qualcosa di utile per il loro futuro e l’amarezza della situazione che ci circonda. Almeno fino a quando non si riformerà un soggetto politico, dichiaratamente fondato sul lavoro e sui lavoratori, che faccia del rigore e della prospettiva dell’eguaglianza il centro della sua battaglia. C’è qualcosa in embrione, all’interno del mondo del lavoro (la Fiom di Landini) e nel mondo culturale (Rodotà, Zagrebelsky) e  nel sociale (Gino Strada  don Ciotti), ma per divenire riferimento concreto, luogo d’impegno occorre che cresca in fretta. C’è marciume intorno, c’è una società in dissoluzione. C’è un bullo al governo che mette la fiducia addirittura sulla legge elttorale, un testo di acerbiana memoria. Occorre non indugiare oltre a reagire in modo organizzato, collettivamente. Bisogna fare in fretta.

2 commenti

  • 1 Renata
    30 Aprile 2015 - 15:04

    Gent.mo Andrea
    Ho letto la bellissima lettera,complimenti!!! Spero che riescano a leggerla tutti…. compresi i giovani.!!
    E’ confortevole sapere che, con i tempi che corrono,ci sia un Prof che riesce ad ascoltarli. E ancor di più capire la loro situazione,ragazzi disillusi e privati della speranza di una vita senza futuro.

  • 2 Elena
    1 Giugno 2015 - 14:49

    Caro professore,
    ricordo le sue lezioni come le uniche stimolanti tra quelle seguite durante il mio corso di laurea. Il metodo e lo spirito critico che lei mi ha trasmesso, a distanza di sette anni, rendono meno sgradevole l’applicazione ad uno studio di cui, per i motivi da lei così efficacemente illustrati sopra, avverto quotidianamente l’inutilità. Con affetto ancora grazie.
    Elena

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